Fantasticare sulle cose del passato è sempre in funzione del presente, sostiene uno dei più grandi scrittori cinesi contemporanei, Lu Xun. Tentiamo di capire cosa c’è dietro il recupero di un’epopea navale del 1400 e quali sono gli obiettivi marittimi del Governo di Xi Jinping
IL CONFINE MARITTIMO – In cinquemila anni di storia la Cina ha per lo più adottato strategie militari imperniate sulla difesa terrestre del proprio territorio, anelando raramente a politiche realmente espansionistiche. Solo in alcuni limitati periodi il Paese di Mezzo si è spinto verso l’ignoto, solcando il mare che lambisce il lungo confine marittimo dell’est. Il momento culminante di queste esperienze venne raggiunto nel XV secolo, quando l’Impero Celeste, allora il Paese più grande e progredito del mondo intero, si spinse verso l’ignoto con una flotta immane, nemmeno paragonabile con quelle europee. L’ammiraglio che guidò le spedizioni era un eunuco musulmano, intellettuale di vaste vedute, appartenente alla nazionalità Hui, stanziata nello Yunnan controllato dai Mongoli e poi conquistato dalle truppe dei Ming, chiamato Zhèng Hé 郑和, il più grande navigatore che la storia abbia mai conosciuto ma anche ampiamente dimenticato.
LA FLOTTA DEI TESORI DI ZHENG HE – Quando il terzo sovrano della dinastia Ming salì al trono col nome di Yongle, oltre a spostare a Pechino la capitale, edificando la nuova città imperiale, ampliare la grande muraglia e restaurare il grande canale, fece costruire migliaia di imbarcazioni di varia stazza, tra le quali le 62 colossali baochuan 宝船, passate alla storia come le giunche dei tesori, grandi come una moderna portaerei, avvolte in fondo nella leggenda fino al ritrovamento, avvenuto nel 1962, di alcuni resti, tra i quali un immenso timone, datato col carbonio 14. La flotta, voluta da quello che fu uno dei più grandi imperatori cinesi, prese il largo nel 1405, con un equipaggio di circa 28.000 marinai, per solcare il Mar Cinese e l’Oceano Indiano, spingendosi verso il Golfo Persico e il Mar Rosso (fino a La Mecca) ed arrivando alle coste orientali dell’Africa, tra Somalia e Kenya. Fu così che un Impero terrestre si trasformò per cinque lustri in una potenza marittima che, incoraggiata da un rinnovato senso d’identità culturale, provò a tessere una rete di avamposti commerciali e diplomatici attraverso due continenti che portarono un incredibile afflusso di tributi nella nuova capitale, Pechino.
Fig. 1 – Riproduzione di una nave della flotta di Zheng He presso il Museo Marittimo di Singapore
REALPOLITIK CINESE – Nel Museo di Colombo è conservata una stele, in tre lingue, che ricorda l’epopea di Zheng He, incisa sul granito ed un’altra si trova a Liuhe, alla foce dello Yangtze. Svariati altri reperti sono stati ritrovati, a testimonianza dei rapporti diplomatici e commerciali, trama e ordito di quello splendido mosaico rappresentato dalla Via della Seta del mare, che ha messo in comunicazione oceani e continenti, andando ben oltre i confini raggiunti dalle dinastie Han e Tang, per ricordare agli antichi stati tributari la supremazia cinese, ma, soprattutto, per affermare la legittima sovranità del Figlio del Cielo ed esercitare un controllo sulle regioni chiave del mondo marittimo, disegnando quella cintura di perle che, tracciata già da allora, è stata sapientemente ripescata dall’amministrazione di Xi Jinping attraverso una fitta rete logistico-economico-commerciale costituita da porti, stazioni di monitoraggio, rifornimento e protezione del traffico marittimo dal Pacifico al Medio Oriente fino all’Africa orientale.
Fig. 2 – Il Museo Marittimo di Singapore, aperto nell’ottobre 2015, offre anche percorsi simulati e un’esperienza interattiva su una ricostruzione a grandezza naturale di una delle “navi dei tesori” della flotta di Zheng He
ISOLAZIONISMO E CONFINI MARITTIMI – Quando i successivi sovrani Ming abbandonarono la costosa politica espansionistica, la maggior parte delle navi fu data alle fiamme e ai mercanti cinesi si proibì di viaggiare all’estero, con una sorta di damnatio memoriae dell’epopea di Zheng He. Nelle successive storie dinastiche scomparve ogni cenno alla marina cinese e solo per brevi periodi i sovrani Qing revocarono il veto alla navigazione, determinando la fioritura di un network mercantile cinese, che però, non protetto da una marina da guerra, entrò presto in conflitto con i commerci gestiti dagli europei. Fu così che il mondo degli scambi approntato da un Impero all’avanguardia, fu lentamente isolato da una classe dirigente che riteneva questa politica pericolosa per la stabilità di un impero, la cui salvaguardia pareva garantita esclusivamente dalla difesa delle frontiere nord-occidentali. Per questa «abdicazione» (McNeill 1979) l’Impero Celeste fu travolto in un mondo di conflitti, che riportò il Paese ad una politica isolazionista che solo con la Conferenza di Bandung cominciò a sgretolarsi.
Fig. 3 – Rapporto tra il numero dei marinai della flotta cinese di Zheng He e quello delle caravelle di Colombo e delle navi utilizzate da Vasco De Gama e Magellano|| Grafico di Elisabetta Esposito Martino
Fig. 4 – Rapporto tra le navi dei grandi navigatori occidentali e quelle della flotta cinese di Zheng He || Grafico di Elisabetta Esposito Martino
MODELLO DI UNA NUOVA ASCESA – La storia di Zheng He, la tecnologia utilizzata nei cantieri navali Ming e quella necessaria alla navigazione, sono argomenti dibattuti oggi in programmi televisivi, libri, congressi, giornate di studio, e rappresenta un retaggio storico strumentale a raffigurare la nuova Cina, proiettata non solo nel Sud-est asiatico, ma nell’Oceano Indiano ed in Africa. Si è costruito così quell’elemento di continuità necessario a sostenere la proposta di un equilibrio geopolitico e strategico alternativo a quello voluto dagli Occidentali, che è ancora saldamente ancorato alla presenza americana, sfociato, dopo l’incredibile ascesa economica del XXI secolo, nella politica di riforma e apertura (Gǎigé kāifàng 改革开放) che ha proposto la 21th Century Maritime Silk Route Economic Belt – MSR (“21世纪海上丝绸之路” 21 shìjì hǎishàng sīchóu zhī lù).
Fig. 5 – La stampa cinese annuncia e commenta la vittoria elettorale di Donald Trump, novembre 2016
TRUMP, LA CINA E L’EUROPA – Questo immane progetto parte dalle coste del Fujian, sul cui mare si affaccia anche l’isola di Taiwan, attraversa tutto il Mar Cinese Meridionale e, per lo Stretto di Malacca, raggiunge l’Oceano Indiano, risalendo il Mar Rosso fino al Canale di Suez per immettersi nel Mediterraneo e, attraversato l’Adriatico, approda a Venezia, dove si aggancia alla Via della Seta terrestre. Per questo percorso sono stati stanziati fondi per 25 miliardi di dollari ed è previsto il coinvolgimento di 50 Paesi, che a tal fine hanno costituito l’Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB). A fronte di quanto minacciato da Trump e riflettendo sui primi provvedimenti che stanno caratterizzando la sua amministrazione, la decisa svolta protezionistica americana lascerà ampio spazio di manovra ad una Cina che sosterrà e proteggerà i commerci delle nuove vie della seta con delle Forze Armate hi-tech, in osmosi con l’industria tecnologica. Storia magistra vitae…..
Elisabetta Esposito Martino
[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più
Lu Xun, uno dei più grandi scrittori cinesi, scriveva che “fantasticare sulle cose del passato è sempre in funzione del presente”, come sta accadendo oggi, richiamando i viaggi di Zheng He, di cui è rimasta traccia nella relazione ufficiale per la corte imperiale, scritta da Ma Huan, “Panoramica generale delle sponde oceaniche” pubblicata nel 1451, per secoli la fonte cui i cinesi attinsero per studiare il mondo oltre i propri confini. Di questo trattazione sistematica esiste ora una versione ufficiale, rivista da insigni studiosi cinesi, ed una traduzione in inglese. [/box]
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