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India: il vicinato in fiamme

Analisi – Le crisi politiche ed economiche in Pakistan, Sri Lanka e Nepal minano la stabilitĂ  dell’Asia meridionale. Mentre a Islamabad Khan viene sfiduciato, Colombo annuncia il default e Kathmandu lotta per evitarlo. Sullo sfondo, la sfida tra India e Cina per l’influenza regionale.

IL RING OF FIRE DELL’INDIA

Se il 2021 è stato un anno complicato per il vicinato dell’India, i primi mesi del 2022 non sono certo stati da meno. Alla instabilitĂ  provocata dal colpo di Stato in Myanmar e dal ritorno dei talebani a Kabul, si sono aggiunte le crisi economiche e politiche di Pakistan, Sri Lanka e Nepal. Tutte e tre le crisi hanno radici profonde, ma la loro contemporaneitĂ  evidenzia il ruolo svolto dalla pandemia e della guerra in Ucraina nell’accelerarne il decorso. Nemico storico dell’India, il Pakistan sta vivendo una profonda crisi istituzionale innescata dalle perduranti difficoltĂ  economiche e dall’incapacitĂ  del Governo Khan di porvi rimedio. Nonostante la rivalitĂ , Delhi segue con preoccupazione l’evolversi della situazione consapevole del rischio che un Pakistan instabile rappresenterebbe per la sicurezza nazionale indiana. Il clima infuocato di questi giorni, alimentato dallo stesso Khan, rischia infatti di trascinare il Paese in una spirale di violenza che aprirebbe scenari incerti per la regione. Di natura diversa, ma non per questo di minore impatto per l’India, sono le crisi in Sri Lanka e Nepal. I due Stati, entrambi parte della strategia Neighbourhood first avviata da Modi nel 2014, rappresentano attori importanti per l’India per almeno due ragioni. Anzitutto le loro economie sono strettamente interconnesse con quella indiana e per questo le strategie di connettivitĂ  regionale di Delhi coinvolgono Colombo e Kathmandu. In secondo luogo entrambi i Paesi sono teatro dello scontro tra India e Cina. In quest’ottica le crisi di Sri Lanka e Nepal pongono per l’India non solo una sfida ma anche un’opportunitĂ  di riconquistare il terreno perduto a causa della crescente presenza cinese in Asia meridionale.

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Fig. 1 – Manifestazione di sostenitori dell’ex premier pakistano Imran Khan a Karachi, 16 aprile 2022

LA CRISI ISTITUZIONALE IN PAKISTAN

Con il voto di sfiducia dello scorso 10 aprile si è conclusa l’esperienza del Governo guidato da Imran Khan. Perso l’appoggio degli alleati e delle influenti Forze Armate, entrambi decisivi nel successo elettorale del 2018, Khan ha così terminato il suo mandato iniziato tra grandi aspettative. Complici la pandemia e l’innalzamento dei prezzi delle materie prime, le promesse di risanamento economico e lotta alla corruzione sono state disattese. Negli ultimi quattro anni il quadro macroeconomico del Pakistan si è deteriorato. In assenza di crescita economica, il debito pubblico è cresciuto con un picco del 10% negli ultimi sei mesi. Ad aggravare la situazione hanno contribuito la sospensione del prestito del FMI, accompagnato da condizionalitĂ  mal digerite da Khan, e l’impennata dell’inflazione. Inoltre Khan ha perso la battaglia contro la corruzione come evidenziato dallo scandalo dei Pandora Papers e dagli indici di Transparency International. In questo contesto il voto di sfiducia che Khan ha provato a schivare ha innescato un aspro scontro istituzionale risolto solo dalla Corte Suprema. Ma l’intervento della Corte, pur favorendo la nomina del leader dell’opposizione Shehbaz Sharif (fratello dell’ex premier Nawaz Sharif) a capo dell’esecutivo, non ha attenuato lo scontro nel Paese. Khan, infatti, ha risposto invitando i propri supporters a manifestare contro quella che ha definito un’ingerenza degli Stati Uniti nella vita politica del Paese. Alle accuse di Khan sono seguite quelle dell’ex Ministro degli Esteri Qureshi, che ha parlato di operazione americana di “regime change“. La linea scelta da Khan, che ha inasprito lo scontro con Rawalpindi (sede del quartier generale delle Forze Armate), fa leva sulle difficili relazioni con gli USA, restii ad accettare il consolidamento dell’asse Pakistan-Cina. Pechino, infatti, è partner strategico di Islamabad, che rappresenta il primo mercato per l’export militare cinese. La stessa partecipazione di Khan alla cerimonia delle Olimpiadi in Cina e il viaggio a Mosca nei giorni in cui è iniziata l’offensiva russa in Ucraina hanno contribuito a deteriorare le relazioni con gli USA. In questo contesto l’India teme l’inizio di una lunga fase di instabilitĂ  in Pakistan che potrebbe favorire un colpo di mano militare. Del resto il test missilistico pakistano dello scorso 9 aprile è stato un chiaro messaggio rivolto a Delhi: la crisi istituzionale che ha colpito Islamabad non ha certo indebolito Rawalpindi.

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Fig. 2 – La popolazione dello Sri Lanka manifesta per le strade della capitale Colombo chiedendo le dimissioni Presidente Gotabaya Rajapaksa, 15 aprile 2022

LA CRISI ECONOMICA IN SRI LANKA

Lo Sri Lanka vive in questi giorni una terribile crisi economica sfociata nel default sul debito estero, pari a circa $51 miliardi. Tra i creditori piĂą colpiti dal default “preventivo e controllato” ci sono la Cina e il Giappone con il 20% e l’India con circa il 5%. Colombo cerca ora un’intesa con il FMI per assicurarsi il 17esimo piano di aiuti in 70 anni. L’attuale crollo delle riserve estere, necessarie per pagare le importazioni di beni essenziali, è imputabile al calo degli investimenti diretti esteri (perlopiĂą cinesi) e alla crisi del settore turistico. Pandemia e inflazione hanno sferrato un colpo decisivo all’isola che soffriva giĂ , dopo gli attacchi terroristici della Pasqua 2019, il deterioramento delle condizioni di sicurezza. La mancanza di petrolio, cibo e medicine sta producendo blackout continui e ha spinto la popolazione a manifestare contro i fratelli Rajapaksa, che controllano Governo e Presidenza dell’isola. Responsabili di politiche disastrose, come il taglio delle tasse del 2019, i Rajapaksa hanno anche contribuito a trasformare l’isola nel teatro dello scontro tra attori esterni in competizione. Da tempo Pechino lavora all’incremento dell’interscambio commerciale con Colombo e investe nell’isola assetata di capitali. Simbolo delle attivitĂ  cinesi è l’accordo del 2017 sulla concessione del porto di Hambantota. Questo contratto, erroneamente descritto come un caso di “trappola del debito”, non era altro che la spia delle difficoltĂ  dell’isola. Ora, con il Paese in ginocchio, India e Cina si scontrano sull’apertura di linee di credito. Delhi, in particolare, si sta dimostrando molto attiva a riprova del fatto che c’è la volontĂ  di sfruttare la situazione per recuperare il terreno perduto.

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Fig. 3 – Il Primo Ministro del Nepal Sher Bahadur Deuba in visita a Varanasi, 3 aprile 2022

LE DIFFICOLTĂ€ DEL NEPAL

Altro attore regionale in forte difficoltĂ  è il Nepal. Il crollo delle riserve estere (meno 20% in sei mesi) e la forte inflazione da costi disegnano un quadro macroeconomico simile a quello dello Sri Lanka. Anche nel Paese himalayano la pandemia ha favorito il deterioramento dell’economia bloccando il turismo e riducendo le rimesse, che valgono il 25% del PIL nazionale. Fortemente dipendente dalle importazioni, Kathmandu presenta un ampio deficit commerciale proprio come Colombo. Il Nepal, però, sembra oggi solo al primo stadio della crisi economica e la situazione non pare irreversibile. In questo contesto anche il Governo nepalese ha fatto ricorso al FMI. Tuttavia la controversa decisione di sospendere il governatore della Banca Centrale, accusato di rivelazione di informazioni riservate, rischia di far deragliare il negoziato. Altro aspetto che lega Nepal e Sri Lanka è la competizione sul loro territorio tra potenze estere. Di recente a Kathmandu ci sono stati scontri in seguito alla ratifica di un progetto USA da $500 milioni per la realizzazione di opere infrastrutturali. L’ambasciata cinese, contraria alla ratifica, ha definito il progetto parte della strategia USA per l’Indo-Pacifico ostile a Pechino. Intanto prosegue l’eterno scontro tra India e Cina. Delhi, legata per storia e religione al Nepal, si è vista sorpassare da Pechino negli investimenti diretti e nel partenariato militare. La Cina, negli ultimi anni, ha saputo sfruttare le forti tensioni tra India e Nepal per guadagnare terreno. In particolare a favorire Pechino è stata la pesante crisi diplomatica del 2015, sfociata nel lungo blocco commerciale imposto da Delhi al piccolo vicino settentrionale. Consapevole della necessitĂ  di rilanciare le relazioni tra gli Stati, Modi ha recentemente invitato il premier nepalese Deuba in India. La crisi in corso, infatti, offre all’India la possibilitĂ  di correre in soccorso del vicino evitando il collasso dell’economia e ristabilendo una gerarchia dei rapporti a danno della Cina.

Tiziano Marino

Photo by dMz is licensed under CC BY-NC-SA

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Perchè è importante

  • Le crisi istituzionali ed economiche in corso in Pakistan, Sri Lanka e Nepal preoccupano l’India e minacciano la stabilitĂ  della regione.
  • Mentre a Islamabad il Governo Khan viene sfiduciato, Colombo annuncia il default e Kathmandu lotta per evitarlo.
  • Intanto India e Cina si sfidano provando a cogliere l’occasione per ampliare le rispettive sfere di influenza.

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Tiziano Marino
Tiziano Marino

Analista politico e ricercatore, dopo la laurea magistrale in Relazioni Internazionali all’Università Roma Tre con specializzazione in “Pace, Guerra e Sicurezza”, ho conseguito un master in Studi Europei al College of Europe di Varsavia con una tesi sulla politica di vicinato dell’UE in Medioriente. Appassionato di sicurezza internazionale e geoeconomia, scrivo di UE, area MENA e Asia meridionale. Ho lavorato per i quotidiani HuffPost Italia e l’Indro, sono stato ricercatore per l’Istituto Affari Internazionali (IAI), e attualmente collaboro con Eastwest.eu e New Eastern Europe. Nella mia vita precedente ho viaggiato e vissuto in India e in Australia dove per sopravvivere ho lavato piatti e raccolto fragole.

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