In 3 sorsi – Il 17 dicembre scorso si sono chiuse le prime elezioni legislative della Tunisia. Partendo dai dati oggettivi, quali sono le possibili chiavi interpretative di tale fenomeno? Una Tunisia instabile che rischi comporta per l’equilibrio regionale?
1. URNE ELETTORALI VUOTE
Dopo ben tre anni dalle ultime elezioni legislative, sabato scorso la Tunisia è tornata alle urne per eleggere i rappresentanti dell’AssemblĂ©e des reprĂ©sentants du peuple, la Camera bassa del nuovo Parlamento, registrando un’elevatissima percentuale di astenuti. Secondo le stime rese note dall’Instance SupĂ©rieure IndĂ©pendante pour les Élections (ISIE), solo l’8,8% circa degli aventi diritto al voto si è presentato ai seggi per esercitare il diritto-dovere per antonomasia di qualsiasi sistema democratico. Un nuovo record in negativo nel panorama elettorale tunisino che, tuttavia, non è mai stato connotato da una consistente partecipazione alle urne. GiĂ nelle elezioni del 2019, infatti, solo il 41% degli elettori aveva deciso di esprimersi col voto, percentuale che, per altro, a livello regionale aveva toccato livelli ancora inferiori. Dopo la Rivoluzione dei Gelsomini e il crollo del regime di Ben Alì, la Tunisia appare bloccata in una impasse politica, connotata da una forte sfiducia nei confronti di coloro che detengono il potere e di cui, in ultima analisi, quest’ultima tornata elettorale sembra l’espressione culminante. Mentre si aspettano i risultati definitivi del voto del 17 dicembre che verranno resi noti il 19 gennaio prossimo, è necessario chiedersi: che cosa è successo al popolo tunisino?
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Un membro della commissione elettorale tunisina conta i voti il 18 dicembre 2022 a Tunisi. Il giorno dopo le elezioni legislative per la camera bassa che hanno registrato un’elevatissima percentuale di astensionismo alle urne
2. BOICOTTAGGIO CONTRO IL PRESIDENTE SAIED O ATTO DI SFIDUCIA NEI CONFRONTI DELLA DEMOCRAZIA?
Due sono le possibili chiavi di lettura di questo “voto mancato”. Da una parte, negli ultimi mesi, le riforme promosse dal Presidente Saied, sfociate, tra l’altro, nell’adozione della nuova Costituzione e nella nuova legge elettorale, hanno attirato la fervida opposizione di diverse articolazioni della societĂ tunisina, fra cui alcune associazioni sindacali e i principali partiti politici. Questi ultimi, in particolare, in occasione di queste elezioni, hanno invitato i cittadini tunisini a boicottare il voto in segno di protesta contro una politica che sembra sempre di piĂą a misura di un unico uomo e del suo potere: il Presidente della Repubblica. In questo senso, la scarsissima affluenza alle urne sembra configurarsi come un atto di totale rifiuto contro le azioni politiche di Saied, considerate unilaterali e illegittime. D’altra parte, però, questa interpretazione sembra manchevole di un dato essenziale, ossia l’ormai totale sfiducia del popolo tunisino nei confronti di una politica che non si è mai dimostrata all’altezza delle aspettative, nonostante l’implementazione delle istituzioni democratiche. Lo scollamento fra societĂ e centri di potere e, in generale, la diffidenza nella democrazia non è, di fatto, una novitĂ nel panorama tunisino, in cui giĂ nel 2014, i cittadini avevano espresso una relativa riluttanza nella capacitĂ degli istituti democratici di risolvere alcune delle problematiche principali del Paese. Da qui si potrebbe dedurre, quindi, che l’astensionismo registrato il 17 dicembre sia il segnale di un necessario e quanto mai urgente ripensamento dei veri bisogni della popolazione, stanca e provata da anni di recessione economica e da un progresso democratico che sembra sempre un passo indietro rispetto a ciò di cui i tunisini hanno bisogno.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Un’addetta alle urne attende che gli elettori si rechino al seggio nel distretto di Mnihla, poco lontano da Tunisi
3. IL PERICOLO MULTIFORME DI UNA TUNISIA INSTABILE
Il pericolo legato all’instabilitĂ della Tunisia si presenta con molteplici sfaccettature. Se ci si concentra sulla tenuta delle giovani istituzioni democratiche, l’iper-personalizzazione della politica potrebbe favorire delle ulteriori dinamiche di accentramento del potere, in grado di sfociare – nel lungo periodo – in una deriva autocratica. Tali tensioni, combinate con l’evidente scollamento fra i cittadini tunisini e la direzione politica attuale, di cui il recente astensionismo alle urne è palese manifestazione, potrebbero, inoltre, facilitare lo spostamento del confronto politico dall’interno delle sedi istituzionali alla strada, creando un mix esplosivo non solo sul piano politico, ma anche su quello della sicurezza interna del Paese. I primi segnali di questo trend si sono di fatto giĂ resi evidenti nei giorni immediatamente successivi alle elezioni del 17 dicembre, quando Ennahda, uno dei principali partiti di opposizione, ha mobilitato i propri accoliti per protestare contro il Governo, accusandolo di targetizzare ingiustamente i leader dell’opposizione per estrometterli dal dibattito politico. In definitiva, sembra che le elezioni del 17 dicembre scorso non siano state meramente un fallimento politico, ma anche e soprattutto il segnale di una profonda rottura del rapporto di fiducia fra la politica e la maggior parte dei cittadini tunisini che, non esercitando il proprio diritto di voto, hanno inviato alla classe dirigente del Paese un chiaro messaggio: “Voi, non ci rappresentate”.
Sara Cutrona
Immagine di copertina: Photo by ziedkammoun is licensed under CC BY-NC-SA