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Metropolis – Le anime di Tokyo

Analisi – Devastata da calamità naturali e distrutta dalle bombe della Seconda Guerra Mondiale, Tokyo ha sempre dato prova di infinito spirito di resistenza, ricostruendosi e reinventandosi ogni volta. La pandemia ha colpito la capitale del Sol Levante mentre si accingeva a ospitare l’evento internazionale più importante da generazioni, costringendola a riprogrammare il proprio futuro e a interrogarsi su se stessa.

Sesta tappa di Metropolis, il viaggio del Caffè Geopolitico alla scoperta del futuro delle grandi città del pianeta. Dopo New York, è la volta di Tokyo. Prossimo appuntamento giovedì 15 aprile con Nuova Delhi.

Più di ogni altra città, Tokyo dimostra che ‘città’ è un verbo e non un sostantivo.”

(Toshiko Mori)

ANDATA E RITORNO

La storia di Tokyo è costellata di cadute e rinascite, di distruzioni violente e altrettanto furibonde ricostruzioni, un’altalena infinita che ne ha trasformato il volto costantemente nel tempo. Solo nel corso del Novecento, Tokyo ha dovuto reinventarsi per ben due volte. La prima, dopo il devastante terremoto del 1923, il Kanto, che la rase al suolo assieme a Yokohama causando circa 140mila vittime e la distruzione del 45% del tessuto urbano. La seconda furiosa calamità fu la Seconda Guerra Mondiale con il suo carico di bombe, che rase al suolo il 51% della città. In entrambi i casi, dopo le tragedie, Tokyo venne pazientemente rimodellata cercando di bilanciare il desiderio di una città più vivibile con l’accelerazione prodotta dal bisogno di rimettere in sesto costruzioni e infrastrutture vitali per gli abitanti. Frutto di queste tensioni contrapposte è un mix che lascia spazio a una concezione di città molto diversa dalla sensibilità europea, orientata inevitabilmente verso il nuovo. Valore quasi imprescindibile per generazioni di abitanti che, tra guerre e calamità naturali, non hanno praticamente memoria della Tokyo dei loro avi. In questo costante viaggio di andata e ritorno oscillante tra antico e moderno, conservazione delle tradizioni e slancio futuristico, la capitale giapponese ha saputo fornire risposte sconosciute in Occidente ad alcuni problemi atavici delle grandi metropoli. Ma lasciando ancora pendere su di sé alcuni preoccupanti interrogativi.

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Fig. 1 Le strade di Tokyo nel distretto di Shinjuku

L’IMPORTANTE È PARTECIPARE

Da qualche anno a questa parte l’organizzazione dei Giochi olimpici pare essere diventata più un problema da evitare per le grandi metropoli che un’opportunità da sfruttare. Tra costi enormi e infrastrutture gigantesche pronte a cadere in disgrazia terminate le due settimane dei Giochi, le Olimpiadi sembrano ormai un costo spropositato per la cittadinanza. L’organizzazione di Tokyo 2020 non è sfuggita a questa regola, pur nell’eccezionalità della sua situazione. Anzi, il rinvio delle Olimpiadi a causa della pandemia ha ulteriormente aggravato la situazione incrementando di ulteriori 3 miliardi i costi dell’organizzazione, raggiungendo la cifra record di 15,4 miliardi a fine 2020. E a fronte di un budget ormai completamente fuori controllo, sul capo di Tokyo pende una spada di Damocle ulteriore: che le Olimpiadi possano trasformarsi in un incubatore e diffusore di virus grazie al massiccio arrivo di atleti, circa 200mila, da tutto il mondo. In un Paese che deve ancora attivare una massiccia campagna vaccinale, l’ipotesi di ospitare migliaia di persone in arrivo da centinaia di Paesi, attivando un’estesa rete di volontari, sembra una scelta ardita se non incosciente. Dinanzi a questi rischi sono numerose le voci che si sono levate per chiedere del tutto l’annullamento dei Giochi, ottenendo come unica risposta il blocco degli spettatori stranieri, decisione che finirà per gravare ulteriormente su finanze già ampiamente disastrate. Sebbene la pandemia abbia colpito la città in maniera meno violenta rispetto ad altre latitudini, gli effetti sono stati comunque sin qui pesanti. Proprio nelle ultime settimane le Autorità locali sono state costrette a ritirare la sospensione delle restrizioni a causa dell’aggravarsi del numero di contagi, che qui viaggia sinora attorno ai 122mila casi totali, con circa 1.700 vittime. E sebbene l’ultimo trimestre del 2020 abbia visto un balzo dei dati economici nazionali, il PIL giapponese nel 2020 ha comunque subito una contrazione del 4,8%. Numeri delicati per un Paese afflitto da anni di stagnazione e gravato da un debito pubblico imponente. Davanti a questo scenario i Giochi olimpici si pongono come uno spartiacque decisivo per il futuro di Tokyo, soprattutto nel breve termine, sia per il potenziale impatto sul percorso di sviluppo che ne seguirà, che in molti casi ha reso difficile la vita di molte città post-olimpiche (un caso per tutti, Atene), sia per gli effetti sull’emergenza sanitaria.

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Fig. 2La torcia olimpica in cammino verso Tokyo

SPERANZA

Oltre ai dubbi e alle ombre che si stagliano sul suo futuro, Tokyo ha alcuni punti di forza cui aggrapparsi. La casa, per esempio, emergenza costante per ogni metropoli, a Tokyo non rappresenta un problema. Ciò in primis grazia a un’offerta abitativa al passo con le imponenti richieste dettate da una crescita demografica costante che ha permesso la costruzione di circa 63mila appartamenti all’anno dal 2013, anche per necessità sismiche, in una città nella quale in media un appartamento di 15 anni è considerato vecchio e perde valore. Incentivando così la costante costruzione di nuovi alloggi, adeguando l’offerta alla domanda e calmierando l’impennata dei prezzi. Anche qui, come altrove, tuttavia, la pandemia ha rivoluzionato il modo di lavorare, modificando le abitudini da ufficio e diffondendo lo smart working. Discorso delicato per un Paese che da anni cerca di contrastare il fenomeno “Karoshi”, ovvero le morti da eccesso di lavoro. Anche qui, come altrove, si è innescato un meccanismo di fuga dalla città che ha fatto perdere a Tokyo circa 400mila abitanti nel 2020. Senza, tuttavia, il sentimento di panico e desertificazione che accompagna le metropoli occidentali. La decongestione di Tokyo in favore delle aree rurali del Paese, quelle settentrionali soprattutto, infatti, oltre a essere un punto programmatico del nuovo premier Suga, è anche da anni un obiettivo della classe politica nipponica, sempre più preoccupata dalla gestione di una metropoli abnorme minacciata oltre che dalle calamità naturali anche dai cambiamenti climatici. E così, per una capitale che da anni si è dotata di un colossale impianto sotterraneo di gestione delle acque in caso di alluvioni apocalittiche, un limitato svuotamento da smart working sembra quasi apparire più come un’opportunità che una minaccia.
Ma se alcuni dati strutturali di Tokyo sembrano apparire solidi, le vulnerabilità covano sotto la cenere, pronte a presentare il conto delle contraddizioni della città alla prima occasione. Una finestra di opportunità che sembra vicina come non mai con i Giochi alle porte. E così, quello che doveva essere il grande evento internazionale in grado di riscattare la città e il Paese dalle incertezze e dai passaggi a vuoto degli ultimi anni, dalla tragedia nucleare di Fukushima all’economia stentata e anemica, può trasformarsi in un autentico boomerang. La decisione di proseguire con le Olimpiadi sembra ispirata più dal desiderio di non perdere la faccia davanti alla comunità internazionale, che non da motivazioni legate allo sviluppo e al benessere della città.

Come se le anime di Tokyo, capaci di fondere antico e moderno, tradizione e futuro in un corpo solo, richiamassero al senso del dovere dinanzi al mondo intero. Solo i prossimi mesi diranno quanto il futuro della città sia stretto attorno ai cinque cerchi olimpici.

Luca Cinciripini

Immagine in evidenza: Tokyo shinjuku” by kurotango Clip is licensed under CC BY-SA

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Perchè è importante

  • Colpita da calamità naturali e distrutta durante la guerra, Tokyo è da sempre abituata a ricostruirsi e a inventarsi di nuovo
  • Il rinvio delle Olimpiadi ha pesantemente incrementato i costi e rischia di trasformarsi in un incubatore di diffusione del virus in estate
  • Tokyo ha importanti punti di forza, primo su tutti aver trovato una soluzione all’emergenza abitativa che affligge molte metropoli occidentali

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Luca Cinciripini
Luca Cinciripini

Nato nel 1991, laureato in Giurisprudenza e attualmente dottorando in Istituzioni e Politiche presso l’Università Cattolica di Milano. I miei interessi di ricerca sono concentrati in particolare sulle politiche di sicurezza e di difesa europee, i rapporti tra NATO e UE e la politica estera comunitaria. Da grande amante del mondo anglosassone, seguo anche tutte le vicende rilevanti della politica e della società britannica.

Ma, soprattutto, tre cose non possono mancare mai per me: l’Inter, il cinema e gli U2.

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