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Sport e politica: le Olimpiadi brasiliane

Il Giro del Mondo in 30 Caffè – Ad agosto Rio de Janeiro ospiterà i Giochi olimpici, nella dinamica che vede il Brasile – e gli altri attori del cosiddetto gruppo BRICS – impegnati a puntare sui grandi eventi sportivi come manifestazione di potenza economica e logistica. Eppure il Paese sta affrontando un periodo delicato dal punto di vista politico, in un contesto di recessione e aumento della disoccupazione ben diverso da quando, nel 2009, Rio fu scelta per organizzare le Olimpiadi

LA GEOPOLITICA DELLO SPORT Politicamente sport significa potenza: l’aspirazione alla vittoria e l’immagine di gloria che deriva dal blasone; la capacità di organizzare la logistica e l’economia di un grande evento; la forza di influenzare le Federazioni mondiali, che sono vere Organizzazioni internazionali. Basta vedere come il Presidente della FIFA, Joseph Blatter, sia finito al centro di uno scontro sulla direttrice Washington/Londra-Mosca/Doha. Oppure ancora prendiamo l’acronimo BRICS, scomponiamolo nei suoi termini originari (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica), aggiungiamoci altri attori in ascesa della geopolitica contemporanea come Turchia e Qatar e osserviamo come tutti questi Paesi, dal 2008 a oggi, abbiano ospitato – con esiti più o meno soddisfacenti – almeno un grande evento sportivo di interesse globale, a cominciare da Pechino (Olimpiadi 2008, Universiadi 2009, Mondiali di nuoto 2011, Mondiali di atletica 2015 e Olimpiadi invernali 2022, più la Formula 1) e Mosca (Mondiali di atletica 2013, Olimpiadi invernali 2014, Mondiali di nuoto 2015, Mondiali FIFA 2018, Universiadi 2019 e la Formula 1 dal 2014). In questa tendenza si inserisce anche il Brasile, che ha ottenuto l’organizzazione della Coppa del mondo di calcio del 2014 (e quindi della Confederations Cup 2013) e le Olimpiadi del 2016, superando le candidature di Madrid, Chicago e Tokyo. E, a proposito di eventi sportivi rilevanti, ricordiamo che questo è l’anno degli europei che si disputeranno in Francia (vedi anche previsioni su William Hill Euro 2016), dove in ballo c’è la sicurezza di un paese già colpito dal terrorismo due volte nel 2015.

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Fig. 1 – Lo Joao Havelange Olimpic Stadium a Rio de Janeiro

RIO 2016: COSTI ECONOMICI E SOCIALI – Il Brasile non sta attraversando un periodo politico-economico positivo. Le stime per il 2015 riportano di una contrazione del PIL del -2,5%, a fronte di un’inflazione attorno al 9-10% e di una disoccupazione raddoppiata dal 2014 e prossima all’8%. La situazione, quindi, è opposta rispetto a quando, nel 2009, il Comitato olimpico internazionale assegnò a Rio de Janeiro le Olimpiadi del 2016: all’epoca il Brasile era in piena ascesa anche a livello geopolitico, con un’economia ben avviata e ambiziosi progetti in Sudamerica e Africa, all’interno del gruppo – allora più compatto – dei BRICS. La presidente Dilma Rousseff non gode più del sostegno diffuso dei brasiliani e la recente notizia dell’avvio di una procedura di impeachment nei suoi confronti incide in modo evidentemente negativo sul contesto. L’opinione pubblica mondiale ricorda le proteste in occasione della Confederations Cup (2013) e dei Mondiali di calcio (2014), quando a scendere in piazza furono i giovani e la classe media, in aperto contrasto con la scelta governativa di ammortizzare le spese per la costruzione degli stadi tramite l’aumento di alcune tariffe o la riduzione dei servizi di base. In questo senso si sono ormai sollevate da tempo le critiche per la gestione non solo dei lavori per le strutture olimpiche, ma anche del denaro per il loro finanziamento. Sebbene non sia semplice riuscire a capire quale sia il reale panorama dei bilanci, le fonti ufficiali dichiarano che il Comitato organizzatore disponga di circa 1,8 miliardi di euro e che gli investimenti complessivi tra infrastrutture e trasporti saranno intorno ai 7 miliardi di euro, per metà privati. Non è tuttavia chiaro, per esempio, quanto davvero stia intervenendo il Governo per coprire le spese in eccesso. A metà anno, inoltre, il vicepresidente del CIO, John Coates, ha richiamato duramente il Brasile, affermando che mai si fosse assistito a una situazione così critica nella realizzazione dei lavori, al punto da rendersi necessaria una commissione straordinaria per sovrintendere alle opere – addirittura la stampa britannica ventilò l’ipotesi di un piano segreto per riportare le Olimpiadi a Londra. Gli organizzatori hanno quindi proceduto a una rivalutazione generale del progetto, basato su tagli del budget e sulla ricerca di soluzioni alternative che potrebbero abbattere i costi del 30%, anche – per loro stessa amissione – a discapito della cerimonia d’apertura e dell’accoglienza degli spettatori. I Giochi di Rio, comunque, non sono in dubbio e a incidere sullo scetticismo diffuso è in primo luogo il clima complessivo di difficoltà economica e politica del Paese, che viaggia in un senso di marcia ben diverso rispetto agli anni passati.

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Fig. 2 – Veduta di Rio de Janeiro

RIO 2016: LA SICUREZZA – Un’altra questione spinosa in vista delle Olimpiadi di agosto è la sicurezza, intesa tanto nei riguardi della minaccia terrorismo, quanto nella problematica della gestione dell’ordine pubblico e della lotta alla criminalità. In realtà è proprio quest’ultimo aspetto a preoccupare maggiormente il Brasile e il CIO, soprattutto per il rischio che a risentirne possano essere le presenze turistiche. Dal 2007 a oggi, però, Rio de Janeiro ha ospitato vari appuntamenti internazionali (non solo sportivi), cosicché il Governo può già contare su un dispositivo di sicurezza addestrato e con esperienza sul campo. Per esempio, dai primi progetti risulta che per la protezione delle infrastrutture e per le procedure di prevenzione saranno impiegati 25mila soldati tra Rio de Janeiro e altre importanti città, senza dimenticare la creazione di una squadra specifica contro gli attacchi informatici. Per quanto concerne l’ordine pubblico, il Governo sta attuando da mesi una campagna per contrastare la criminalità nelle città e ridurre la violenza nella favelas, un’azione spesso talmente decisa da suscitare in molti osservatori internazionali qualche dubbio circa il rispetto dello Stato di diritto.

Beniamino Franceschini

Foto: Marcos Castellano

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Beniamino Franceschini
Beniamino Franceschini

Classe 1986, vivo sulla Costa degli Etruschi, in Toscana. Laureato in Studi Internazionali all’Università di Pisa, sono docente di Geopolitica presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Pisa. Mi occupo come libero professionista di analisi politica (con focus sull’Africa subsahariana), formazione e consulenza aziendale. Sono vicepresidente del Caffè Geopolitico e coordinatore del desk Africa.

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