Il Giro del Mondo in 30 Caffè – Felice anno nuovo per il Brasile, allo scadere della mezzanotte di un anno senza precedenti. Complotti politici e corruzione, economia alla deriva, disoccupazione in aumento, inflazione alle stelle e la catastrofe ecologica più grave nella storia del Paese. Situazioni che sicuramente lasceranno il segno anche nel 2016
UN 2015 NERO – Se c’è una parola per descrivere il 2015 brasiliano, potremmo dire che è stato pessimo. Ripercorriamolo insieme, analizzando i disastrosi impatti sulla politica, l’economia e l’ambiente.
IERI: ASPETTI POLITICI – Ciò che ha colpito di più il Paese è stato lo scandalo che ha investito tutti i livelli del governo, a partire dalla presidente Dilma Rousseff. Nel mese di ottobre, un’inchiesta condotta dalla Corte dei Conti (Tribunal de Contas da União), ha rivelato possibili alterazioni del bilancio di Stato. Dietro a tali falsificazioni è sembrato esserci proprio la Presidente della Repubblica, che ha cercato di mascherare il sempre più crescente debito pubblico per favorire la vittoria per il suo secondo mandato.
Milioni di brasiliani sono dunque scesi in piazza per manifestare contro un governo sempre più corrotto, richiedendo l’impeachment per Dilma Rousseff. Ma proprio allo scadere dell’anno, la Corte Suprema del Brasile ha bloccato, con otto voti contro tre, il processo di messa in stato d’accusa. La Presidente è dunque libera di continuare il suo mandato, la cui scadenza è prevista per il 2018.
E ancora, nel mese di agosto, il Governo viene sorpreso con le mani in pasta anche nello scandalo di corruzione che ha colpito il gigante petrolifero Petrobras. L’accusa è stata quella di aver gonfiato i contratti di appalto e di aver pagato tangenti ai partiti al Governo, fra cui il partito dei lavoratori di Rousseff. Secondo l’ex dirigente dell’azienda, Paulo Costa, il Partido dos Trabalhadores avrebbe intascato circa il 3% dell’intero volume d’affari dei contratti energetici.
Dal punto di vista economico, il Paese rischia il collasso. Secondo un report della Banca Mondiale, nel 2015 il Brasile si è assestato solo al 120° posto fra le 189 nazioni prese in considerazione.
Fig. 1 – La linea del tempo che descrive l’evoluzione della crisi in Brasile
OGGI: SITUAZIONE DI STALLO TOTALE – Che fine ha fatto il Paese che aveva rilanciato il Mercosur e prodotto metà della ricchezza del Sud America? Che fine ha fatto quel Brasile, la cui B rappresentava proprio la forza nella creazione di un gruppo alternativo al G7 (BRICS)? Cosa c’è dunque alla base di questo periodo nero di un ex gigante dell’economia? Il modello economico adottato durante il governo Lula potrebbe essere una valida risposta.
Durante la prima parte del suo mandato, l’ex Presidente Luiz Inácio Lula da Silva aveva intrapreso una via non troppo lontana da quella del suo predecessore, dando priorità al controllo dell’inflazione e contenendo la spesa pubblica. Verso la fine della sua carica invece, è stata adottata una “nuova matrice economica“, basata su un alto interventismo statale, un aumento vertiginoso dei crediti, l’indebitamento delle imprese e la riduzione delle imposte solo per certi settori selezionati dal governo. L’economia del Paese è dunque implosa e non c’è da stupirsi se durante il mandato di Rousseff si è arrivati persino a una richiesta di impeachment. Lula prima e Dilma poi hanno praticato una scelta di campo, andando a finanziare con vari programmi (il più noto è la Bolsa Familia, che ha permesso a ben 40 milioni di persone di uscire dalla povertà).
Il sociale ha prevalso, dunque. Il costo finanziario lo ha pagamento il programma di miglioramento delle infrastrutture nazionali; porti ed aeroporti non sono stati costruiti e ancora oggi più del 90% delle merci viaggia su gomma. Non si è investito per ammodernare i nodi infrastrutturali.
Infine, non bisogna dimenticarsi della crisi ambientale che ha investito il Paese dopo il crollo delle due dighe nello Stato di Minas Gerais. Considerata come la catastrofe ecologica più grave del Paese, oltre cinquanta milioni di liquami tossici sono stati riversati nell’Oceano Atlantico passando per il Rio Doce, lasciando mezzo milione di persone senza acqua potabile. Nonostante ciò il Brasile che ha partecipato alla conferenza sul clima tenutasi a Parigi nel mese di novembre, è stato carico di promesse incredibili per la riduzione della deforestazione e delle emissioni di carbonio.
Fig. 2 – L’andamento negativo della crescita del PIL brasiliano (elaborazione “Il Caffè Geopolitico” su dati ambasciata del Brasile)
DOMANI: PREVISIONI PER IL 2016 – Secondo quanto si legge su The Economist, che ha dedicato la sua ultima copertina del 2015 proprio al Brasile, “il 2016 sarà un anno disastroso per il Paese perché il Governo di Rousseff ha fallito nel superare la profonda depressione economica e politica”.
L’economia continuerà dunque a peggiorare, entrando in una fase di recessione che potrebbe durare ancora molti anni. Secondo gli studi condotti dall’Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica (IBGE), è dal 1948 che il Paese non registra una contrazione economica così significativa. Sicuramente hanno influito da un lato una frenata della Cina, primo partner commerciale del Brasile, che ha diminuito i consumi e le esportazioni, dall’altro lato la crescita dell’Europa. Il real attraversa un periodo di svalutazione, perdendo oltre un terzo del suo valore contro al dollaro e all’euro. a questo punto è proprio il governo che forse dovrebbe ridurre le sue spese anziché aumentare le imposte asfissiando i cittadini.
Fig. 3 – Tempi sempre più duri per Dilma, che nel 2016 rischierà di essere sfiduciata dal Parlamento
Non dimentichiamoci, inoltre, che nel 2016 il Brasile ospiterà le Olimpiadi e le Paraolimpiadi, che si svolgeranno a Rio de Janeiro. Da una parte sarà una buona occasione per le casse dello Stato che potrà sfruttare quest’ondata di turismo e popolarità. Ma secondo quanto riportato dalla Association Press, “gli atleti che competeranno nelle olimpiadi dell’estate prossima, navigheranno e nuoteranno in acque talmente contaminate che rischieranno di ammalarsi gravemente e di non poter competere nei giochi”. E perfino il Governatore di Rio ha affermato che non ci sarà abbastanza per tempo per terminare le preparazioni in vista dei Giochi Olimpici.
Ed è una classe politica troppo frammentata che impedisce le riforme strutturali di cui il Paese ha bisogno, e un elettorato che preferisce la continuità al cambiamento. E le agenzie di rating continuano a esprimere giudizi sempre più negativi sull’andamento del Brasile, declassandolo al livello “spazzatura”.
Claudia Patricolo
Foto: Agência Brasil