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Alle urne per un nuovo Kazakistan?

In 3 sorsi – Le elezioni presidenziali anticipate in Kazakistan vedono la riconferma di Tokayev, impegnato in un percorso di riforme per il Paese, nonostante le tensioni interne e internazionali.

1. TRA VOTO ANTICIPATO E RIFORMA COSTITUZIONALE 

Domenica 20 novembre gli elettori kazaki si sono recati alle urne per scegliere un nuovo (vecchio) Presidente. Con l’81% dei voti e un’affluenza del 70% Kassym-Jomart Tokayev, alla guida del Paese dal 2019, è stato riconfermato nel suo ruolo. Queste elezioni erano state anticipate a settembre dallo stesso Tokayev, probabilmente per capitalizzare il supporto attuale di cui gode. A sfidare il candidato principale, sostenuto dalla Coalizione del Popolo di cui fanno parte i principali partiti del Májilis (Camera bassa del Parlamento kazako), si è presentata un’opposizione frammentata che ha schierato cinque personalitĂ  di fatto semisconosciute, ottenendo scarso successo. Tanto che la seconda “opzione” piĂą votata è stata il “voto contro tutti” (5,8%). Questa tornata elettorale è strettamente legata alla riforma costituzionale approvata il 5 giugno scorso dal 77,18% dei votanti e presentata da Tokayev come la strada per un “nuovo Kazakistan”, realizzando il passaggio da una “forma di Governo super-presidenziale a una Repubblica presidenziale con un Parlamento forte”, anche in risposta alle richieste di maggiore apertura da parte della societĂ  civile. Tuttavia, non sono mancate le critiche per le tempistiche troppo affrettate e la mancanza di spazio per il dibattito pubblico. Il referendum è infatti stato piĂą che altro uno strumento per accrescere il consenso di Tokayev.

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Fig. 1 – Ultimi preparativi in un seggio di Astana prima dell’apertura per le presidenziali, 19 novembre 2022

2. KASSYM-JOMART TOKAYEV

Ma chi è Kassym-Jomart Tokayev? Nato nel 1953 ad Almaty, capitale della ex Repubblica sovietica kazaka, studia relazioni internazionali a Mosca intraprendendo in seguito la carriera diplomatica grazie a incarichi in Cina e a Singapore. Dopo la dissoluzione dell’URSS diventa il viceministro degli Affari Esteri del nuovo Kazakistan indipendente. Nel 1999 assume poi la carica di vice Primo Ministro, cui seguono diversi altri incarichi a livello governativo. Nel 2019 diventa Presidente, dopo le dimissioni di Nursultan Nazarbayev, leader autoritario alla guida del Paese dal crollo dell’URSS, del quale inizialmente Tokayev si impegna a portare avanti la linea politica. Inizia però poi un percorso di riforme, tra cui aumento dei salari, lotta alla corruzione, decentramento del Governo locale, che lo allontanano sempre piĂą dalla leadership dell’ex Presidente e gli permettono di consolidare la propria posizione, non senza frizioni. Con queste elezioni Tokayev ha voluto aprire un nuovo capitolo perseguendo un “mandato di fiducia” e impegnandosi in ulteriori riforme volte a costruire un Kazakistan giusto ed equo rafforzando lo Stato di diritto. Tuttavia, non sono mancate le critiche anche per questo voto. Infatti, secondo un report dell’OSCE queste elezioni hanno mancato di “competitività”. L’UE ha invitato il Kazakistan a lavorare su “pluralismo politico e partecipazione dei cittadini”, rimarcando il favore nei confronti delle “piĂą ampie riforme politiche e socio-economiche”. Tokayev vorrebbe inoltre anticipare anche le elezioni per il Parlamento, continuando nell’opera di reset del sistema politico.

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Fig. 2 – Il Presidente Tokayev durante un recente vertice dei Paesi CSI, ottobre 2022

3. TRA TENSIONI INTERNE E INTERNAZIONALI

Il Kazakistan sta vivendo una delicata fase di transizione del potere, della quale i disordini di inizio anno (scoppiati a seguito di proteste per l’aumento dei prezzi del gas) sono la più chiara esemplificazione. Tokayev è però riuscito a uscire rafforzato da tali disordini, in parte anche grazie all’intervento della Russia. Ma attualmente i rapporti con lo storico alleato sono piuttosto tesi a causa della guerra in Ucraina. Il Governo kazako ha infatti condannato le azioni militari di Mosca e non ha riconosciuto gli esiti del referendum nelle regioni occupate. Inoltre, il Kazakistan, insieme alla Georgia, è tra i Paesi che stanno accogliendo il maggior numero di russi in fuga dalla mobilitazione parziale (si parla di circa 100mila uomini). Tokayev ha più volte dichiarato che vuole garantire l’accoglienza, l’assistenza e la sicurezza di questi cittadini russi. Infine, anche l’impatto economico è da prendere in considerazione: la recessione della Federazione Russa sta bloccando la crescita economica kazaka. In un contesto internazionale politicamente e economicamente instabile è quindi difficile prevedere fino a che punto il progetto di “nuovo Kazakistan” avrà veramente successo.

Simona Ricci

Kassym-Jomart Tokayev (MP, Kazakhstan) and OSCE PA Sec Gen Spencer Oliver at Autumn Meeting in Geneva, 5 Oct. 2014 (photo courtesy of the Swiss Parliament/Fabio Chironi)” by oscepa is licensed under CC BY-SA

Dove si trova

Perchè è importante

  • Il 20 novembre l’elettorato kazako si è recato alle urne, riconfermando il Presidente Tokayev. Continua il percorso verso un “nuovo Kazakistan”, iniziato con la riforma costituzionale approvata a giugno grazie a un referendum popolare.
  • Kassym-Jomart Tokayev, delfino dell’ex Presidente Nazarbayev, sta cercando di imporsi come leader indipendente e riformare il Paese, anche se c’è ancora molta strada da fare, come dimostra la “scarsa competitività” di queste elezioni.
  • I disordini interni di inizio anno e la guerra in Ucraina rendono questa fase di transizione ulteriormente difficile per il Kazakistan, che sta cercando di allontanarsi dall’influenza di Mosca.

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Simona Ricci
Simona Ricci

Ho conseguito la Laurea Magistrale in Lingue Straniere per le Relazioni Internazionali presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e sto terminando il Master in Comunicazione per le Relazioni Internazionali dell’Università IULM. Da quando ho iniziato a studiare russo mi sono appassionata alla Russia e allo spazio postsovietico, cercando di tenermi sempre aggiornata sugli sviluppi politici, economici e culturali. Nei miei lavori di tesi ho approfondito la competizione geopolitica tra le grandi potenze in Asia Centrale, il modello della democrazia sovrana russa, e la comunicazione del Cremlino durante la pandemia. Ho inoltre svolto una breve esperienza lavorativa a Mosca che mi ha permesso di immergermi in prima persona nell’Est europeo.

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