domenica, 24 Settembre 2023

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Messico, il popolo maya riceve le scuse del Presidente

In breve

  • Il Presidente messicano si è rivolto ai popoli maya per porgere le scuse ufficiali dopo secoli di violenze e discriminazioni.
  • Tuttavia l’atto istituzionale non ha un riscontro concreto, come dimostra il nuovo progetto del Tren Maya, che non rispetta la volontà della popolazione indigena locale.
  • Non è un caso se le scuse del Presidente vengono offerte a poche settimane da una maxi tornata elettorale nel Paese.

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In 3 sorsi Poche settimane fa il Presidente del Messico ha rivolto pubblicamente le scuse ai popoli maya per le violenze e le discriminazioni subite nel corso di cinque secoli. Atto poco concreto ma simbolico, soprattutto in vista delle prossime elezioni.

1. EVENTO STORICO…

Appartiene all’attuale Presidente messicano Andrés Manuel López Obrador (AMLO) il primato per aver offerto le scuse ufficiali ai popoli maya del Messico, vittime di più di cinque secoli di violenze, abusi e discriminazioni. Questo è quanto è avvenuto nel corso di un recente evento pubblico tenutosi nella penisola dello Yucatán – Stato del Messico con un’alta percentuale di popolazione indigena – durante il quale il Presidente ha chiesto perdono ai popoli indigeni del Messico non solo per i due secoli di discriminazioni subite nel corso del regime dello Stato messicano indipendente, ma anche per i tre secoli di dominazione spagnola. Difatti nonostante il suo discorso si sia incentrato sugli anni del porfiriato (periodo storico messicano che corrisponde alla dittatura di Porfirio Diaz, 1876-1911), di cui AMLO ha condannato le pratiche colonialiste come la sottrazione delle terre indigene e la discriminazione, emerge velatamente la provocazione rivolta alla casa reale spagnola. Già nel 2019 il Presidente messicano aveva suscitato polemiche per aver sollecitato il re di Spagna, Felipe VI, a chiedere pubblicamente scusa per i massacri e le violazioni commesse in epoca coloniale a danno dei popoli indigeni. Il capo di Stato spagnolo non assecondò la richiesta – ciò che rende oggi le scuse di AMLO risonanti e pungenti anche nell’altra sponda dell’Atlantico.

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Fig. 1 – ll Presidente del Messico Andrés Manuel López Obrador durante un briefing, maggio 2021.

2. …MA POCO CONCRETO

Sebbene l’episodio possa definirsi rilevante da un punto di vista storico, le scuse di AMLO abbondano di mero simbolismo e hanno provocato accuse di opportunismo. Gli atti citati, impregnati di risonanza emblematica, non incontrano tuttavia un concreto riscontro nella politica promossa dall’esecutivo. Ne è esempio il nuovo progetto edilizio supportato da AMLO, che prevede la costruzione del Tren Maya, la cui ferrovia attraverserà la penisola dello Yucatán, trasportando merci e turisti. Membri delle comunità indigene locali hanno denunciato gli effetti ambientali devastanti che tale megaprogetto comporterà, come un impatto negativo sull’ecosistema e sulle riserve naturali che non solo ospitano la popolazione maya, ma che ricoprono anche un’importanza culturale e religiosa. L’opposizione maya a questo progetto è ciò che aguzza le critiche da parte di alcuni gruppi e individui membri del Congresso Nazionale Indigeno (CNI), che hanno rifiutato le scuse offerte dal Presidente. Secondo il CNI, AMLO sta promuovendo un progetto, quale il Tren Maya, che adopera pratiche simili a quelle incriminate dal Presidente stesso durante il proprio discorso, ossia la prevalenza di una visione neoliberale, l’espropriazione del territorio, il razzismo e la subordinazione dei popoli maya, la cui voce non viene propriamente ascoltata. 

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Fig. 2 – AMLO durante la posa della prima pietra del treno turistico Tren Maya nello stato di Quintana Roo, giugno 2020.

3. VERSO LE ELEZIONI DI GIUGNO 

Le scuse offerte dal Presidente arrivano, non casualmente, in un importante periodo elettorale. Il 6 giugno, in occasione di una maxi tornata elettorale, la “più grande nella storia del Messico”, sarà rinnovata la Camera, con l’elezione di 500 deputati federali, insieme ai numerosi incarichi pubblici locali in 32 stati, tra cui quelli di 15 governatori. Si tratta, quindi, di scuse eloquenti, dietro le quali trapelano l’ideologia e il personaggio di AMLO. Il politico ribattezza la causa indigena come pilastro del partito Movimento di Rigenerazione Nazionale (MoReNa), del quale è alla guida. Il mea culpa di cui si fa carico il Presidente intende enfatizzare i suoi primi passi nella vita politica come attivista per i diritti delle popolazioni indigene nel Tabasco, suo Stato natale. Allo stesso tempo tale atto pubblico plasma l’attenzione che il Presidente vuole rivolgere agli strati più emarginati della popolazione, collocandosi come leader della sinistra e difensore attivo dell’uguaglianza sociale. Tuttavia osservando la sua relazione tesa con i movimenti femministi messicani, questo titolo sembra non appartenergli.    

Laura Manzi

Andrés Manuel López Obrador, Presidente de México” by Eneas is licensed under CC BY

Laura Manzi
Laura Manzi

Classe 1996, radici meridionali anche se negli ultimi anni sono stata a spasso tra Regno Unito, Spagna e Francia. Dopo aver letto le poesie di Nicolás Guillén, poeta cubano, mi sono innamorata della storia del continente americano; così ho deciso di completare il mio percorso accademico con una laurea magistrale in Studi Latinoamericani. Mi piacciono i film con Sophia Loren, le canzoni di De André e il caffè della nonna.

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