Ristretto – In Cile si dichiara lo stato d’emergenza in quattro province del Sud interessate da violente proteste Mapuche, presagendo così una escalation dello storico conflitto.
Negli ultimi giorni la Regione dell’Araucanía è stata nuovamente teatro di tensioni e violenze dalle quali affiora solo una certezza: lo storico conflitto tra lo Stato cileno e la Comunità Mapuche è destinato a perdurare. Lo scorso martedì 12 ottobre, infatti, il Presidente Piñera ha dichiarato lo stato d’emergenza in quattro province del Paese – Biobío, Arauco, Malleco e Cautín – nelle quali, negli scorsi mesi, si sono concentrate le proteste dei Mapuche. La Comunità indigena costituisce poco meno del 9% della popolazione totale cilena, e reclama a gran voce il proprio diritto all’autodeterminazione e il ripristino delle terre ancestrali sulle quali, nel frattempo, si sono formate imprese agricole e forestali. Tali richieste si sono sovente canalizzate attraverso atti violenti commessi da gruppi armati che “compromettono l’ordine pubblico”, provocando feriti e morti tra i civili. Lo stato d’emergenza appena introdotto ha una durata di 15 giorni e può essere rinnovato solo su approvazione del Congresso. Intanto emergono alcune chiavi di lettura dei recenti avvenimenti: lo spiegamento delle truppe potrebbe condurre a un’ulteriore escalation conflittuale, mentre la risposta del Governo lascerebbe trapelare la pressione degli ambienti più conservatori all’interno del Partito del Presidente e, ancora, di gruppi di interesse che lamentano un elevato grado di insicurezza nella Regione centro-meridionale.
Annagrazia Caricato
“Marcha apoyo comuneros Mapuche sept.2010” by “Carolonline” is licensed under CC BY-SA