Il Malawi è intenzionato a portare la disputa territoriale sul lago Malawi/Nyassa con la Tanzania di fronte alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja
IL “RISVEGLIO” DI UNA DISPUTA VECCHIA MEZZO SECOLO – Il lago Malawi (conosciuto in Tanzania come lago Nyassa), che con i suoi 560 km di lunghezza e 75 km di larghezza massima è il terzo lago più grande dell’Africa, segna il confine naturale tra Malawi e Mozambico toccando in parte la Tanzania. Di questi tre Stati, però, l’unico a non poter rivendicare ufficialmente alcuna giurisdizione sulle sue acque è la Tanzania la quale, dalla fine degli anni sessanta, ha cominciato la sua battaglia per ottenere il riconoscimento delle sue pretese sulla metà delle acque settentrionali del lago che bagnano i propri confini. La disputa territoriale, rimasta a lungo “dormiente”, è tornata in primo piano nelle agende dei leader dei due Paesi dopo che, nell’ottobre del 2011, il governo del Malawi ha concesso alla compagnia Britannica Sure Stream Petroleum Company i diritti necessari per esplorare il bacino del lago in cerca di risorse energetiche.
Fig. 1 – Pescatori nella baia Senga a Salima, al centro del Malawi. Il lago ospita più di 500 specie di pesci, che apportano oltre il 60% delle proteine nell’alimentazione della popolazione locale
La possibilità di accedere a risorse importanti che potrebbero giovane all’economia di un Paese come la Tanzania che, nonostante negli ultimi anni stia registrando un trend positivo nella sua crescita, presenta ancora forti squilibri economici interni, ha spinto il governo a intervenire e a chiedere di interrompere l’esplorazione del bacino e l’eventuale estrazione delle risorse energetiche fino a quando la disputa territoriale tra i due Paesi non si sarà risolta. Il confine rivendicato dalla Tanzania cade al centro del lago, richiamando un principio di diritto consuetudinario che prevede che i confini tra due stati ricadano nel mezzo degli specchi d’acqua, mentre quello riconosciuto dal Malawi vede tutto il bacino sotto la sua giurisdizione, così come stabilito dal trattato di Helgoland, l’accordo anglo-tedesco riguardante gli interessi territoriali delle due potenze coloniali, firmato nel 1890.
LE ORIGINI DELLA DISPUTA – La nascita degli stati del continente africano così come li conosciamo oggi è principalmente un prodotto della spartizione territoriale delle grandi potenze coloniali. Le potenze europee disegnarono le proprie aree di influenza creando dei confini artificiali tra i possedimenti che rispecchiavano le proprie aspirazioni coloniali più che le realtà territoriali già presenti e separando, così, famiglie, gruppi etnici e linguisti. La demarcazione dei confini fu un processo tutt’altro che accurato soprattutto per l’impossibilità dei coloni di raggiungere le zone remote e inospitali dei nuovi possedimenti sui quali, molto spesso, non avevano un vero controllo. È questo probabilmente il caso del confine tra il Nyasaland, l’attuale Malawi, e il Tanganika, le terre continentali dell’attuale Tanzania, di cui non si riesce a trovare un chiaro riscontro nelle carte del periodo di coloniale, esistendo diverse versioni che possono essere utilizzate a supporto delle tesi di entrambe i Paesi.
Fig. 2 – Il lago Malawi
Ed è proprio su questa ambiguità che si gioca la disputa territoriale che si è sovrapposta ad interessi politici all’indomani dell’indipendenza dei due Stati ed economici oggi. All’indomani degli anni della decolonizzazione, i capi di Stato africani, per evitare il sorgere di scontri e rivendicazioni territoriali tra i nuovi Stati indipendenti, sancirono all’interno della Carta istitutiva dell’Organizzazione dell’Unità Africana (OUA) del 1963 il principio dell’inviolabilità dei confini statali. Questo principio è richiamato nelle numerose conflittualità che sorgono lungo i diversi confini contesi nel continente e il caso del lago Malawi non è un’eccezione.
LA PRIMA FASE – La prima fase calda della disputa territoriale si svolge a maggio 1967, quando Julius Nyerere, primo Presidente della Tanzania e “padre della Nazione”, rivendicò una divisione più equa del lago e quindi un confine che cadesse al centro del bacino. A settembre 1968, in seguito al peggioramento dei rapporti tra i due Paesi e soprattutto tra Nyerere e il Presidente del Malawi Hastings Banda, la Tanzania annunciò di non voler più trattare con il governo del presidente Banda sulla questione. I rapporti tra i due Presidenti erano già stati compromessi durante la conferenza dell’OUA nel 1965 quando Nyerere, grande sostenitore dei movimenti e le lotte per l’indipendenza dei Paesi africani, accusò il governo del Malawi di sostenere il Portogallo in Mozambico e il governo dell’apartheid in Sudafrica.
Fig. 3 – Julius Nyerere, ex-Presidente della Tanzania dal 1964 al 1985
La disputa sul possesso del lago può essere letta in questo difficile contesto: le sue acque potevano acquisire una notevole importanza strategica nella lotta del governo Portoghese contro i combattenti del Frelimo, il Fronte di Liberazione del Mozambico, che aveva il suo quartier generale a Dar es Salam, in Tanzania. Spostando il confine al centro del lago era possibile quindi un maggior controllo della zona impedendo un facile ingresso dei soldati portoghesi in Tanzania e in Mozambico. Dopo il rifiuto del Malawi di riconoscere alcun diritto alla Tanzania sul lago si susseguirono una serie di eventi, tra cui le rivendicazioni territoriali di Banda su parte della Tanzania del Sud, che portarono i due Paesi sull’orlo di una guerra. La situazione però rientrò rapidamente e, dopo la decisione di Nyerere di non trattare con Banda, si assistette alla fase dormiente del disputa territoriale durante la quale nessuno dei due Paesi affrontò più la questione.
LA SECONDA FASE – La possibile presenza di gas naturali nel bacino del lago ha riacceso la disputa territoriale tra i due Stati. La mediazione tra i due Stati è stata affidata al Forum for Former African Heads of State and Government, un network informale di figure di spicco della politica africana che ha lo scopo di contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell’Unione Africana. La proposta del Forum di risolvere prima le questioni riguardanti la spartizione delle risorse del lago per poi passare alla definizione del confine non è stata però accolta da nessuna delle due parti e la disputa resta irrisolta. Il lavoro di mediazione del Forum è ostacolato anche dalla diffidenza del Malawi verso tale organo percepito come ostile nei propri confronti a causa dell’appoggio concesso in passato ai portoghesi in Mozambico e al regime dell’apartheid in Sudafrica. Il Forum era infatti presieduto dall’ex-Presidente del Mozambico Joaquim Chissano, rappresentante del Frelimo a Dar es Salam dal 1964 al 1974. Le posizioni del Forum non sono quindi percepite come neutre dal governo del Malawi che quindi ha più volte annunciato la volontà di rivolgersi alla Corte Internazionale di Giustizia.
Marcella Esposito
[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più
Qui il report della Southern African Development Community (SADC) sul settore energetico nei Paesi dell’Africa meridionale.[/box]
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