In 3 sorsi – La politica “zero Covid” ha segnato un forte rallentamento dell’economia cinese in questi ultimi anni. La fine della strategia potrebbe portare con sé conseguenze benigne. La ripresa economica cinese sarà uno dei fattori più importanti per la crescita globale dell’anno, ma non è esente da rischi e incertezze.
1. I DANNI DELLA POLITICA ‘ZERO COVID’
La politica “zero Covid” adottata dal Governo di Pechino durante gli anni della pandemia ha comportato gravi conseguenze per la Cina. La strategia, infatti, ha provocato seri danni all’economia, dovuti ai continui lockdown, alla chiusura delle attività e alla sospensione delle vendite. Inoltre, il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 16 e i 25 anni ha toccato livelli record nel 2022, attestandosi intorno al 16,7%. Difficile è anche la situazione del settore immobiliare, che in questi anni ha subito un forte raffreddamento, dovuto all’inasprimento delle regole per l’acquisto delle abitazioni in alcune città cinesi. Oltre a questo, il Paese sta sperimentando un netto declino demografico, il peggiore degli ultimi sessant’anni. Tutto ciò ha portato il PIL a crescere solo del 2,7% nel 2022, due punti e mezzo in meno di quanto Pechino avesse previsto. Ma la fine della politica “zero Covid” potrebbe avere conseguenze benigne per l’economia. A livello domestico i primi segnali di ripresa partono proprio dai consumatori, che essendo stati così tanto tempo chiusi in casa hanno accumulato risparmi e ora hanno soldi da spendere – il Paese sta infatti attuando politiche monetarie e fiscali per favorire il rimbalzo economico. Sul piano internazionale, al World Economic Forum di Davos dello scorso gennaio, il vice Primo Ministro Liu He ha dichiarato che la Cina è pronta a riaprirsi agli investimenti esteri e al mondo.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Medici cinesi durante le ultime fasi della politica “zero Covid”, dicembre 2022
2. LA CINA È PRONTA A RINASCERE E L’INDUSTRIA MONDIALE CON LEI
Secondo quanto riporta Kristalina Georgieva del Fondo Monetario Internazionale (FMI), la capacità di Pechino di riprendersi è il fattore più importante per la crescita globale del 2023. Sono vari gli analisti che la pensano allo stesso modo: una volta che l’economia cinese recupererà, questo aiuterà anche la crescita globale e il risollevamento di svariate industrie, comprese quelle europee. A beneficiare della ripresa saranno soprattutto i produttori di materie prime di cui la Cina è consumatrice. Si pensi al petrolio, per il quale il Paese è fruitore di un quinto della produzione globale, ma anche a nichel, rame e ferro. Se da un lato, perciò, la crescita cinese può portare beneficio, dall’altro potrebbero anche esserci degli effetti collaterali in numerosi Paesi, dovuti ad alti tassi di interesse e di inflazione. Secondo Goldman Sachs la riapertura cinese aumenterà i prezzi delle materie prime, soprattutto del petrolio; e in particolare il prezzo del Brent potrebbe arrivare a circa 100 dollari al barile e aumentare quindi di quasi $15 rispetto a quello attuale ($82,97). Quest’anno, inoltre, il grande progetto infrastrutturale Belt and Road Initiative (BRI), compirà dieci anni. Presentato ad Astana nel 2013 da Xi Jinping, esso vede oggi la partecipazione di circa 150 Paesi e 32 Organizzazioni, e il commercio tra loro e il Dragone è aumentato di circa il 20,4% lo scorso anno. Per il Consigliere di Stato e il Ministro degli Esteri Wang Yi “questo segna un nuovo punto massimo nella cooperazione economica internazionale e funge da nuovo motore che guida lo sviluppo di tutti i Paesi”. Nel contesto regionale Xi Jinping ha dichiarato di voler aumentare gli scambi commerciali con i Paesi “Stan”, arrivando circa a 70 miliardi di dollari entro il 2030.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Il Consigliere di Stato e Ministro degli Esteri Wang Yi
3. ALCUNI DATI E PROSPETTIVE
Parlando di dati, la Banca Mondiale stima che nel 2023 la crescita cinese sarà circa del 4,4% e che questa dovrebbe superare quella di USA, Giappone e Unione Europea. Gli economisti hanno calcolato anche che l’economia di Hong Kong crescerà almeno del 3,3% quest’anno. Per quanto riguarda gli investimenti diretti esteri in Cina, nel 2022 sono ammontati a 189,13 miliardi di dollari. Nel 2023, la Cina si concentrerà sull’aumento della domanda interna, cercando di aumentare il reddito personale e incoraggiando i capitali privati a partecipare alla costruzione di progetti nazionali chiave. I punti focali su cui dovrà puntare la rinascita saranno uno sviluppo più sostenibile, la riduzione delle emissioni di carbone e un suo utilizzo più efficiente. Nonostante le prospettive dell’economia cinese siano incoraggianti, bisogna comunque tenere presente i rischi cui essa può andare incontro, dovuti a un possibile ritorno della politica “zero Covid”, a un’escalation delle tensioni con gli USA e a un rallentamento della domanda esterna.
Francesca Giordano
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