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Quali prospettive per Belfast dopo il voto?

In 3 sorsi – L’esito delle elezioni del 2 marzo in Irlanda del Nord, con l’exploit del partito nazionalista cattolico Sinn FĂ©in, ha portato alla rottura della decennale coalizione di Governo, che ora oscilla tra Dublino e Londra

1. LE ELEZIONI DI MARZO – Nel gennaio di quest’anno, il Vice-Primo ministro Martin McGuinnes, (per anni comandante dell’Irish Republican Army, IRA, e leader nord-irlandese del partito Sinn FĂ©in) ha rassegnato le dimissioni per protesta diretta al Primo Ministro Arlene Foster, esponente del Partito Democratico Unionista (DUP) – colpevole, secondo i contestatori, di non essersi dimessa nonostante le accuse di cattiva gestione della politica relativa alle energie rinnovabili del Paese
Dall’accordo del Venerdì Santo del 1998, infatti, con il riconoscimento da parte della Repubblica d’Irlanda del diritto di esistere ai cugini di Belfast – che ha consentito all’Irlanda del Nord di conoscere la pace – il Governo nord-irlandese ha assunto la forma consociativa. Tale sistema riconosce a tutti i principali partiti la possibilitĂ  di gestire i vari ministeri, in proporzione ai seggi ottenuti, distribuendo le cariche di Primo ministro e Vice alle prime due forze.
Il 2 marzo scorso le urne hanno decretato un sostanziale stallo, con il DUP di Foster che si è confermato primo partito – perdendo, però, 4 punti percentuali (28 seggi su 90) -, mentre i nazionalisti cattolici del Sinn FĂ©in hanno guadagnato il 5% rispetto alla tornata dell’anno precedente (27/90).

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Fig. 1 – Graffiti piĂą e meno recenti raccontano il lungo conflitto nordirlandese nei suoi luoghi cardine

2. I COCCODRILLI – Con la grave malattia che ha colpito l’ex comandante McGuinness, deceduto il mese scorso all’etĂ  di 66 anni, la leadership del Sinn FĂ©in è passata alla 40enne Michelle O’Neill, giĂ  sindaco e ministro nord-irlandese.
Nel corso delle votazioni di marzo diversi militanti del partito nazionalista si sono vestiti con dei costumi da coccodrillo, rispondendo così  in modo sarcastico al primo ministro uscente Foster, che aveva definito appunto «coccodrilli sempre affamati» i rivali del Sinn Féin.
O’Neill ha comunque espresso la volontĂ  di tentare il ricongiungimento con il DUP per governare di nuovo insieme, salvando così il decennale “matrimonio” tra le due formazioni, ma l’atmosfera attuale non ricorda affatto quella nuziale, tanto che da Londra è arrivato l’ultimatum di 3 settimane (successivamente esteso) per tentare di riallacciare i rapporti o, in caso di divorzio, valutare le alternative.
Il successo del Sinn FĂ©in è legato soprattutto all’esito del referendum sulla Brexit, che ha visto prevalere il Leave, ma che, nell’Irlanda del Nord, aveva emesso il verdetto opposto, con il trionfo del Remain al 55,8%.
Le ragioni fondamentali della volontĂ  di non staccarsi dall’Unione Europea si ricollegano ancora alla frastagliata storia nord-irlandese, che ha visto abbattere le barriere con la Repubblica d’Irlanda proprio grazie all’UE, principale promotore della pace tra il Nord e il Sud dell’isola.

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Fig. 2 – La nuova leader di Sinn FĂ©in, Michelle O’Neill

3. UN FUTURO AL BIVIO – Il periodo concesso a DUP e Sinn FĂ©in per formare la nuova coalizione di governo è stato prima esteso al mese di maggio, poi prorogato al 29 giugno (così da succedere alle elezioni indette per l’8 dello stesso mese). Al termine di questo periodo, il futuro dell’Irlanda del Nord vedrĂ  la propria strada ramificarsi in due direzioni opposte. Da una parte la possibilitĂ  di tornare alle urne, con Sinn FĂ©in che trarrebbe ulteriore giovamento dall’ingovernabilitĂ  protratta del Paese. Dall’altra, l’ombra del Direct Rule (vedi chicco in piĂą), che farebbe tornare – a distanza di anni – l’Irlanda del Nord sotto il controllo, diretto appunto, di Londra.
Ma la voglia di indipendenza che i nord-irlandesi hanno bramato e conquistato negli anni, pagando il prezzo di sanguinose battaglie, mista al forte legame con l’Unione Europea per i motivi sopra ricordati, potrebbe aprire ad un altro affascinante scenario: alcune fonti interne, infatti, sostengono che Michelle O’Neill stia vagliando un’ipotesi di distacco dal Regno Unito, da proporre ai cittadini tramite una consultazione referendaria, con la conseguente, eventuale, riunione alla Repubblica d’Irlanda. Suggestione, provocazione o pista davvero percorribile?
Intanto la politica si è presa una pausa, in concomitanza con le celebrazioni di Pasqua. L’unica cosa certa è che, ad oggi, le elezioni di marzo hanno consegnato all’Irlanda del Nord unicamente una situazione di totale incertezza.

Alberto Marino

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piĂą

Il Direct Rule è, letteralmente, il controllo diretto esercitato sull’Irlanda del Nord da parte del Governo di Londra. Questo sistema è stato imposto a Belfast, nel marzo del 1972, in seguito alla rivolta dei nord-irlandesi contro i britannici, colpevoli di aver ucciso 14 civili a Derry nella cosiddetta Domenica di sangue – narrata dagli U2 nella loro storica Sunday bloody Sunday. Il Direct Rule su Belfast è cessato con l’accordo del Venerdì Santo del 1998, quando il Governo dell’Irlanda del Nord è tornato all’interno dello Stormont (la sede del parlamento nordi-rlandese). Successivamente tale controllo è stato adottato, per brevi periodi, nella storia recente dell’Irlanda del Nord – nel febbraio del 2000 e nell’agosto del 2001 – prima di essere protratto per quasi 5 anni dall’ottobre del 2002 alla primavera del 2007. [/box]

Foto di copertina di robertpaulyoung Licenza: Attribution License

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Alberto Marino
Alberto Marino
Mi chiamo Alberto, classe ’95, studente e rappresentante di Giurisprudenza presso l’UniversitĂ  degli Studi di Perugia.
Sono da sempre appassionato di geopolitica e sogno un futuro da diplomatico, per poter vivere dall’interno quelle culture e quelle tradizioni che da quando sono bambino mi tengono attaccato a schermi e libri: da piccolo ho imparato tutte le capitali e le bandiere del mondo.
Ho maturato molte esperienze in giro per il mondo, dai villaggi del Messico al famoso thè nel deserto in Marocco; dal Parlamento europeo al Palazzo di vetro dell’ONU; ho viaggiato molto, ma non mi basta mai!

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