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Iran-Pakistan Pipeline – Una sfida energetica

Miscela StrategicaIl progetto di costruzione di un oleodotto che colleghi il Pakistan all’Iran risale ai primi anni Novanta e ha attraversato varie fasi e ripensamenti. Negli ultimi mesi è comparsa sulla scena internazionale una prospettiva risolutiva a meno che, ancora una volta, interessi geopolitici mondiali e regionali non avranno la meglio sulla riuscita del progetto.

UN OLEODOTTO STRATEGICO – Le questioni energetiche sono sempre più al centro della politica estera di Iran e Pakistan. Il Pakistan, come l’India, deve far fronte al crescente bisogno di risorse energetiche dovuto alla crescita economica e della popolazione nel proprio Paese ma, più in generale, nell’Asia meridionale. Inoltre, Islamabad è in cerca di nuovi mercati di esportazione, oltre che di un aumento della sua influenza geopolitica nella regione. La sua posizione geografica gioca a favore di tali obiettivi essendo il Pakistan un collegamento naturale tra Medioriente, Caucaso e Asia centro-meridionale. L’Iran possiede tra le più grandi riserve di petrolio e gas al mondo ed è in cerca di sbocchi commerciali diversi sui mercati internazionali. I suoi interessi economici concernono il sud-est dell’Asia centrale, ma il suo focus è soprattutto la regione del Golfo. La sua posizione ne fa una importante via di transito regionale per vari tipi di esportazioni e importazioni.
La situazione economica iraniana è stata negativamente influenzata dalle sanzioni internazionali legate alla questione nucleare. Il recente accordo sul nucleare potrebbe allentarne la morsa nel lungo termine e dare respiro a un’economia in affanno. Uno degli effetti sarà la possibilità che Teheran torni a vendere petrolio sui mercati internazionali e che rafforzi i suoi partenariati commerciali con il vicino Pakistan. Il tentativo c’era già stato nel 1994, quando Pakistan e Iran hanno annunciato la costruzione di un oleotto – la Iran-Pakistan Pipeline o The Peace Pipeline. L’obiettivo era costruire un corridoio che rafforzasse la cooperazione in due settori energetici principali, il gas e l’elettricità.
Le discussioni sulla costruzione dell’oleodotto hanno seguito varie fasi in cui altri Paesi, come l’India, sono stati coinvolti ma poi hanno rifiutato di partecipare. L’Iran ha terminato la propria parte di oleodotto recentemente, ma le tensioni col Pakistan sono aumentate poiché Islamabad non ha ancora completato il proprio tratto. Lo scorso aprile è stato ufficialmente annunciato che la Cina parteciperà al progetto. Pechino ha grossi interessi economici e geopolitici legati a questo investimento, vista la posizione geografica strategica della Pipeline.

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La  Pipeline in numeri

  • Lunghezza: 2, 775 KM
  • Tratto iraniano: dalla città di Asaluyeh nel Golfo Persico al confine meridionale del Belucistan tra Pakistan e Iran.
  • Tratto pachistano: sull’altro lato del confine tra Pakistan e Iran, l’oleodotto dovrebbe toccare il porto pachistano di Gwadar.
  • Costi previsti: da 1.5 a 1.8 miliardi di dollari
  • Principali costruttori: Iran – Cina – Pakistan

Fonte: Wall Street Journal 

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VERSO NUOVI EQUILIBRI – È innegabile che la costruzione dell’oleodotto comporti dei benefici per Iran e Pakistan. Non è esclusa la possibilità che la sua costruzione venga procrastinata a causa di altri interessi in gioco che potrebbero minare o rafforzare la relazione Islamabad-Teheran. Vediamo cosa potrebbe accelerare o rallentare la costruzione della Pipeline. Ben 475 miglia dell’oleodotto attraverseranno il Belucistan, zona al confine iraniano e pachistano, fonte di tensioni tra i due Paesi negli ultimi mesi. La Cina ha in carico di costruire questo tratto della Pipeline, ma non è chiaro se l’instabilità politica della zona lo permetterà. Possibili tensioni tra Iran e Pakistan potrebbero sorgere nel processo di ricostruzione dell’Afghanistan. E’ noto che l’Iran, a maggioranza sciita, e il Pakistan, a maggioranza sunnita, potrebbero appoggiare gruppi diversi e confliggere su questo punto.
La mancata costruzione del proprio tratto di oleodotto è spesso attribuita alla mancanza di risorse finanziarie del Pakistan. In realtà, il Pakistan quanto l’India, è stato sottoposto a diversi tipi di pressioni che potrebbero aver contribuito e potrebbero contribuire a rallentamenti nei lavori per la Pipeline. Gli Stati Uniti hanno più volte minacciato Islamabad di ripercussioni se non avesse rispettato le sanzioni internazionali imposte all’Iran. Allo stesso tempo Washington ha cercato di persuadere Islamabad a prendere parte al progetto della TAPI, la Turkmenistan–Afghanistan–Pakistan–India (TAPI) pipeline. Anche l’Arabia Saudita, strenuo nemico di Teheran ma in buoni rapporti col Pakistan, ha aggiunto pressioni affinché il progetto della Peace Pipeline non fosse avviato. L’India ha conservato buoni rapporti con l’Iran nonostante le sollecitazioni degli Stati Uniti. L’Iran, nel 2012, ha rappresentato il secondo maggiore fornitore di petrolio per New Delhi, mentre il 40% totale delle sue importazioni di benzina proveniva dall’India. New Delhi mira a stringere i suoi rapporti commerciali con Teheran a scapito del Pakistan. Nel contesto attuale, l’India compete con il Pakistan per esercitare influenza sull’Afghanistan, ma anche in termini di approvvigionamento di petrolio e gas, di cui l’Iran potrebbe essere un ottimo fornitore.
Infine, il fattore Cina nella costruzione dell’oleodotto gioca a favore di alcune dinamiche e a sfavore di altre. Pechino ha grossi interessi nella Pipeline, che si sommano al più grande progetto della New Silk Road (La Nuova Via della Seta), il cui fine ultimo è un incremento delle connessioni tra Asia occidentale e orientale. La Cina mira a trovare alternative per il trasporto del gas iraniano attraverso rotte che non siano per forza marittime. La pipeline costituisce un’ottima opzione in questo senso. Ma un asse Pechino- Islamabad-Teheran sarebbe negativo sia per gli Stati Uniti che per il loro alleati nella regione. Per certo, l’avvio dei lavori della Pipeline, il loro completamento e la partecipazione di alcuni Paesi e non di altri avrà a che fare anche con le conseguenze del nuclear deal sul commercio iraniano nel lungo termine. Per ora le variabili in gioco sono molte e i sistemi di alleanze potenzialmente mutevoli.

POSSIBILI ALLEANZE E SCENARI FUTURILa possibile evoluzione della questione dell’oleodotto apre molti scenari nel breve e lungo termine. In primis, il progetto di costruzione potrebbe essere minato da un peggioramento dei rapporti tra Iran e Pakistan a seguito di altre tensioni legate alle zone di confine o a dinamiche relative all’evoluzione del contesto afghano. Se i lavori venissero iniziati, tensioni potrebbero sorgere nell’area del Belucistan e rallentarne o arrestarne il progresso. Non è escluso che la Cina riesca invece a costruire la parte di oleodotto che passa per il Belucistan e che questo sia un punto a favore nelle relazioni tra Pechino, Islamabad e Teheran.
Le pressioni sul Pakistan da parte degli Stati Uniti e di altri esportatori di petrolio, quali l’Arabia Saudita, si arresteranno molto difficilmente. Gli Stati Uniti potrebbero trovare vari modi per costringere il Pakistan a rallentare i lavori, ad abbandonarli o persino ad aderire alla costruzione della TAPI. Ma, nel lungo termine, l’allentamento delle pressioni commerciali sull’Iran a seguito del nuclear deal potrebbe influire sulla faccenda nel verso contrario. Il contesto geopolitico potrebbe significativamente cambiare se Paesi come il Pakistan, l’India e la Cina si sentissero più liberi di aprire o rafforzare le esistenti relazioni commerciali con Teheran. Il Pakistan potrebbe decidere di perseguire il progetto Pipeline creando così un asse Iran-Cina-Pakistan che sconvolgerebbe gli equilibri di potenza regionali a scapito degli Stati Uniti, dei Paesi occidentali e di altri produttori di petrolio – vedi l’Arabia Saudita. La Cina uscirebbe avvantaggiata da questo gioco a danno degli Stati Uniti. Non è da escludere il peso delle relazioni tra Pakistan e India. La competizione geopolitica ed economica tra i due Paesi li spinge a cercare strette alleanze con Teheran che, finora, ha avuto anche un ruolo di mediatore. Se Teheran stringesse troppo i suoi rapporti commerciali con New Delhi, la sua relazione con il Pakistan e il progetto dell’oleodotto potrebbero risentirne. Al contrario, se il rapporto tra Iran e Pakistan fosse rafforzato dalla Pipeline, le pressioni dell’India non mancherebbero e New Delhi potrebbe anche prendere parte a progetti di costruzione di altri oleodotti.

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ULTERIORI FATTORI IN GIOCO – Un elenco delle dinamiche che potrebbero influenzare la costruzione della Iran-Pakistan Pipeline.

[toggle title=”Tensioni in Belucistan” state=”close”]Il Belucistan rischia di creare ulteriori problemi nell’immediato futuro visto che l’insorgenza dei ribelli ne minaccia la stabilità e potrebbe prendere di mira il passaggio della Pipeline sul territorio. Inoltre, Paesi come l’Arabia Saudita hanno già fomentato alcuni gruppi dell’area per questioni geopolitiche. Gli stessi Paesi potrebbero supportare questi gruppi per complicare la costruzione di un oleodotto che metterebbe a rischio i propri interessi.[/toggle]

[toggle title=”I porti chiave” state=”close”]GWADAR E CHABAHAR –Tensioni potrebbero sorgere tra Pakistan e Teheran riguardo ai loro porti di Gwadar (nel Mare Arabico) e Chabahar (Golfo dell’Oman). Entrambi i porti sono punti strategici per il commercio in entrata e in uscita dall’Asia centrale. L’India mira a più strette relazioni commerciali con l’Iran e, in questo, è incluso lo sviluppo del porto iraniano di Chabahar per il transito commerciale verso l’Afghanistan e l’Asia Centrale. Per il Pakistan ciò potrebbe essere fonte di tensioni, viste le sue rivalità commerciali e strategiche con l’India. Il Pakistan vorrebbe usare il porto di Gwadar come punto strategico per la sua flotta navale e lo stesso porto è oggetto delle attenzioni di Pechino, che vorrebbe usarlo per la propria flotta navale. In questo modo anche le relazioni militari tra Pakistan e Cina potrebbero stringersi e sollevare non pochi sospetti da parte indiana. Per il momento Iran e Pakistan non hanno dimostrato nessuna rivalità riguardo ai porti, ma hanno anche discusso di una loro connessione. In un eventuale periodo di tensioni generate da altri motivi, eventuali rivalità riguardo ai porti potrebbero essere solo la goccia che fa traboccare il vaso ed esplodere le controversie Iran-Pakistan. [/toggle]

[toggle title=”Il nuclear deal e le sanzioni” state=”close”] Il nuclear deal che coinvolge l’Iran si è concluso da pochissimi giorni. Le sanzioni che hanno avuto un impatto negativo sull’economia iraniana non verranno cancellate improvvisamente. Nel medio termine, potrebbero essere allentate se Teheran ottempera agli impegni sottoscritti con il nuclear deal. L’ incertezza sull’andamento delle future sanzioni potrebbe far sentire alcuni Paesi più liberi di rafforzare o instaurare relazioni con Teheran nel breve termine. Bisogna però vedere quante e quali relazioni verranno instaurate o mantenute a seconda dell’andamento del nuclear deal nel lungo termine. Alcuni Paesi che si sono messi o si metteranno in gioco nel progetto dell’oleodotto potrebbero rimescolare le alleanze a seconda dell’andamento della situazione.[/toggle]

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[one_half][box type=”warning” align=”” class=”” width=””]RISCHI

Ecco una lista dei rischi che corre l’alleanza tra Iran e Pakistan riguardo alla costruzione della Pipeline.  

  • Aumento delle pressioni statunitensi sul Pakistan e riduzione degli aiuti finanziari statunitensi a Islamabad.
  • Avvicinamento dell’Iran all’India per ragioni commerciali e geopolitiche.
  • Destabilizzazione ulteriore del Balucistan da parte dei Paesi oppositori della Pipeline e dei loro alleati.
  • Uscita della Cina dal progetto della Pipeline in seguito all’impossibilità di stringere rapporti commerciali con un Iran libero da sanzioni internazionali.
  • Avvio nel breve termine dei lavori per la TAPI.

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[one_half_last][box type=”note” align=”” class=”” width=””]VARIABILI

Parecchi fattori potrebbero cambiare, positivamente o negativamente, gli equilibri nei rapporto Pakistan-Iran riguardo al progetto della Pipeline:

  • Indebolimento delle pressioni statunitensi per la costruzione della TAPI
  • Abilità della Cina di investire e costruire nel breve termine il tratto mancante della Pipeline
  • Percezione pachistana del rapporto commerciale e politico tra Iran e India
  • Entrata in scena della Russia come finanziatore della Pipeline

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Annalisa De Vitis

 

 

 

 

 

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Annalisa De Vitis
Annalisa De Vitis

Appassionata di geopolitica, strategia militare e cinema. Il mio background va dagli studi di relazioni internazionali a quelli di comunicazione politica. Ho studiato in Italia, Belgio e Stati Uniti. Dopo aver concluso un dottorato di ricerca in politica estera e comunicazione, svolgo studi a e analisi per organizzazioni e università statunitensi ed europee che si occupano di politica estera. Il mio focus  è  il Medioriente e ho un particolare interesse per gli studi sul terrorismo.

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