In pochi giorni la Russia ha subito tre fallimenti di propri sistemi spaziali, non connessi tra loro e con diverse conseguenze. Dedichiamo la rubrica spaziale a questi eventi
TRE FALLIMENTI – Questo periodo non è stato certo da ricordare per il settore spaziale russo. Tutto è iniziato il 28 Aprile scorso con il lancio del veicolo cargo automatico (senza equipaggio) Progress M-27M dal cosmodromo di Baikonur in Kazakhstan. La missione era portare rifornimenti alla Stazione spaziale internazionale (International Space Station – ISS). Subito dopo il distacco dall’ultimo stadio del vettore Soyuz-2.1a che l’aveva portato in orbita, il veicolo ha iniziato a inviare strani segnali al centro di controllo missione. Secondo i dati la Progress si trovava in un’orbita diversa da quella prevista, inoltre le antenne di trasmissione e ricezione non si erano dispiegate correttamente. Successivamente, grazie alla telecamera usata per controllare l’aggancio alla ISS, il centro di controllo ha scoperto che il veicolo era in una rotazione incontrollata. Dopo diversi tentativi di riprendere il controllo del veicolo, Mosca ha dichiarato il fallimento della missione. La Progress è rientrata nell’atmosfera terrestre l’8 Maggio sopra l’Oceano Pacifico. Otto giorni dopo, il 16 Maggio, un vettore russo Proton, gestito dal consorzio russo-statunitense International Launch Services (ILS) decollato anch’esso da Baikonur non è riuscito a mettere in orbita un satellite messicano a causa di un problema al terzo stadio. Lo stesso giorno, il veicolo Progress M-26M agganciato alla ISS non ha portato a termine l’operazione di correzione dell’orbita della Stazione tramite l’utilizzo dei propri propulsori.
Fig. 1 – Lancio del vettore Soyuz dal cosmodromo di Baikonur
CONSEGUENZE – Dei tre fallimenti, certamente quello che ha avuto piĂą effetti è stato quello del  Progress M-27M. Il mancato arrivo del veicolo sulla ISS ha messo in crisi il sistema di rifornimento della Stazione. Al momento infatti, solo i Progress russi e le capsule Dragon dell’azienda statunitense Space-X garantiscono voli regolari verso il complesso orbitante. Degli altri veicoli, l’europeo ATV (Automated Transfer Vehicle) è stato ritirato dal servizio, l’HTV (H-II Transfer Vehicle) giapponese compie un solo volo all’anno e il Cygnus dell’azienda Orbital ATK non vola dall’autunno dello scorso anno a causa dell’esplosione del vettore utilizzato. Il lancio della prossima capsula automatica Dragon è previsto nel mese di Giugno. Se dovesse esserci un inconveniente grave, la permanenza dell’equipaggio a bordo della ISS sarebbe a rischio. La seconda conseguenza del fallimento della missione della Progress M-27M riguarda il razzo che la trasportava. Il Soyuz-2.1a ha infatti numerosi componenti in comune con la versione FG, quella utilizzata per portare in orbita astronauti e cosmonauti. Il lancio della Expedition 44/45 (vengono denominate così le missioni di permanenza a bordo della ISS) è stato rinviato e i tre membri dell’equipaggio che avrebbero dovuto sostituire (tra cui la nostra Samantha Cristoforetti) rimarranno a bordo almeno fino ai primi giorni del mese di Giugno.
Il fallimento del razzo Proton non avrĂ effetti di larga portata, se non all’interno del consorzio ILS, il quale deve iniziare a considerare il ritiro di questo vettore, avviato ormai verso l’obsolescenza (nel 2013 un altro Proton esplose a pochi secondi dal lancio). Per quanto concerne la mancata correzione dell’orbita dell’ISS da parte della Progress M-26M, il 18 Maggio il veicolo russo ha acceso i propulsori, riuscendo a compiere la manovra interrotta due giorni prima.
Fig. 2 – Lancio del vettore Proton dal cosmodromo di BaikonurÂ
PROSPETTIVE – Il programma spaziale russo non va giudicato per questi tre inconvenienti, tuttavia sono possibili alcune considerazioni. I vettori Soyuz e Proton hanno oramai “una certa etĂ ” essendo stati progettati piĂą di quaranta anni fa, anche se continuamente aggiornati. Tra qualche anno dovrebbe entrare in servizio una nuova classe di razzi, denominati Angara, che tramite diverse configurazioni dovranno lanciare diversi tipi di carichi (e di diverso peso), compresi veicoli con equipaggio. Al momento questa nuova famiglia di vettori è nella fase di test, perciò sarĂ necessario attendere anni prima che divengano pienamente operativi. Una seconda considerazione, di piĂą ampio respiro, riguarda il sistema di rifornimento e di cambio d’equipaggio della ISS. Al momento, i russi sostengono il maggior peso di questa responsabilitĂ , essendo gli unici a lanciare veicoli cargo con un breve lasso di tempo tra l’uno e l’altro e a operare velivoli spaziali con equipaggio. L’utilizzo di un vettore comune per i due veicoli fa sì che in caso malfunzionamento entrambi debbano rimanere a terra fino alla fine delle verifiche, che solitamente richiedono mesi in caso di missioni senza equipaggio, anni in caso di missioni con equipaggio. FinchĂ© gli Stati Uniti non riusciranno a rimettere a regime il loro sistema di rifornimento basato sui veicoli commerciali Dragon e Cygnus e a far partire una linea di ricambio degli equipaggi della Stazione alternativa a quella russa (tramite le aziende Space-X e Boeing), la continuazione del programma ISS sarĂ costantemente a rischio interruzione.
https://www.youtube.com/watch?v=P2–Q8OEfUI
Video 1 – La Progress M-27M fuori controllo in orbita terrestre
Emiliano Battisti
[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piĂą
Progress: il veicolo cargo automatico Progress fu sviluppato dall’Unione Sovietica per rifornire i laboratori orbitanti con equipaggio della serie Salyut negli anni Settanta. Sono state utilizzate poi per la stazione spaziale Mir e attualmente per la ISS. La loro capacitĂ di carico è di circa 2,35 tonnellate di rifornimenti. Al temine della missione vengono fatte rientrare disintegrandosi nell’atmosfera cariche di rifiuti accumulati sulla Stazione, solitamente sopra l’Oceano Pacifico.
Proton: famiglia di lanciatori per carichi medio/pesanti progettata nel 1965 in Unione Sovietica. La capacitĂ di carico arriva fino a 20 tonnellate per l’orbita terrestre bassa e 6 tonnellate per l’orbita geostazionaria. I razzi della serie Proton hanno portato in orbita i moduli russi della ISS. La versione attualmente in servizio è denominata Proton-M.
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Foto: europeanspaceagency