In 3 sorsi – Il Giappone è di nuovo in deflazione (-0.3% nel 2016) dopo quattro anni di aumento dei prezzi. Le politiche economiche del Governo Abe non sembrano aver avuto l’efficacia sperata e il quadro del commercio internazionale rischia di danneggiare ulteriormente l’export e la crescita del Paese asiatico
1. LE CAUSE DELLA DEFLAZIONE – Nonostante le manovre monetarie espansive della Bank of Japan (BoJ), gli ultimi dati economici di dicembre hanno confermato il trend deflazionistico dell’economia giapponese ormai giunto al decimo mese consecutivo. Nell’ultimo mese dell’anno scorso l’indice dei prezzi al consumo (IPC) si è infatti arenato in territorio negativo segnando un -0.2% e portando l’indice su base annuale ad un livello pari al -0.3%. L’ultima rilevazione del 2016 si chiude quindi con il segno meno per la prima volta in quattro anni.
Il pericolo deflazionistico che attanaglia Tokyo da più di vent’anni sembra quindi essere lontano dall’essere superato, e gli ultimi dati in merito pongono seri dubbi sull’efficacia delle politiche economiche della BoJ (che nel 2016 ha calato ulteriormente i tassi d’interesse portandoli al -0.1%) e del Governo conservatore guidato da Shinzo Abe.
Le cause di questo calo sono diverse, alcune strutturali come la crescita anemica della produttività , altre contingenti come l’aumento eccessivamente contenuto dei salari. La BoJ, invece, attribuisce questo calo dei prezzi a fattori esterni come l’incertezza sulle prospettive delle economie emergenti e il crollo dei prezzi energetici. A tutto ciò si aggiunge l’effetto della spirale deflazionistica a causa della quale i consumatori, aspettandosi prezzi minori, rimandano i loro acquisti causando un ulteriore calo dei prezzi.
Fig. 1 – Haruhiko Kuroda, attuale Governatore della Bank of Japan (BOJ)
2. L’EFFICACIA DELLA ABENOMICS – La politica economica del Primo Ministro Abe (appunto detta Abenomics) prevede l’utilizzo di tre “frecce” per la crescita: politica monetaria ultraespansiva, maggiore spesa e taglio ingente della burocrazia. La prima delle misure si sta rivelando particolarmente inefficace: nonostante il calo dei tassi d’interesse la BoJ non è riuscita ad aumentare massicciamente gli investimenti, in quanto le imprese – pur avendo a disposizione prestiti a tassi ridotti – tendono ad evitare grandi rischi vista la domanda contenuta dei consumatori. Inoltre, essendo giĂ giunta a sostenere tassi negativi, non si vede come la BoJ possa implementare ulteriori misure monetarie. La freccia della spesa pubblica è ormai seriamente limitata dall’ammontare del debito pubblico che, pur essendo per gran parte in mano a creditori giapponesi, ha raggiunto il 230% del PIL; il deficit è anch’esso a livelli elevati, mantenendosi infatti a livelli superiori al 6% negli ultimi 4 anni. L’ultima delle politiche della Abenomics è invece ancora tutta da testare visto che le misure di deregolamentazione sono state per ora limitate.
Fig. 2 – Un grande centro commerciale nella prefettura di Chiba, situata sulla costa pacifica del Giappone
3. LE PREVISIONI – Nonostante la deflazione raggiunta nel 2016, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) prevede un andamento positivo dell’IPC nei prossimi anni con un’inflazione che si attesterĂ ad un livello poco sopra l’1%, comunque lontano dall’obiettivo del 2% posto dalla BoJ, che secondo la banca centrale sarĂ raggiunto solo nel 2019. L’aumento del PIL difficilmente tornerĂ a percentuali elevate, anche se ci sono segnali incoraggianti: l’export giapponese a dicembre è infatti tornato a crescere dopo piĂą di un anno e, per incoraggiare i consumi, il Primo Ministro Abe ha anche posticipato l’aumento (dall’8 al 10%) della tassa sui consumi. L’OECD prevede una crescita dell’1% per il 2017, ma il surplus commerciale di Tokyo è a rischio dati i sentimenti protezionistici che prevalgono negli Stati Uniti e il rallentamento dell’economia cinese.
Fig. 3 – Un senzatetto dorme in una strada del centro di Tokyo
Giovanni Tagliani
[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piĂą
Dopo essersi dimesso nel 2007 per problemi di salute, il Primo Ministro Abe ha vinto le elezioni nel 2014 ottenendo il 61% dei seggi e una maggioranza dei due terzi, Â grazie soprattutto all’alleanza con il partito del Nuovo Komeito. La recente vittoria nelle elezioni per la Camera alta, svoltesi nella scorsa estate, dovrebbe permettere ad Abe di portare avanti il suo progetto di revisione della costituzione pacifista del 1947, nonostante le proteste dell’opposizione e di buona parte del Paese.[/box]
Foto di copertina di Dick Thomas Johnson rilasciata con licenza Attribution License