Ristretto – A Tópaga, un Comune nel dipartimento di Boyacá in Colombia, 12 persone hanno perso la vita a causa di un’esplosione in una miniera di carbone. Una tragedia che sembra destinata a ripetersi in futuro.
È l’alba del 24 agosto e a Tópaga, un Comune nel dipartimento di Boyacá nella Colombia centrale, i soccorsi sono già in azione nel tentativo di estrarre i lavoratori rimasti intrappolati per via di un crollo in una miniera di carbone. Secondo le prime informazioni ad aver causato l’esplosione è stato l’accumulo di gas metano presente nell’aria. Del resto il Governo colombiano aveva disposto il divieto di sfruttamento di quella miniera già nel 2019, per via dell’elevata concentrazione di gas nocivi. Il triste bilancio, confermato dall’Agenzia mineraria nazionale (ANM), è di 12 vittime e un ferito. Un episodio simile era già avvenuto una settimana prima, nel Comune di Uvita (Boyacá). Ora la Colombia è costretta a rivivere per l’ennesima volta il dramma delle morti nelle miniere. In merito alla questione il Governo aveva annunciato una svolta nell’estrazione del carbone a cominciare dalle condizioni dei lavoratori. Eppure la situazione non accenna a migliorare. Se si guarda indietro negli ultimi anni i morti nelle miniere sono cresciuti a dismisura, specie nei giacimenti illegali dei piccoli villaggi (solo nel Comune di Boyacá si contano 72 miniere). Da queste terre ha origine il grande interesse del Governo colombiano. Il Presidente Duque Márquez, in questi anni, ha portato avanti la sua strategia puntando sullo sfruttamento intensivo. Per questo motivo la produzione di carbone è aumentata del 52% rispetto all’ultimo trimestre, ma con questa è aumentato anche il numero di morti sul lavoro: solo quest’anno si sono registrate 85 emergenze e 102 vittime, e la situazione non sembra destinata a migliorare.
Valerio Caccavale
“Colombian flag, Cartagena, Colombia” by Niek van Son is licensed under CC BY