In 3 sorsi – La campagna UE “No women no panel” mira a una rivoluzione culturale su cui fondare le basi per una solida ripresa economica post Covid-19. La parità di genere, infatti, sarà centrale nei piani di rilancio europei, a partire dal Next Generation EU.
1. UN DIBATTITO SEMPRE PIÙ ATTUALE
“No women no panel” è il motto di una campagna europea per la parità di genere del 2018, recentemente tornata alla ribalta. In Italia è stata rilanciata grazie a un webinar organizzato a fine marzo dalla Rappresentanza italiana della Commissione Europea, con la partecipazione della ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti, della Presidente della Commissione per i Diritti delle donne e l’uguaglianza di genere del Parlamento Europeo Evelyn Regner, della Commissaria europea per l’Istruzione e la Cultura Mariya Gabriel e del Commissario agli Affari Economici Paolo Gentiloni. “No women no panel” nasce da un’iniziativa di Mariya Gabriel per promuovere la partecipazione femminile all’interno di conferenze e panel, notoriamente caratterizzati da una spiccata presenza maschile. La campagna è un invito a boicottare tutti quei dibattiti pubblici nei cui panel di esperti sono assenti voci femminili e si inserisce nel quadro delle attività di promozione della parità di genere, sulle quali l’Unione sta investendo sempre di più. Un ruolo chiave avrà anche il Next Generation EU, nel quale la parità di genere viene vista come fattore chiave ai fini della ripresa economica europea post Covid-19.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Mariya Gabriel, Commissaria europea per l’istruzione e la cultura e fondatrice del movimento “No women no panel”
2. PANDEMIA E VECCHIE DISPARITÀ
Non è un caso che tale campagna sia stata rilanciata in tempo di pandemia. Questa, infatti, ha riportato alla luce antiche disparità, rendendole ancora più marcate. Ci sono pochi dubbi sul fatto che le misure restrittive nell’era Covid-19 abbiano sfavorito il lavoro femminile. Secondo alcune stime dell’Unione l’84% delle lavoratrici tra i 15 e i 64 anni è impiegata nei servizi più colpiti dalla pandemia di Covid-19 e quindi ad altissimo rischio di disoccupazione. Stando a un’indagine IPSOS, cinque donne su dieci dichiarano oggi una diminuzione delle proprie entrate e di sentirsi più instabili a livello economico. Inoltre una donna disoccupata su quattro dichiara di aver rinunciato a cercare un’occupazione. La disparità salariale, poi, è sempre più evidente: per i salari è al 14%, mentre per le pensioni è al 33%.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Il lavoro femminile è stato duramente colpito dalla pandemia
3. IL PIANO UE PER RIPARTIRE DALLA PARITÀ DI GENERE
Emerge così la necessità di ripartire proprio dal lavoro femminile per una robusta ripresa economica post pandemia. Nell’ingente programma “Next Generation EU” (un pacchetto economico di 750 miliardi di euro) viene sottolineato come tutto ciò costituisca una forma di investimento prima che un atto di giustizia sociale, aspetto che emerge anche nel Recovery Plan italiano. Centrale sarà anche il programma Invest EU, un fondo per favorire l’accesso a finanziamenti, al fine di rilanciare l’imprenditoria femminile. Il settore da cui ripartire è indubbiamente quello tecnologico, nel quale le donne sono sottorappresentate. “No women no panel” intende portare a un primo cambiamento di mentalità, per cui non dovrà più ritenersi accettabile la marginalità di esperti femminili all’interno del dibattito pubblico. Altro scopo della campagna è quello di ispirare percorsi di carriera di giovani donne e bambine, auspicando un florido futuro per l’Unione in settori chiave come quello della ricerca scientifica e tecnologica. L’Unione è inoltre focalizzata sull’eliminare le disparità in termini di salario: Gentiloni ha infatti accennato a una futura direttiva che punterebbe a obbligare le imprese alla trasparenza sulle differenze dei rapporti di stipendio. Lo sforzo dell’Unione Europea per ripartire da una vera parità di genere, dunque, pare notevole, tuttavia tutto ciò non sarà possibile senza un vero cambiamento culturale. E proprio l’adesione alla campagna “No women no panel” è un primo passo verso quella rivoluzione culturale di cui abbiamo bisogno e che non è più possibile rimandare.
Federica Barsoum
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