Caffè ristretto – Che cos’è la “finlandizzazione”? E perchè viene spesso citata come soluzione per il caso dell’Ucraina?
Con il termine “finlandizzazione” si intende la neutralità in politica estera di un Paese dovuta alla vicinanza di uno Stato più potente. Coniato inizialmente in Germania ovest negli anni ’60, il termine si riferisce all’esperienza particolare della Finlandia durante la guerra fredda: il Paese non aderì infatti né al blocco occidentale né a quello orientale, mantenendo rapporti relativamente cordiali con entrambi. Durante lo stesso periodo Helsinki riuscì anche a mantenere un sistema di Governo democratico simile a quello degli altri Paesi scandinavi, preservando un certo grado di indipendenza politica dalla vicina Unione Sovietica.
La situazione della Finlandia fu il prodotto della sconfitta del Paese nella seconda guerra mondiale e della sua necessità di sopravvivere come Stato indipendente. Sotto la guida del Presidente Juho Kusti Paasikivi (1946-56), Helsinki scelse quindi di mantenere rapporti di “buon vicinato” con l’Unione Sovietica e di firmare un accordo di amicizia, cooperazione e mutua assistenza che la legava a Mosca per scopi difensivi. Allo stesso tempo, però, il Governo finlandese ottenne il riconoscimento della propria sovranità su temi di politica interna e del suo desiderio di rimanere neutrale nel confronto bipolare. In tal modo il Paese non venne assorbito nel Patto di Varsavia e poté continuare ad usufruire di buoni rapporti anche con il blocco occidentale, seppur mantenendo sempre le distanze dalla NATO. L’indipendenza finlandese in politica interna non fu però mai totale: le autorità imposero infatti diversi limiti alla libertà d’espressione, proibendo film, libri e persino canzoni giudicati “anti-sovietici”. Tale censura per non irritare Mosca terminò solo negli anni ’80 con l’arrivo al potere di Mikhail Gorbachev. E fu lo stesso Gorbachev a proporre, senza successo, il modello finlandese per i Paesi dell’Europa orientale dopo la fine della guerra fredda.
Che c’entra con l’Ucraina?
Oggi la “finlandizzazione” viene spesso citata come possibile soluzione per la questione ucraina, perché garantirebbe sia la democrazia di Kiev che le necessità di sicurezza della Russia. Molti esperti però sottolineano le numerose differenze tra la situazione odierna dell’Ucraina e quella della Finlandia nel secondo dopoguerra: il conflitto nel Donbass e l’annessione russa della Crimea, che spingono Kiev a cercare garanzie di sicurezza a ovest; l’ostilità dell’establishment ucraino a una politica di non allineamento; il sostegno dei Paesi dell’Europa orientale alla piena integrazione dell’Ucraina nella UE e nella NATO. Intoltre la situazione finlandese fu anche frutto di una tradizione di neutralità tipica della regione scandinava e sostanzialmente assente nel contesto dei Paesi ex sovietici.
Simone Pelizza
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