Analisi – Negli ultimi tempi è salito alla ribalta della politica francese Éric Zemmour. Non ancora candidato ufficialmente, viene accreditato dai sondaggi come potenziale avversario di Macron in vista del secondo turno. Uno scenario che escluderebbe dalla corsa Marine Le Pen.
IL SUO PERCORSO POLITICO
Nelle ultime settimane Éric Zemmour sta occupando una posizione importante all’interno del dibattito politico francese.
Un recente sondaggio, pubblicato la prima settimana di ottobre, ha avuto un esito scioccante. Secondo le previsioni di Harris Interactive, infatti, in un ipotetico scenario elettorale Zemmour totalizzerebbe il 17-18% dei consensi. Due punti percentuali sopra Marine Le Pen e non distante da Emmanuel Macron, che si assesta al 24% secondo le previsioni di voto.
Ma chi è Éric Zemmour e quali sono le sue idee politiche?
63 anni, nato in Francia da una famiglia ebrea precedentemente residente in Algeria, Zemmour è stato opinionista e cronista di diverse testate giornalistiche – tra cui Le Figaro. Si è affermato nel Paese come “scrittore identitario”. Diversi suoi libri infatti parlano della crisi della civiltà francese e di problematiche legate all’immigrazione.
Il suo ultimo libro “La France n’a pas dit son dernier mot” è uno dei libri più venduti – quasi 80mila copie solo la prima settimana – e durante le presentazioni registra quasi sempre il sold out. Non avendo, per il momento, né ufficializzato la sua candidatura né un partito alle spalle, il libro e le sue – sempre più crescenti – ospitate nei talk politici francesi aiutano a comprendere il suo credo politico. Al suo seguito troviamo un nutrito gruppo di giovani che si autodefinisce “Génération Z” e che sta tappezzando le città francesi con la scritta “Zemmour Président”.
Nella definizione della sua strategia comunicativa troviamo la 29enne Sarah Knafo. Funzionaria dell’amministrazione francese, si ritiene che sia lei la “mente” dietro l’ascesa politica di Zemmour.
Dai suoi interventi pubblici emerge una figura nazionalista e identitaria. Non parla quasi mai di aspetti economici e amministrativi, concentrando piuttosto i suoi discorsi su civiltà e valori. Denuncia una sorta di ”politically correct” in Francia che tutela la lobby degli omosessuali e delle donne. Non mancano gli attacchi alla comunità islamica, considerata da Zemmour fonte di problemi sociali all’interno della società francese.
Uno dei temi più ricorrenti nei suoi discorsi è quello dell’immigrazione, che secondo lui determinerà in futuro una sostituzione etnica dei francesi con gli immigrati. Fautore del centralismo statale e del “pugno duro” per la gestione dell’ordine e della sicurezza delle banlieu, Zemmour si dichiara seguace di De Gaulle senza condannare la Repubblica di Vichy.
Si ritiene, inoltre, che sia appoggiato da alcuni importanti imprenditori francesi, tra cui Charles Gave e Vincent Bolloré.
Seppure i sondaggi lo accreditino – pur senza avere un partito e senza aver ufficializzato la candidatura – come il rivale al secondo turno di Emmanuel Macron, Zemmour non sembra avere reali chances di diventare l’inquilino dell’Eliseo la prossima primavera. La sua principale abilità politica è stata quella di rappresentare il malessere sociale dei francesi. Un malessere testimoniato anche dalla disaffezione verso la politica, con 1 francese su 2 che al momento non sembra avere l’intenzione di andare a votare.
La sua strategia sembra comunque funzionare, visto che un sondaggio di Le Point evidenzia come il 28% dei francesi si dichiari sedotto dalle idee politiche di Zemmour. Un dato che non ha precedenti per una new entry politica.
L’irruzione di Zemmour sulla scena politica francese, oltre a prospettare un secondo turno inatteso, ha acceso i riflettori su un preciso schieramento politico: ovvero quello della destra.
Fig. 1 – Éric Zemmour, giornalista e saggista, continua a crescere nei sondaggi
LA DESTRA FRANCESE: TRA SOVRANISTI E REPUBBLICANI
La destra transalpina, se consideriamo tutte le forze politiche di quest’area, non gode di buona salute.
La destra moderata dei Les Républicains deve ancora ritrovarsi dopo la cocente sconfitta del 2017. Attualmente non sembra esserci, tra le file dei repubblicani francesi, una figura come Chirac o Sarkozy che sappia convogliare i voti. All’inizio di dicembre il congresso del partito dirà qualcosa in più su chi sarà il candidato e la strategia che i repubblicani decideranno di adottare nei rapporti con Zemmour e Marine Le Pen.
Le Pen è la candidata che risente maggiormente l’ascesa dell’ex giornalista di Le Figaro. Solo pochi mesi fa sembrava praticamente scontato il duello al secondo turno tra lei ed Emmanuel Macron. Per questo motivo Le Pen e il suo staff avevano scelto di ignorare Zemmour, concentrandosi esclusivamente sulle critiche e sull’opposizione alle politiche di Macron. Una scelta che non sembra aver pagato visto che, secondo i sondaggi, sono quasi 10 i punti percentuali che Zemmour ha eroso dal suo elettorato. Strategia che comunque negli ultimi giorni sembra essere cambiata. Alcuni dirigenti del Rassemblement National hanno infatti incontrato Zemmour e i suoi collaboratori. Se questo incontro sia il preludio di un’alleanza o di un’unione è ancora comunque tutto da scoprire.
Il fronte dei nazionalisti francesi si trova spaesato di fronte a questo dualismo interno. Zemmour ha spesso parlato di una Le Pen troppo morbida e inglobata dal sistema, incassando il sostegno di Jean Marie Le Pen. Gli elettori del Rassemblement National che strizzano l’occhio a Zemmour sembrano infatti essere quelli più vicini a Jean Marie Le Pen. Elettori che adesso appaiono abbandonare le linee più “morbide” di Marine in favore di uno Zemmour più vicino al loro “vecchio” leader Jean Marie e a posizioni più radicali.
Fig. 2 – Marine Le Pen e Emmanuel Macron, fino a qualche settimana fa era scontato il loro duello al secondo turno
I RISVOLTI INTERNI E GEOPOLITICI
Zemmour è fortemente critico verso la globalizzazione e l’Unione Europea. È ancora presto per cercare di capire quali saranno i suoi interlocutori internazionali, ma alcune mosse sembrano lasciar intendere quali siano le sue posizioni. Alcune settimane fa, infatti, ha incontrato Orban, del quale condivide la posizione in materia di immigrazione. Nel suo recente libro Zemmour non ha mai nascosto le proprie simpatie per Donald Trump, raccontando di un incontro con un uomo d’affari vicino all’ex Presidente statunitense che si dichiara pronto a supportarlo. Lo scrittore sostiene inoltre che sia necessaria una relazione più stretta con la Russia.
Immaginare che Zemmour espugni l’Eliseo sembra comunque – allo stato attuale – un’ipotesi molto irrealistica.
Al netto della sua attuale posizione di non candidato la maggior parte dei sondaggi e delle analisi politiche concordano nel considerare Macron vincitore al secondo turno contro qualsiasi candidato.
Se l’avvento di Zemmour sulla scena politica francese ha rappresentato un’importante novità, il suo ingresso rischia di rafforzare solamente Macron. Zemmour, infatti, grazie alla sua narrazione identitaria e nazionalista sta riuscendo ad aggiudicarsi le simpatie degli elettori repubblicani francesi e di quelli più radicali del Rassemblement National. Se la sua crescita si confermasse, Marine Le Pen, l’avversario più temuto da Macron, resterebbe fuori dai giochi per il secondo turno, spianando la strada alla (ri)elezione del leader di En Marche.
Non è comunque da escludere che Zemmour, nella prosecuzione dei mesi, vada incontro a una perdita di consenso. Zemmour infatti parla spesso di macrotemi e concetti generali, ma questo potrebbe non essere efficace in vista dell’avvicinamento alla data delle elezioni.
Altro aspetto da non tralasciare è quello dei Républicains francesi, i cui militanti sceglieranno il candidato il 4 dicembre. Non è da escludere che, nel caso di elezione di un leader che sappia federare le diverse anime repubblicane e attirare le simpatie degli elettori di Marine Le Pen, la destra moderata francese possa recitare un ruolo di primo piano.
Altro scenario che gli analisti politici non escludono riguarda il ruolo di Marion Maréchal-Le Pen. La giovane nipote di Jean Marie, da alcuni anni lontana dalla politica attiva e molto più vicina alle posizioni del nonno rispetto alla zia Marine, potrebbe inserirsi nella corsa all’Eliseo. Non per quella del 2022, ma per quella del 2027. Non è da escludere, infatti, che Zemmour intenda legittimare, alle presidenziali del prossimo anno, il ruolo di primo partito d’opposizione con una nuova forza politica che possa, in seguito, radicarsi sul territorio per poi puntare alla vittoria nel 2027.
I prossimi mesi serviranno per chiarire maggiormente la situazione politica francese, a partire da chi sarà l’antagonista di Macron a quali saranno le sue prospettive di vittoria. L’evento delle elezioni presidenziali francesi del prossimo anno sarà – probabilmente – l’appuntamento politico più importante del 2022. Considerando anche che si inserirà nel semestre di Presidenza del Consiglio dell’Unione Europea a guida francese. Un ruolo, quest’ultimo, assieme alla Commissione Europea, in grado di influenzare l’agenda politica UE e le sue priorità. Diventa quindi fondamentale la posizione del prossimo inquilino dell’Eliseo per comprendere anche le sue ricadute sull’Unione. Senza dimenticare che l’imminente ritiro dalla scena politica di Angela Merkel potrebbe consegnare una Germania più “debole” a livello internazionale e costituire, quindi, un’occasione per Parigi per assumere la leadership politica del Vecchio Continente.
Luca Rosati
Immagine in evidenza: “Elysee Palace” by SSShupe is licensed under CC BY-NC-ND 2.0