Caffè lungo – Al culmine di una campagna elettorale combattuta, i Labor hanno vinto le elezioni federali: Anthony Albanese è il nuovo Primo Ministro. Dopo quasi dieci anni, l’Australia sceglie nuovamente un Governo di sinistra. I Liberal pagano soprattutto il danno di immagine subito a causa della gestione della pandemia e politiche climatiche poco ambiziose.
IL RISULTATO ELETTORALE
Quando lo spoglio è giunto a circa due terzi delle schede elettorali, i Labor sotto la guida Anthony Albanese viaggiano spediti verso una vittoria che li dovrebbe portare oltre la fatidica soglia dei 76 seggi necessari a controllare la maggioranza della Camera bassa del Parlamento (House of Representatives). Come da prassi il Primo Ministro uscente Scott Morrison ha già riconosciuto la vittoria dello sfidante e si è dimesso dalla guida del Partito Liberale.
Rispetto a tre anni fa la principale novità è rappresentata dalla crescita dei candidati indipendenti (la cosiddetta teal wave) e di quello che tradizionalmente è il terzo incomodo, vale a dire il partito dei Green. Gli stessi Labor, che pure conquistano circa dieci seggi in più rispetto alle scorse elezioni, registrano un leggero calo nel totale delle preferenze. Molto negativo il dato della Coalition, che oltre ai Liberal raccoglie il National Party e i Nationals: la maggioranza uscente perde oltre il 6% di preferenze e circa una ventina di seggi, passando da 76 a 55. I verdi crescono del 2%, ma soprattutto vedono i seggi aumentare da uno a quattro. Gli altri partiti indipendenti mettono assieme il 20% delle preferenze e conquistano oltre dieci seggi, il dato più alto di sempre. In termini assoluti i Labor sono il primo partito con il 33% dei voti, seguiti dai Liberal con 23% e dai Green col 12%.
Fig. 1 – Discorso del leader laburista Anthony Albanese dopo la vittoria elettorale, 21 maggio 2022
CHI È IL NUOVO PRIMO MINISTRO
Nato a Sydney 59 anni fa da padre italiano e madre di origine irlandesi, Anthony Albanese è alla guida dei Labor dal 2019. Membro del Parlamento dal 1996, già vicepremier con Kevin Rudd e Ministro di Infrastrutture e Trasporti nell’esecutivo di Julia Gillard (2013), Albanese (“Albo” per gli amici) ha raccolto il testimone di capo dell’opposizione tre anni fa, all’indomani dell’inaspettata sconfitta elettorale subita dai Labor alle scorse elezioni.
Il nuovo Primo Ministro, che è cresciuto in quelle che in Australia si chiamano public housing (le case popolari) grazie alla pensione di invalidità della madre, ha sempre rivendicato con orgoglio le proprie umili origini. Nel discorso di ringraziamento pronunciato poche ore fa nella sede del comitato elettorale non ha mancato di sottolineare – con una certa commozione – come la sua elezione rappresenti un forte messaggio di uguaglianza, di inclusività e di affermazione delle pari opportunità presso la parte più svantaggiata della popolazione.
Il cognome italiano del nuovo Primo Ministro australiano è legato a una storia personale molto travagliata, da lui stesso resa pubblica solo nel 2016. Fino all’età di 14 anni Anthony Albanese è cresciuto nella convinzione che il genitore fosse morto in un incidente d’auto quando lui era in tenera età. La realtà era molto diversa. Suo padre, originario di Barletta, aveva conosciuto la madre nel 1962 a bordo di un transatlantico, sulla rotta che in quegli anni riportava in Europa migliaia di emigrati. Anthony era stato il frutto di una relazione extraconiugale, che il padre Carlo – steward a bordo della nave da crociera – non aveva mai riconosciuto, avendo già una famiglia che lo aspettava in Puglia. Ciò nonostante la madre aveva scelto di dare al figlio il cognome del padre naturale. Alla scomparsa della madre, Anthony aveva deciso di provare a rintracciare il padre. Con un intreccio avvincente di indagini sui registri marittimi e l’intervento dell’Ambasciata australiana a Roma era stato infine possibile fare incontrare i due nel 2011. I contatti e le visite di Anthony a Barletta erano proseguiti fino alla morte del padre avvenuta nel 2014. Il trentunesimo Primo Ministro australiano, che non ha cittadinanza italiana e non parla affatto la nostra lingua, ha due sorellastre italiane.
Fig. 2 – Il premier uscente Scott Morrison abbraccia le figlie dopo avere riconosciuto pubblicamente la sconfitta, 21 maggio 2022
LE RAGIONI DELLA SCONFITTA DEI LIBERALI
Per quanto la vittoria dei Labor fosse nell’aria, lo spostamento dell’Australia a sinistra è considerato un fatto epocale. Sono innumerevoli le motivazioni che hanno condotto la Coalition a non vincere la quarta elezione consecutiva.
La pandemia è stata affrontata bene sul piano sanitario, ma a costo di misure draconiane che hanno finito per esasperare la popolazione. Il grave ritardo accumulato dal Governo nel lancio della campagna vaccinale ha costretto il Paese a prolungati lockdown e a una chiusura dei confini durata quasi due anni.
Se è indubbio che l’esecutivo uscente abbia dato rispose efficaci sul piano delle misure per rilanciare l’economia durante e dopo la pandemia, è altresì vero che nelle ultime settimane l’attenzione dell’opinione pubblica si è incentrata sul tasso d’inflazione galoppante (al 5,2%) e sulla perdita di potere d’acquisto dei salari.
Anche il cambiamento climatico ha certamente giocato un ruolo fondamentale nella spinta al cambiamento. Le timide politiche di transizione ecologica proposte da Scott Morrison non sono apparse una risposta adeguata e credibile agli sconvolgimenti climatici che hanno colpito l’Australia negli ultimi anni, flagellata dagli incendi del 2020 e dalle recenti inondazioni sulla costa est.
Un ultimo tema che ha acceso il dibattito nelle ultime settimane è quello delle politiche per la casa. L’Australia vive da oltre 30 anni una bolla speculativa che sembra inarrestabile, con il prezzo delle case ormai inaccessibile a vaste fasce della popolazione, soprattutto ai giovani. Tra le ragioni del fenomeno, un discusso meccanismo di detrazione fiscale delle minusvalenze finanziarie.
Uno dei principali motivi della sconfitta elettorale dei Labor alle elezioni del 2019 era stato proprio l’ambizioso programma di riforme fiscali. L’impressione è che stavolta il partito guidato da Albanese abbia scelto un profilo più basso, strizzando l’occhio all’elettorato moderato e catalizzando il malcontento verso l’esecutivo uscente. Adesso si apre la vera sfida per il neo Primo Ministro Anthony Albanese: tradurre in azione politica programmi i cui confini sono rimasti finora sfumati e in parte ambigui. Specialmente se il Governo dovesse ricorrere ai Green e agli altri indipendenti per puntellare la maggioranza parlamentare, i Labor sarebbero costretti a portare avanti politiche ben più incisive di quelle preannunciate in materia economica e ambientale.
Dario Privitera
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