Ristretto – Amensty International lancia l’allarme e denuncia le violenze dell’esercito messicano coinvolto sempre piĂą spesso negli affari del governo di AndrĂ©s Manuel Lòpez Obrador.
Quando nel 2018 il Messico affidò la guida del Paese ad Andrés Manuel Lòpez Obrador (AMLO), leader del partito populista Morena, lo scenario politico sembrava essere arrivato a un punto di svolta. La promessa di togliere di mezzo la corruzione dalle strade aveva dato speranza al popolo latino americano. Nella realtà il Paese ha registrato una pesante battuta d’arresto nella crescita economica e nello sviluppo sociale. Come se non bastasse, di fronte al malcontento generale della popolazione, il presidente AMLO ha spesso mostrato il pugno di ferro. “In Messico sono stati effettuati arresti arbitrari e si è fatto ricorso a un uso incontrollato della forza da parte dell’esercito”, lo denuncia Amnesty International in una dichiarazione nella quale ha messo in luce il ruolo determinante svolto dai militari nelle operazioni di sicurezza. Solo nella frontiera sudoccidentale si contano più di 170mila arresti, raggiunti nel mese di marzo, da parte delle Autorità messicane. L’esecutivo per far fronte alle esigenze del Paese si è rivolto all’esercito anche per gestire la distribuzione dei vaccini anti Covid-19, oltre che per la costruzione del Tren Maya e dell’aeroporto Santa Lucia. Non c’è da stupirsi, quindi, se il ricorso all’intervento militare abbia superato di gran lunga quello delle precedenti legislature di Pena e di Calderon. Tuttavia il partito di AMLO, malgrado i risultati disastrosi della sua gestione, sembra in vetta ai sondaggi per le prossime elezioni di luglio. E, per quanto possa apparire strano agli occhi esterni, il quadro di grande incertezza non ha scalfito il forte legame della popolazione con il partito populista. I messicani confidano ancora nella svolta di AMLO per scardinare la crisi che attraversa il Paese.
Valerio Caccavale
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