In 3 sorsi – Prima tornata elettorale in Costa Rica per incoronare il nuovo Presidente. Al ballottaggio del 3 aprile andranno Figueres e Chaves. Tra le maggiori preoccupazioni dell’elettorato, la disoccupazione e la ripresa post pandemica.
1. TANTI PARTITI, TANTA INDECISIONE
Domenica 6 febbraio 3,5 milioni di costaricani sono stati chiamati alle urne, in occasione delle elezioni generali quadriennali del piccolo Stato dell’istmo, per eleggere il nuovo Presidente e i 57 deputati dell’Assemblea legislativa unicamerale. L’appuntamento elettorale è stato caratterizzato da un’ampia proposta – sono stati ben 25 i candidati che si sono presentati alle elezioni – e dall’alto tasso di indecisione alla vigilia del voto. Secondo l’ultimo rapporto del Centro di Ricerca e Studi Politici dell’Università della Costa Rica, il 32% dell’elettorato aveva dichiarato di non avere un candidato preferito a pochi giorni dalle urne. Questi due fattori, la forte frammentazione partitica e la perplessità del popolo costaricano, già anticipavano la corsa a un ballottaggio. A ciò si aggiunge l’elevata astensione, intorno al 40%, causata, in parte, anche dalla brusca crescita di contagi da Covid-19 nel Paese.
Allo spoglio dei voti, nessun candidato ha superato la soglia del 40%, necessaria per garantire la Presidenza. Si deciderà, quindi, tutto il 3 aprile, quando a sfidarsi saranno i due candidati più votati.
Fig. 1 – Seggi aperta a San José, Costa Rica, il 6 febbraio 2022
2. CHI SONO JOSÉ MARÍA FIGUERES E RODRIGO CHAVES?
L’esito delle elezioni ha confermato alcune previsioni, non senza riservare sorprese. È stato José María Figueres, esponente del Partito Liberazione Nazionale (PLN) e già Presidente dal 1994 a 1998, a vincere questa prima tornata, con il 27% dei voti. Il suo partito, dai tratti socialdemocratici, è un pilastro dell’establishment costaricano, presente nella scena politica dal 1950. Figueres è un politico già molto conosciuto: figlio di José María Figueres Ferrer, figura eroica della Guerra civile costaricana, durante la sua presidenza ha privatizzato alcune aziende statali, effettuato tagli al settore pubblico, aprendo l’economia ad accordi di libero scambio e dando un impulso positivo alla crescita, anche se non mancano accuse di corruzione. Oggi promette crescita economica e creazioni di nuovi posti di lavoro, temi che, come dimostra il buon consenso ricevuto, preoccupano l’elettorato. Figueres affronterà, inaspettatamente, Rodrigo Chaves, leader del Partito Progresso Sociale Democratico (PSD) che ha raggiunto il 16% dei voti. Infatti, mentre i sondaggi davano come altra favorita Lineth Saborío dell’altro fulcro dell’establishment costaricano, il Partito di Unità Sociale Cristiana, l’ex vicepresidente ha convinto solo il 13% dei votanti. Chaves, già Ministro delle Finanze da dicembre 2019 a maggio 2020, vanta un passato accademico, avendo ottenuto un dottorato in economia presso l’Università Statale dell’Ohio. Ha lavorato per la Banca Mondiale, occupandosi di tematiche legate alla diminuzione della povertà. Su di lui, tuttavia, pesa la pesante accusa di molestie a danno di due colleghe della Banca Mondiale. Discostandosi dai partiti tradizionali, Chaves promette facilitare le attività impresariali, attirare più investimenti e abbassare i prezzi di alimenti di prima necessità.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Un sostenitore del candidato José María Figueres partecipa a un raduno della campagna a San José, il 30 gennaio 2022
3. LE PRIORITÀ DEL FUTURO PRESIDENTE
Il nuovo Presidente, che il prossimo maggio si installerà nella Casa Presidencial, dovrà subito rimboccarsi le maniche per far fronte ai numerosi dossier che premono, prima fra tutti la ripresa economica. Il Paese della “pura vida”, che gode di un’immagine molto positiva legata alla sua qualità democratica e dello Stato sociale, è minacciato dalla povertà che ha raggiunto il 26%, dalla crescente disoccupazione fomentata dalla pandemia e dal drastico calo di turisti e dall’aumento dei prezzi, ciò che rende la Costa Rica il secondo Paese dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) con il tasso più alto di disuguaglianze. A questo si aggiunge l’alto debito pubblico, ammortizzato dal prestito di 1,8 miliardi contrattato con il Fondo Monetario Internazionale lo scorso luglio.
La Costa Rica, un’oasi di democrazia e sviluppo umano in una regione martoriata dalla violenza, corruzione e narcotraffico, non può permettersi un’ ulteriore recessione economica: lo Stato centroamericano è destinazione dell’esodo massivo di migranti nicaraguensi, che cercano rifugio e migliori condizioni di vita nel Paese vicino. Il deterioramento dell’economia costaricana potrebbe quindi alterare questi equilibri.
Laura Manzi
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