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Come si ferma la guerra? Così

Il nostro workshop “Come si ferma la guerra?” al Festival Francescano ha raccolto consensi e apprezzamento. Curiosi di sapere come si è svolto?

“Per 50 anni i Paesi confinanti di Cortia e Appal sono stati in pace dopo l’ultima guerra. Tra loro esiste un territorio denominato “Il Frutteto”, una distesa di terra fertile e irrigata che con i suoi prodotti sostiene la popolazione di entrambi. Né Cortia né Appal controllano il Frutteto, che ha uno speciale status neutrale ed è governato congiuntamente dai due Paesi, che ne condividono le risorse e la cura perché si mantenga sempre in buono stato.

Nonostante tale apparente concordia, otto giorni fa…”

Con queste parole iniziava il workshop “Come si ferma la guerra?” organizzato dal Caffè Geopolitico al Festival Francescano di Bologna il 23 e il 24 settembre scorsi.

Il tema del Festival era “Futuro semplice”: quale migliore occasione per interrogarsi circa un futuro che sembra di continuo conflitto? Come cambiarlo perché si arrivi alla pace? Certo non pretendevamo di trovare la soluzione ai problemi del mondo, ma qualche riflessione volevamo stimolarla…

Di fronte a una situazione di conflitto apparentemente irrisolvibile tra due stati, abbiamo diviso i partecipanti in tre gruppi: due hanno indossato i panni dei diplomatici di Cortia e di Appal, due nazioni inventate apposta, mentre il terzo gruppo ha rappresentato i mediatori ONU.

Ogni gruppo poi aveva un foglio di istruzioni: quali erano gli obiettivi, quali le cose negoziabili, quali gli aspetti sui quali non si transigeva… quali le cose che si potevano dire e quali no (cosa che ha permesso di rappresentare pregiudizi reciproci tra i due popoli, come spesso accade nella realtà).

In mezzo, una mela: simbolo della disputa… e forse anche qualcosa di più.

Workshop di sabato. I diplomatici di Appal spiegano le proprie ragioni. AttivitĂ  noiosa? Tutt’altro, guardate le espressioni dei partecipanti! Photo courtesy: Festival Francescano

Tra ottima immedesimazione nei ruoli, risate e colpi di scena, le tre parti hanno discusso per cercare di trovare una soluzione… e, ahimĂ©, non ce l’hanno fatta! In entrambi i workshop (uno sabato 23, l’altro domenica 24) le parti sono state incapaci di trovare un accordo, perfino con l’aiuto dei mediatori! La guerra è dunque continuata… Considerando che eravamo al Festival Francescano e, in teoria, i partecipanti avrebbero dovuto essere piĂą propensi a costruire la pace, è stata una sorpresa… oppure no?

Dobbiamo dirlo: trovare la soluzione non era impossibile, ma non era certo facile! E se è stato difficile per un caso inventato, forse allora anche nel mondo reale non è solo questione di “cattiva volontà”. E allora perché? Abbiamo cercato di capirlo con una discussione attiva e partecipata su quanto era successo durante l’attività negoziale. E qui abbiamo imparato insieme varie cose.

Innanzi tutto che per risolvere un conflitto servono dialogo, comprensione dei punti di vista altrui, capacità di mettere in discussione i propri pregiudizi e preconcetti. Sembra banale vero? Eppure, all’atto pratico non è stato così… e tanti bei propositi non sono stati rispettati. Figurarsi in un conflitto vero!

Questo però ci ha permesso di riflettere sulle “trappole” nelle quali troppo facilmente si cade quando si deve negoziare con qualcun altro, sia a livello internazionale sia nella vita di tutti i giorni:

  • Che chi negozia non lo fa per “costruire la pace”, ma per tutelare i propri interessi (anche quando sono legittimi e importanti!). Come rendere perciò “conveniente” per entrambi fare la pace e non la guerra? PerchĂ© a volte crediamo di conoscere le motivazioni altrui quando invece non è vero? Quanto i nostri pregiudizi ci influenzano nel trattare con gli altri?
  • Che ogni parte in un conflitto deve rispondere a un’opinione pubblica spesso male informata e volubile. Che magari ragiona di pancia. E’ bene perciò comprendere quando si sta chiedendo… troppo! In fondo, anche i negoziatori avversari dovranno poi giustificare alla propria gente quanto concordato!
  • Che ogni parte in un conflitto deve cercare di vedere il punto di vista dell’altro e non solo il proprio… ma allo stesso tempo non può dimenticare le proprie necessitĂ . E che perciò è importante trovare soluzioni che tutelino gli interessi di entrambi (win-win).
  • Che troppo spesso pensiamo che “fare la voce grossa” sia un metodo efficace per convincere l’altra parte. Senza renderci conto invece di come spesso si ottenga la reazione opposta: altra voce grossa.
Workshop di domenica: i partecipanti studiano le istruzioni… davanti alla mela della discordia. Photo courtesy: Autore

Nessuna di queste osservazioni appare una sorpresa… eppure vivere in prima persona il negoziato ha mostrato come sia facile dimenticarsene o ignorarlo. E ne ha fatto comprendere l’importanza come nessuna lezione tradizionale avrebbe potuto.

C’è stato tempo però anche per la speranza: fermare il conflitto tra Cortia e Appal non era impossibile. E lo stesso è per i conflitti veri del mondo. Vivere queste dinamiche – anche se solo per gioco – sulla propria pelle significa comprenderle meglio e poter riflettere piĂą approfonditamente su ciò che avviene nel mondo. E arrivare alla comprensione che la pace è davvero un risultato possibile, a patto di non cadere in certi “tranelli psicologici”, che spesso ci autoimponiamo. PerchĂ©, come ha detto, proprio durante il Festival Francescano, l’Arcivescovo di Bologna, Mons. Matteo Maria Zuppi, parlare di futuro semplice “ci aiuta a guardare il mondo con fiducia, ma non perchĂ© guardiamo a un qualcosa che non esiste, ma perchĂ© guardiamo alle sfide che ci attendono e in queste troviamo la soluzione. La speranza ci aiuta a vedere il futuro e a non toglierlo a chi è giovane oggi”.

Insomma, è stata un’attività davvero coinvolgente e, a giudicare dai commenti a caldo degli stessi partecipanti, istruttiva e interessante! Il nostro scopo era stimolare la riflessione e così è stato. E qualcuno ci ha anche scritto il giorno dopo:

“Volevo innanzitutto ringraziarti ancora perchĂ© l’attivitĂ  ha suscitato nel nostro gruppo un’accesa e bella conversazione anche dopo aver finito l’attività”

 “Complimenti ancora per il workshop interessante e intelligente. Mi ha fatto riflettere, soprattutto quando hai fatto notare le cose che nessuno aveva chiesto agli altri gruppi, anche se apparentemente banali”

Insomma, workshop riuscito? Sembra proprio di sì!

E voi, siete interessati a provare questa o altre attivitĂ  di formazione del Caffè Geopolitico? Allora contattateci sulla nostra pagina fb o sull’account Twitter, oppure scriveteci a [email protected] o [email protected]

Il report di questo evento è stato anche pubblicato su PaxSims, sito internazionale di riferimento per simulazioni e wargames professionali

Lorenzo Nannetti

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piĂą

In quali articoli abbiamo trattato alcuni dei temi del workshop?

In questo articolo scritto in collaborazione con il Torino World Affairs Institute, abbiamo spiegato cosa sia il BATNA e quali siano le cosiddette “3 tensioni”, applicandole a un caso reale: quello della disputa NATO-Russia per l’Ucraina.

In questo articolo invece abbiamo spiegato il caso delle attuali tensioni tra USA e Corea del Nord, mostrando quali errori negoziali vengono commessi

Qui, infine, abbiamo fatto notare come spesso due Paesi in disputa (in questo caso Russia e USA) possano avere visioni molto pregiudiziali l’uno dell’altro… a tutto discapito del dialogo e della comprensione reciproca.

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Lorenzo Nannetti
Lorenzo Nannetti

Nato a Bologna nel 1979, appassionato di storia militare e wargames fin da bambino, scrivo di Medio Oriente, Migrazioni, NATO, Affari Militari e Sicurezza Energetica per il Caffè Geopolitico, dove sono Senior Analyst e Responsabile Scientifico, cercando di spiegare che non si tratta solo di giocare con i soldatini. E dire che mi interesso pure di risoluzione dei conflitti… Per questo ho collaborato per oltre 6 anni con Wikistrat, network di analisti internazionali impegnato a svolgere simulazioni di geopolitica e relazioni internazionali per governi esteri, nella speranza prima o poi imparino a gestire meglio quello che succede nel mondo. Ora lo faccio anche col Caffè dove, oltre ai miei articoli, curo attività di formazione, conferenze e workshop su questi stessi temi.

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