Caffè ristretto – Hassan Sheikh Mohamud è stato eletto Presidente della Somalia, tornando ai vertici del Paese dopo l’esperienza tra il 2012 e il 2017. Nel suo programma, la conclusione della riforma costituzionale, la sconfitta di al-Shabaab e la composizione dei contrasti tra Mogadiscio e gli Stati Federali.
Ieri il Parlamento somalo ha eletto Hassan Sheikh Mohamud come nuovo Presidente della Repubblica Federale. Già capo dello Stato dal 2012 al 2017, Mohamud ha sconfitto al ballottaggio l’uscente Mohamed Abdullahi Farmajo, che gli era succeduto nella scorsa legislatura. È la prima volta che in Somalia un Presidente è eletto per la seconda volta.
La vittoria di Mohamud è giunta al terzo turno, con 214 voti, contro i 110 dello sfidante. Al primo scrutinio era risultato in testa Said Abdullahi Deni (Presidente del Puntland), che aveva distanziato proprio Farmajo e Mohamud, oltre all’ex premier Hassan Ali Khaire, mentre era rimasto fuori dai giochi Sharif Sheikh Ahmed, già capo dello Stato dal 2009 al 2012. Al secondo turno i voti dei parlamentari si erano concentrati invece su Mohamud e Farmajo, con Deni che non era riuscito ad attirare nuovi consensi, confermando di fatto il risultato precedente. Le elezioni, indette dopo 15 mesi di rinvii, hanno visto coinvolti 329 parlamentari, scelti dai delegati di clan e società civile.
Nato nel 1955 a Gialalassi (Jalalaqsi), nella regione di Hiran, circa 200 chilometri a nord di Mogadiscio, Mohamud è il leader del Partito per la Pace e lo Sviluppo, formazione di centrodestra da lui fondata al momento del suo ingresso in politica, dopo una carriera divisa tra università e Organizzazioni internazionali.
Durante il primo mandato come capo dello Stato Mohamud tentò di avviare misure per la ricostruzione della Somalia, entrando in carica proprio pochi giorni prima della riconquista da parte delle truppe keniote e somale della città di Chisimaio, occupata da al-Shabaab. Nonostante alcuni scandali, come le accuse sulla gestione di fondi pubblici e aiuti internazionali, Mohamud portò avanti la politica da lui stesso definita dei “sei pilastri”, basata su stabilità e Stato di diritto, ripresa economica, peacebuiliding, servizi pubblici, cooperazione internazionale e unità nazionale.
A distanza di dieci anni, tuttavia, le priorità della Somalia restano analoghe, tanto che Mohamud ha ribadito la necessità di completare il processo costituzionale (con elezioni a suffragio universale tra quattro anni), ripristinare la fiducia dei cittadini nelle Istituzioni, rafforzare l’autorità del Governo anche ridefinendo le relazioni tra Stato centrale e Stati federali, ricostruire le Forze Armate e ridurre la minaccia di al-Shabaab, affrontando nel contempo la crisi causata dalla terribile siccità di questi mesi.
Il voto di ieri, tenutosi in un hangar militare nell’aeroporto internazionale Aden Adde di Mogadiscio, si è svolto senza particolari turbolenze – a fronte del rischio di violenze politiche e terrorismo, – trasmettendo la speranza che la Somalia possa procedere sulla via di una transizione pacifica tra Farmajo e Mohamud.
Beniamino Franceschini
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