Analisi – Lo scorso maggio a Copenaghen è stata presentata dal Consiglio d’Europa la nuova strategia 2018-2023 per la parità di genere. La nuova strategia è stata adottata non solo con lo scopo di rimuovere gli ostacoli che impediscono l’effettivo raggiungimento della parità tra donne e uomini, ma anche per dare un ruolo fondamentale ai maschi nella lotta alla disparità.
VERSO UN’UGUAGLIANZA DI GENERE
A marzo 2018 il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha adottato per i prossimi cinque anni la nuova strategia per la parità tra donne e uomini. La strategia è stata presentata ufficialmente durante la conferenza internazionale Verso un’uguaglianza di genere, organizzata dalla Presidenza danese del Consiglio dei Ministri e tenutasi a Copenaghen lo scorso maggio. Lo scopo della nuova strategia, oltre a ribadire l’impegno dell’organizzazione nel rispondere alle sfide attuali e rimuovere gli ostacoli che impediscono di raggiungere l’effettiva parità di genere all’interno degli Stati membri, è anche quello di puntualizzare la necessità di assicurare una presenza femminile equilibrata negli organi decisionali. Se prendiamo come riferimento l’UE, oggi la percentuale di donne presenti nei Parlamenti nazionali è pari al 29,7%. Questo dato varia da nazione a nazione. In Svezia è pari al 45,8%, mentre in Ungheria le donne presenti in Parlamento sono solo l’11,6%. Durante la conferenza non si è soltanto discusso della parità tra uomo e donna, ma anche di diritti delle donne, della conciliazione tra lavoro e vita familiare, di rifugiate, di richiedenti asilo, della necessità di garantire alle donne equo accesso alla giustizia e del ruolo dell’uomo. Sin dal 2012 il Consiglio d’Europa, per poter identificare il divario e gli ostacoli, ha organizzato e sviluppato una serie di attività, strumenti e cooperazioni. Ha ulteriormente provveduto alla creazione di politiche guida e si è impegnato nel divulgare gli strumenti che potrebbero portare in futuro alla parità di genere, supportando nella realizzazione le organizzazioni e gli stessi Stati membri. In aggiunta, il Consiglio d’Europa ha stabilito sin dall’inizio sei aree prioritarie tra cui la lotta agli stereotipi riferiti al genere, all’incitamento all’odio sia online che offline e al sessismo.
Fig. 1 – Partecipanti alla conferenza internazionale “Verso un’uguaglianza di genere”
AL PASSO COI TEMPI
In questo periodo di instabilità economica e crescita del populismo i diritti delle donne sono nuovamente minacciati dai tagli alle spese delle organizzazioni che lottano per la parità di genere. La nuova strategia riflette i problemi legati anche all’attuale contesto economico, identificando tra le cause la mancanza di infrastrutture socioeconomiche e sistemi di welfare che possano equiparare i generi all’interno della società. Inoltre negli ultimi anni si è cercato di dare spazio anche agli uomini, perché il problema della disparità non è solo femminile. Il Consiglio d’Europa ribadisce da sempre l’importanza e il ruolo dell’uomo, non solo nella divisione delle mansioni familiari, ma anche per quanto riguarda la mancanza di strumenti atti a far sì che il partner possa essere parte integrante dell’educazione e della crescita dei propri figli attraverso adeguate strutture per l’infanzia, congedo parentale retribuito e assegni familiari. Ad oggi in Europa non è presente un provvedimento comunitario che regoli il congedo di paternità. Ogni Stato membro gestisce singolarmente il congedo dedicato ai neo-papà, che varia tra 1 e 64 giorni. Tra tutti gli Stati membri in solo 23 di questi è previsto il congedo di paternità, e in solo 17 il compenso durante il congedo di paternità e quindi l’astensione dal lavoro è pari al 100% del reddito precedente. Pertanto la nuova strategia affronta anche le difficoltà riscontrate da parte dell’uomo, non solo nella sfera familiare, ma anche rispetto alla società. Gli stereotipi di genere maschile devono essere superati, per lasciare l’uomo e il ragazzo liberi dalla pressione che i preconcetti comportano e da ciò che ci si aspetta da loro. Gli stereotipi sono parte integrante della società e della vita: l’intento è quindi quello di includere il genere maschile nella lotta per la parità di genere, educando sin dai primi anni di età all’uguaglianza tra uomini e donne, e guidando i bambini a non fare differenze e a non basarsi sui pregiudizi. Gli obiettivi della strategia vorrebbero vedere gli uomini e i ragazzi partecipare attivamente nella promozione dei diritti delle donne e nella lotta alla disparità, perché anche l’uomo è tra i destinatari delle politiche per l’uguaglianza di genere.
Fig. 2 – Un papà che ha usufruito del periodo di paternità a Berlino
STRATEGIA PER LA PARITÀ DI GENERE
In Europa nel corso degli anni si sono fatti tanti passi avanti riguardo a questa tematica, ma la completa parità di genere è ancora lontana. La disparità di genere e le barriere persistono ancora oggi in diversi settori, limitando sia la donna che l’uomo e costringendo la donna a effettuare delle rinunce non solo in campo lavorativo, ma anche personale. Tra gli strumenti atti a rompere il divario tra generi c’è l’indipendenza economica, da sempre prerequisito fondamentale per la parità e per una società equa e sostenibile. L’emancipazione femminile non solo permette alla donna di accedere a risorse economiche, ma include opportunità professionali, contribuendo allo sviluppo e alla crescita economica nazionale. Ad oggi il divario di genere all’interno dei Paesi facenti parte dell’UE è ancora alto. Nel 2016 il reddito orario lordo per le donne era in media del 16,2% inferiore rispetto all’uomo. Il più alto divario è stato riscontrato in Estonia (25,3%), mentre quello più basso in Romania (5,2%). L’avanzamento di politiche tenute all’inclusione sociale delle donne è cruciale per promuovere le opportunità economiche. In quest’ottica il Consiglio d’Europa cerca ogni giorno anche tramite i social network di condividere le politiche e gli strumenti focalizzati a cambiare la società e il mondo in cui viviamo, per far sì che un giorno la parità di genere diventi realtà.
Moira Mastrone