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Africa e food security: problema, sfida e obiettivo – II parte

L’Africa è presente a Expo Milano 2015 con più di 30 Paesi, tre dei quali – Angola, Marocco e Sudan – hanno un proprio padiglione. Per gli altri lo spazio è nei cluster tematici, l’innovazione che ha consentito un’ampia partecipazione.

Qui la prima parte dell’articolo.

FOOD SECURITY AFRICANA IN BREVE – In un precedente articolo sul Caffè abbiamo illustrato in modo rapido le maggiori dinamiche connesse alla food security in Africa, ossia alle sfide e agli obiettivi che riguardano la regione subsahariana dal punto di vista degli attori locali e della comunità internazionale. Il continente nero si confronta da decenni con climi e territori difficili, sui quali gravano carenze politiche e infrastrutturali notevoli. Per di più, spesso l’azione degli investitori stranieri complica notevolmente la situazione, come dimostrano i progetti di assistenza falliti per errate valutazioni o i danni comportati dai fenomeni del land grabbing e dell’agribusiness. A incidere profondamente, tuttavia, è la mancanza di una forte rete sociale e politica, capace di generare circoli virtuosi per lo sviluppo di linee programmatiche di lungo periodo. In alcune zone, progetti di formazione degli agricoltori e di supporto microfinanziario hanno prodotto risultati eccellenti, per di più valorizzando le tradizioni locali e integrando tutte le fasce della popolazione nel sistema produttivo. In Burkina Faso, in Camerun e in Benin, per esempio, sono stati compiuti grandi passi in avanti tramite esperimenti di nuova divisione del lavoro: a ogni componente del villaggio si affida una specifica mansione in base all’età e alla condizione fisica (per i bambini l’attività è leggera e coordinata con il percorso scolastico). Queste piccole catene produttive in continuità con l’economia familiare e tradizionale sono spesso affiancate da associazioni che compiono un’opera di advocacy, cioè di tutela dei diritti e di difesa legale. Molti Paesi, inoltre, si trovano – in numerosi casi per propria responsabilità – alle prese con il fenomeno del land grabbing, con attori come la Cina, l’Arabia Saudita e il Giappone che acquistano immensi spazi per la produzione del proprio fabbisogno alimentare: la crescita della domanda interna o la scarsità di terreni spinge grandi investitori statali a ricercare alternative soprattutto in Africa. Il cibo è una risorsa fondamentale e la sicurezza degli approvvigionamenti è un aspetto cruciale della geopolitica. Il risultato nella regione subsahariana, però, è l’allontanamento coatto di miglia di persone, private della propria terra da contratti capestro ai quali i Governi locali non si oppongono, per interesse o per impossibilità.
Nonostante ciò, in Africa rispetto al 1990 il numero di persone denutrite si è dimezzato, sebbene ancora si attesti ben oltre i 200 milioni. Il lavoro della comunità internazionale e le conseguenze degli investimenti nello sviluppo umano e politico si fanno sentire sempre più. Non è un caso che il continente nero abbia viaggiato negli ultimi quindici anni con un tasso di crescita prossimo al +5%.

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L’AFRICA A EXPO 2015 – L’Expo di Milano, con il suo focus sulla food security, la sostenibilità e il diritto al cibo, è un passaggio fondamentale per i Paesi africani, che si sono presentati in gran numero: tra adesioni formali e informali, le delegazioni sono più di 30. Ad avere un proprio padiglione sono in tre, Angola, Marocco e Sudan, mentre Sudafrica e Nigeria hanno rinunciato per motivi economici. La partecipazione di così tanti Paesi africani è stata permessa dall’idea della suddivisione dell’Expo in cluster, grazie ai quali è possibile disporre di un’area propria, ma integrata in un contesto tematico internazionale che favorisce lo scambio di conoscenze e culture legate a esperienze simili.

IL PADIGLIONE DELL’ANGOLA – L’Angola è uno dei motori della nuova Africa e a Milano è presente con un proprio padiglione di oltre 2mila metri quadrati, che si sviluppa attorno alla forma di un baobab e che propone una serie di spazi verdi con colture tipiche del Paese. Inoltre, sembra che alla fine dell’Expo il padiglione possa essere smontato e riscostruito a Luanda, dato che la struttura (ecosostenibile) consente una tale eventualità. Il tema scelto dall’Angola è “Cibo e Cultura, Educare per Innovare”, che rimanda all’impegno del Paese per sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti dell’alimentazione. Ciò significa agire su più livelli, sia tramite il sistema scolastico (con l’educazione dei bambini e il sostegno alla ricerca), sia tramite il miglioramento del sistema politico-normativo. Contemporaneamente, però, l’Angola intende sottolineare come l’innovazione debba essere un obiettivo costante, soprattutto laddove la tecnologia e le nuove pratiche si affianchino alle tradizioni e al lascito storico, senza imporsi, ma limitandosi ad accompagnare e facilitare il percorso di sviluppo.

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Il padiglione dell’Angola in notturna

IL PADIGLIONE DEL MAROCCO – Altro Paese africano con un proprio padiglione è il Marocco, che presenterà “Un viaggio di sapori” in quasi 3mila metri quadrati. La forma scelta da Rabat è quella di una cittadella fortificata araba, all’interno della quale i visitatori saranno accompagnati in un’esperienza sensoriale e multimediale tra le eccellenze marocchine, dai prodotti gastronomici, ai rinomati cosmetici naturali, primo fra tutti l’olio di argan. Il Marocco ha strutturato il padiglione affinché la sensazione sia davvero quella di un viaggio durante il quale i sensi sono fondamentali alla comprensione della cultura marocchina, compreso il significato dell’acqua, risorsa preziosa in un ambiente spesso ostile.

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Il Marocco a Expo 2015

IL PADIGLIONE DEL SUDAN – Il padiglione del Sudan è di circa 890 metri quadrati e ha la forma della tipica abitazione locale in stile nubiano. Il tema “Sudan: terra di agricoltura, opportunità e sicurezza alimentare” è proposto in una serie di stanza tematiche che si affacciano su un unico grande cortile centrale, il tradizionale spazio nel quale si svolge la maggior parte della vita casalinga, compreso il momento dei pasti. I visitatori potranno conoscere le specialità culinarie sudanesi e visitare una mostra di artigianato.

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La casa nubiana del Sudan

I PAESI AFRICANI NEI CLUSTER – Come accennato poco prima, il sistema dei cluster ha permesso a molti Stati africani di intervenire a Expo Milano, costituendo un fronte comprendente quasi un terzo dei partecipanti. Per esempio, due padiglioni fondamentali sono quelli del Cacao e del Caffè, prodotti che costituiscono una delle maggiori fonti economiche per la regione subsahariana e che interessano un ampio ventaglio di settori, dall’agricoltura, alla cosmesi. Nel cluster del Cacao sono presenti Gabon, Ghana, Camerun, Costa d’Avorio e Sao Tomé e Principe, alcuni tra i maggiori produttori mondiali. Burundi, Kenya, Ruanda, Uganda ed Etiopia sono invece nell’area del Caffè, forti di quei chicchi sempre più apprezzati dal mercato globale. La Sierra Leone trova spazio nel padiglione del Riso, la Tanzania in quello delle Spezie, mentre Comore, Guinea Bissau e Madagascar portano la propria esperienza legata al Mare e alla vita sulle Isole. Tra i cluster con più delegazioni africane c’è quello a tema Frutta e Legumi, con Benin, Gambia, Guinea, Guinea Equatoriale, Repubblica Democratica del Congo e Zambia. Da parte loro, Gibuti, Eritrea, Mauritania, Mali, Senegal e Somalia possono contare su un’ottima vetrina nel padiglione dedicato alle Aree aride, per mostrare i progressi compiuti in Paesi dove il clima ha causato emergenze umanitarie analoghe a quelle belliche. Solo un dato: la carestia del 2010-2013 nel Corno d’Africa ha causato la morte di circa 260mila persone. La basilare coltivazione dei Tuberi ha come esempi Repubblica del Congo, Mozambico, Togo e Zimbabwe. I Paesi dell’Africa settentrionale (Algeria, Egitto, Libia e Tunisia) sono invece nel cluster Bio-Mediterraneo.

FOOD SECURITY: OBIETTIVO E SFIDA – Nonostante l’assenza del Sudafrica e della Nigeria (le prime due economie del continente), la scommessa di Milano è stata accettata in pieno dal resto del continente – basti pensare che cinque anni fa, a Shanghai, c’era un unico padiglione per tutta l’Africa, – proprio perché la food security, il tema della manifestazione, ha la particolarità di essere al contempo una sfida e un obiettivo: non è possibile per le regioni sahariana e subsahariana mancare quando si parla di cibo, ma analogamente non è possibile parlare di cibo senza coinvolgere popolazioni dalle quali transiterà il futuro geopolitico mondiale. Senza dimenticare la grande varietà di culture, cibi e tradizione, nonché la straordinaria biodiversità che caratterizzano l’Africa.

Beniamino Franceschini

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

Per una panoramica dei padiglioni a Expo 2015 è possibile consultare la pagina dedicata sul sito ufficiale dell’evento.[/box]

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Beniamino Franceschini
Beniamino Franceschini

Classe 1986, vivo sulla Costa degli Etruschi, in Toscana. Laureato in Studi Internazionali all’Università di Pisa, sono docente di Geopolitica presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Pisa. Mi occupo come libero professionista di analisi politica (con focus sull’Africa subsahariana), formazione e consulenza aziendale. Sono vicepresidente del Caffè Geopolitico e coordinatore del desk Africa.

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