In 3 sorsi – In Benin la nuova legge sull’aborto prevede la possibilitĂ di interruzione volontaria della gravidanza fino alla dodicesima settimana in casi specifici. Il clero del Paese ha espresso rammarico per la decisione.
1. LA PIAGA DELL’ABORTO ILLEGALE
In Benin circa 200 donne ogni anno praticano aborti illegali e solo il 12% della popolazione femminile fa uso dei moderni metodi contraccettivi. Queste usanze hanno gravi ripercussioni sulla vita delle donne, che spesso muoiono in seguito all’operazione. Fino al mese scorso l’interruzione volontaria della gravidanza era permessa sono in casi specifici, quali lo stupro, una relazione incestuosa o in caso di gravi problemi di salute della donna. A ottobre però è stata approvata dall’Assemblea nazionale del Benin la legge che amplia le possibilità di aborto per le donne del Paese, rendendo la pratica più accessibile anche nelle aree rurali, dove è più complesso accedere alle strutture ospedaliere. La legge ora deve essere ratificata dalla Corte costituzionale per entrare pienamente in vigore. Durante la conferenza stampa tenutasi dopo il voto il Ministro della Salute ha inoltre assicurato che “il Governo continuerà a lavorare per rafforzare e prevenire le gravidanze indesiderate attraverso l’educazione di base, gli sforzi di comunicazione sulla sessualità , la disponibilità di servizi contraccettivi e la promozione dell’educazione sessuale integrata nelle università ”.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Sono circa 200 le donne che ogni anno ricorrono ad aborti illegali in Benin
2. IL TESTO DELLA LEGGE
La legge modifica gli articoli 17 e 19 della norma sulla salute sessuale e la riproduzione del 2003. Le nuove disposizioni includono ulteriori casi in cui sarà possibile per le donne interrompere volontariamente la gravidanza fino alla dodicesima settimana di gestazione. In particolare la procedura sarà autorizzata nel caso in cui il nascituro soffra di una condizione grave o quando la gravidanza rischia di causare o peggiorare una situazione di disagio materiale, educativo, professionale o morale per la donna e il bambino. Oltre all’ampliamento della legge sull’aborto, i parlamentari hanno anche approvato un’integrazione della legge sulla prevenzione e la repressione della violenza contro le donne, includendo nuove misure punitive per i reati di genere e aggravanti nel caso in cui il crimine sia compiuto contro una familiare, in una relazione di subordinazione, tra insegnante e allievo o se la vittima è disabile. L’aborto è stato legalizzato anche da altri Governi africani, ad esempio Zambia, Capo Verde, Mozambico, Sudafrica e Tunisia, ma grazie al nuovo provvedimento, il Benin è il primo Paese ad approvarlo ufficialmente. Altri Stati invece, tra cui Gibuti, Egitto, Congo-Brazzaville, Repubblica Democratica del Congo e Guinea-Bissau mantengono ancora il divieto.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Un’ostetrica in Benin informa le donne incinte sui rischi dell’AIDS
3. LE CRITICHE DAL VERSANTE RELIGIOSO
In Benin la religione praticata dalla metĂ della popolazione è il cristianesimo, con un 25% di cattolici. La Conferenza episcopale del Benin ha avanzato critiche pesanti per la nuova legge sull’aborto, chiedendo ai deputati di “attingere ai valori culturali, morali e spirituali del popolo” per respingere il provvedimento adottato. Nel comunicato rilasciato subito dopo l’approvazione nell’Assemblea nazionale i vescovi del Paese denunciano l’aborto come “un atto disumano che distrugge la vita del feto, ma anche quella della madre in vari modi”. Quando la legge è stata approvata dalla maggioranza parlamentare, i vescovi hanno diffuso una nuova dichiarazione per esprimere il loro rammarico. Molti esponenti cattolici pensano che la legalizzazione dell’aborto non migliorerĂ la vita delle donne in Benin, poichĂ© ritengono che la disuguaglianza di genere sia causata soprattutto dalle difficili condizioni economiche in cui versano. La congregazione delle suore salesiane inoltre ricorda che l’organizzazione fornisce alloggi temporanei e supporto psicologico per le madri in difficoltĂ economiche, in modo che possano tenere i loro bambini. Nella cultura del Paese l’aborto è ancora considerato un tabĂą e in molte famiglie si elude l’educazione sessuale per imbarazzo, ma la presidente di DO NOT BE AFRAID, un’organizzazione non governativa per la salute delle donne beninesi, sostiene che la nuova legge sarĂ un sollievo per molte donne che affrontano gravidanze indesiderate.
Alessandra De Martini
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