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I Territori Palestinesi Occupati: un caso di de-sviluppo

I Quaderni del Caffè Lo status politico della striscia di Gaza e della Cisgiordania, rivendicate dal popolo palestinese e comunemente note come Occupied Palestinian Territories (OPT), è al centro delle ostilità arabo-israeliane, che ne hanno causato il de-sviluppo. Vediamo

IL CONTESTO – Gaza, occupata nel 1967 e “liberata” nel 2005, si trova attualmente sotto embargo aereo, marittimo e terrestre. La Cisgiordania, occupata militarmente da Israele nel 1967, con gli Accordi di Oslo del 1993 ha subito una divisione in tre settori. Sono territori a status conteso secondo gli israeliani, e territori occupati secondo gran parte della comunitĂ  internazionale – l’ONU ha riconosciuto l’ingresso dello Stato di Palestina come «Stato osservatore» nel 2012. Questi 6.220 km² sono il palcoscenico di uno dei piĂą complessi e durevoli conflitti della nostra storia.

La copertina del Quaderno N.6
La copertina del Quaderno N.6

CONDIZIONI ECONOMICHE DEGLI OPT – Quello degli OPT (Occupied Palestinian Territories) è un caso che riguarda piĂą dimensioni e tocca piĂą livelli di complessitĂ . Se da un lato possiamo osservare la dimensione – e divisione – territoriale, le questioni dell’accesso alle risorse e dello stato di sotto-sviluppo di servizi e infrastrutture, dall’altro non possiamo non tenere conto della dimensione politica e ideologica, di cui le scelte economiche non sono state che l’espressione.

INTERVENTISMO INTERNAZIONALE – Dal 1993 al 2003 la Striscia di Gaza e la Cisgiordania hanno ricevuto la piĂą alta somma di aiuti internazionali mai devoluta dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Con la sola Conferenza di Parigi dei donors internazionali del 2007 la Banca Mondiale ha registrato un flusso di aiuti di circa 7,7 miliardi di dollari americani. Come mai, allora, gli OPT continuano a stare sotto la soglia di povertĂ ? Tre cause, e tre responsabili, possono essere additati:

  1. la corruzione del sistema politico palestinese;
  2. l’inadeguatezza delle ONG che operano sul territorio e dell’indirizzamento degli aiuti;
  3. l’occupazione militare israeliana.

La ricetta per lo sviluppo promulgata dalla comunità internazionale si basa su un modello economico neoliberale. A differenza di molti Paesi in Via di Sviluppo (PVS), la dipendenza economica dei palestinesi non è tanto legata al modello di mercato capitalista, bensì all’ingombrante presenza della forza occupante. L’enfasi sul settore privato, caratteristica dei modelli liberisti, quando applicata ai Territori occupati si è rivelata del tutto inadeguata: nelle disastrose condizioni in cui si trova oggi la Striscia di Gaza mancano le infrastrutture dove le attività dei privati possano fisicamente svilupparsi, mentre in Cisgiordania il controllo israeliano sulle entrate fiscali impedisce il consolidamento di un’autorità statale e la possibilità di una reale progettualità. Tutte le riforme suggerite dai donors, per quanto necessarie, non puntano comunque alla soluzione della situazione di occupazione israeliana, l’ostacolo principale al loro sviluppo, e, ovviamente, alla libertà.

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Fig.1 – Proprio in questi giorni, la situazione in Cisgiordania è nuovamente degenerata, con atteggiamenti duri da entrambe le parti

LA DECISIONE DELL’INDECISIONE Annettere i Territori e cancellare la Green Line –la linea di demarcazione dei confini adottata con l’armistizio del 1949 – porterebbe alla creazione di un’unitĂ  geopolitica priva di confini economici. D’altro canto, preservare i confini e non annettere i territori porterebbe alla creazione di due entitĂ  politiche ed economiche distinte. La continua tensione tra integrazione e separazione, tra «chiusura» e «apertura», tra le opzioni “Uno” e “Due”, dal 1967 caratterizza la «politica dell’indecisione israeliana».
Dalla vittoria di Hamas nel 2006, la Palestina non ha più un regime commerciale valido e continua a dipendere dai trasferimenti di Israele e dall’assistenza internazionale. Con lo stallo della situazione a Gaza, quali sarebbero le reali possibilità di sviluppo dei Territori palestinesi?

Giorgia Brucato

Lo studio completo può essere scaricato gratuitamente compilando il form qui di seguito e cliccando sul link che apparirà.

[subscribelocker] Questo paper fa parte della serie I Quaderni del Caffè, dedicati ai casi di studio. Clicca sul link seguente per scaricarlo.

 

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Un chicco in piĂą

Il progetto editoriale dell’autrice segue la borsa di studio da lei conseguita per la partecipazione alla summer school Engaging Conflict, tenutasi a Torino dal 6 al 17 luglio 2015, supportata da Il Caffè Geopolitico.

La collana I Quaderni del Caffè è dedicata ai casi-studio e comprende, ad oggi:

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Foto: masser

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Giorgia Brucato
Giorgia Brucato
Laureata in Scienze Strategiche e Laureanda in Cooperazione, Sviluppo e Innovazione nell’Economia Globale all’UniversitĂ  di Torino, da sempre mi affascinano il conflitto e le sue dinamiche. Non smetto mai di farmi domande, e se un tempo credevo di diventare una scienziata in senso stretto, crescendo mi sono accorta che, per me, sarebbero state le scienze sociali e quelle internazionali la vera sfida. Il mio focus è l’Infanzia, e la mia tesi di laurea propone un’analisi critica del paradigma della “partecipazione” nei Development Studies, attraverso un caso-studio sui bambini palestinesi.

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