In 3 sorsi – In Messico 10 donne vengono assassinate ogni giorno, vittime della violenza di genere. Di fronte a queste tragiche cifre perdura l’impunità e il Governo riceve critiche sempre più aspre dai movimenti femministi, che manifestano la loro indignazione.
1. IL MURO DELLA MEMORIA
È alta, nera e imponente la barricata di metallo che è stata eretta fuori dal perimetro del Palazzo Nazionale, sede dell’esecutivo federale messicano, con l’obiettivo di proteggere l’edificio dai pronosticati attacchi e infiltrazioni in vista della Giornata Internazionale della donna. L’iniziativa ha immediatamente suscitato dure critiche da parte delle attiviste messicane e dalla società civile. Il muro innalzato ha acquisito, così, carattere simbolico, evidenziando il divario tra le rivendicazioni delle donne messicane e la passività del Governo, accusato di tutelare la sede presidenziale più delle stesse cittadine messicane. Mentre la barriera è stata definita da alcuni membri del Governo come “muro della pace” per evitare i danni delle proteste, chi vi si è recato per trasformare la barricata in un monumento alle vittime di femminicidio l’ha ribattezzata “muro della memoria”, scrivendo alcuni nomi con vernice bianca su tutta la parete. L’indignazione generata da quanto accaduto va a inasprire le tensioni scaturite lo scorso mese dalla candidatura di Félix Salgado Macedonio a governatore dello Stato del Guerrero con l’appoggio del Presidente messicano Andrés Manuel López Obrador, nonostante le accuse di violenza sessuale da parte di cinque donne.
Fig. 1. – La barricata di metallo diventa un memoriale alle vittime di femminicidio
2. I NUMERI DRAMMATICI
La divergenza tra le rivendicazioni dei movimenti femministi e la posizione del Governo si aggrava in un contesto, quello messicano, caratterizzato da un tasso elevatissimo di femminicidi. Nel Paese si registrano ogni anno più di 3mila uccisioni di donne: 10 cittadine messicane vengono assassinate ogni giorno secondo la cifra confermata dall’INEGI (Istituto Nazionale di Statistica e Geografia). Questi numeri allarmanti, in realtà, sottostimano il fenomeno: il 46% dei femminicidi non è conteggiato come tale, essendo classificato come “omicidio intenzionale”. Inoltre sono cifre non del tutto rappresentative della violenza di genere, visto che non tengono in considerazioni le vittime di violenza psicologica, sessuale o fisica (che non sia omicidio) che si articola in molteplici forme, come lo stalking, le intimidazioni o lo stupro. Uno dei fattori determinanti per questo alto tasso di morti è l’impunità: più della metà dei femminicidi non vengono giustiziati e la questione non è stata affrontata dal Governo. Difatti, mentre il Presidente ha spesso vantato un esecutivo con cariche ministeriali importanti occupate da donne, l’inclusione nello scenario politico non ha automaticamente comportato un miglioramento delle loro condizioni di vita, in assenza di azioni mirate.
Fig. 2 – Una manifestante rompe parte del muro durante le proteste dell’8 marzo
3. NUOVO PROTAGONISMO DELLE FEMMINISTE MESSICANE
Nonostante la barricata di metallo rappresentasse un invito a evitare manifestazioni nella Piazza della Costituzione, adiacente alla sede presidenziale, le attiviste e altri membri della società civile non hanno tardato a radunarsi. Nel giorno dell’8 marzo si sono verificati scontri tra le dimostranti e la polizia proprio davanti al “muro della memoria”, che hanno lasciato circa 80 persone ferite. Durante le proteste la barricata è stata presa d’assalto e le manifestanti hanno distrutto parte del muro con martelli e bastoni, esprimendo il proprio disaccordo verso la politica e l’atteggiamento del Governo. Un dissenso da non sottovalutare, visto che i movimenti femministi sono stati anche definiti, per la loro robustezza e organizzazione, come importante forza di opposizione. La presenza nel panorama nazionale e la determinazione delle femministe del Paese latinoamericano sembrano indicare un nuovo protagonismo delle donne messicane anche a livello regionale. Dopo la recente legalizzazione dell’aborto in Argentina, che ha segnato la fine dei 15 anni di rivendicazioni che hanno ricevuto attenzione internazionale, oggi i riflettori sono puntati verso le femministe messicane, pronte a dinamizzare il dibattito e la lotta femminista nel continente.
Laura Manzi
“#Ni una menos” by PH Nadia Ingaramo – Marie Flores is licensed under CC BY