In 3 sorsi – La 48esima sessione del Tribunale permanente dei popoli è chiamata a giudicare il “genocidio politico” da parte del Governo colombiano verso oppositori ed esponenti sociali, al quale si unisce la dolorosa questione dei “falsos positivos”.
1. I NUMERI DEL GENOCIDIO POLITICO
Lo scorso 25-27 marzo si è svolta a Bucaramanga, Bogotá e Medellín la 48esima sessione del Tribunale permanente dei popoli per giudicare, su richiesta di 400 organizzazioni sociali, quello che viene definito come un vero e proprio genocidio politico perpetrato attraverso operazioni militari da parte dell’esercito colombiano. In base ai dati forniti dall’Instituto de Estudios para el Desarrollo y la Paz (Indepaz), nel 2020 si sono registrati 91 massacri, intendendo con il termine tutti quegli omicidi intenzionali che hanno visto coinvolte più di 3 persone, con 381 vittime in 66 municipi, la maggior parte nei dipartimenti di Antioquia (82) e Cauca (53). Numeri che tristemente vedono una continuità con l’anno in corso, con i 23 massacri e le 84 vittime registrate fino al 28 marzo. Le vittime sono principalmente leader sociali ed ex combattenti, anche se si riportano diversi casi che vedono coinvolti minorenni innocenti.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Funerale di Jorge Enrique Oramas, leader sociale e ambientalista assassinato il 16 maggio 2020 a Villacarmelo
2. CHI SONO I ‘FALSOS POSITIVOS‘
Per comprendere le gravità delle violenze nel Paese bisogna considerare questi dati unitamente al rapporto del 18 febbraio della Jurisdicción Especial Para la Paz (JEP), nella quale risulta che, nel periodo che va dal 2002 al 2008 sotto la presidenza di Álvaro Uribe sono stati assassinati almeno 6.402 civili, e non 2.248, fatti passare per guerriglieri delle FARC. Queste vittime prendono il nome di “falsos positivos” dalla terminologia militare colombiana che indica come “positivo” ogni uccisione di un nemico di Stato. Quindi per “falso positivo” si vuole indicare la simulazione da parte dell’esercito colombiano di tutte le uccisioni di persone spacciate per guerriglieri di gruppi armati. Tra le personalità più critiche contro Uribe c’è senz’altro il senatore del Centro Democrático Iván Cepeda, che in un comunicato stampa ha duramente attaccato l’ex Presidente in più punti sintetizzabili in un passaggio: “Quella di Álvaro Uribe è la triste storia di un personaggio che conclude la propria storia politica tra falsità: falsi positivi, falsi testimoni, falsa preclusione”.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Protesta contro l’esercito colombiano dopo l’uccisione di diversi giovani tenutasi a Cali il 10 marzo scorso
3. LA POSIZIONE DI DUQUE
Sul tema l’attuale Presidente Ivan Duque si è espresso nella recente intervista al El Pais nella quale ha preso le difese dell’ex Presidente Uribe affermando che: “[…] L’allora ministro della Difesa, Juan Manuel Santos, insieme all’ex Presidente Uribe, hanno pubblicamente annunciato di non aver preso parte a queste decisioni e non erano coloro che esercitavano un certo grado di controllo, ispezione o sorveglianza sulle unità in questione […]”. Per quanto riguarda la gestione da parte della sua Amministrazione delle uccisioni di centinaia di attivisti per i diritti umani Duque non si è sbilanciato eccessivamente, ribadendo che “la grande maggioranza dei leader che sono stati uccisi non avevano alcuna minaccia registrata e non avevano nemmeno sporto denuncia”, confermando l’intenzione di proseguire la lotta ai gruppi armati senza sosta. In attesa della pronuncia del Tribunale permanente dei popoli, che arriverà entro la fine dell’anno, purtroppo non si prospetta un cambio radicale sulla tutela degli attivisti per i diritti umani. Questo tema, legato alla vicenda dei falsos positivos, che sarà destinata ad avere ulteriori risvolti in futuro, rischia di segnare un’ulteriore pagina nera nella storia colombiana.
Marco D’Amato
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