In 3 sorsi – Con le sanzioni applicate alla Russia nell’ultimo anno, si è parlato a lungo di sanzioni unilaterali, uno strumento sempre più utilizzato dagli Stati per influenzare il comportamento di altri. L’Unione Europea ha in atto sanzioni nei confronti di numerosi Paesi in quasi tutti i continenti, seppur l’ONU ne abbia riconosciuto l’impatto negativo sui diritti umani.
1. SANZIONI UNILATERALI: COS’È UNA SANZIONE?
Le “misure restrittive”, o sanzioni, sono delle azioni che vengono intraprese da uno Stato, o da un organo intergovernativo, come l’ONU o l’Unione Europea, con lo scopo di indurre un cambiamento nel comportamento di un altro Stato, di un ente, di un organizzazione o anche di individui. Possono essere stabilite dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, e riprese eventualmente dall’Unione Europea o singoli Stati, o anche essere decise autonomamente. L’Unione Europea, in particolare, le utilizza per “rispondere rapidamente a sfide e sviluppi politici contrari ai suoi obiettivi e valori“, e per agire nei confronti di terrorismo, violazioni dei diritti umani, destabilizzazione deliberata di un Paese sovrano e attacchi informatici.
In generale esistono numerosi tipi di sanzioni, da diplomatiche a economiche, commerciali, finanziarie, informatiche e così via. L’Unione Europea si avvale principalmente di sanzioni diplomatiche, che prevedono l’interruzione delle relazioni diplomatiche con uno Stato, o di sanzioni più “leggere”, come un embargo sulle armi, divieti di viaggio, congelamento dei beni di proprietà, e sanzioni economiche in varie forme.
Fig. 1 – Mappa di tutti i Paesi soggetti a un qualsiasi tipo di sanzione o restrizione da parte dell’Unione Europea
2. SANZIONI DELL’UNIONE EUROPEA: NON SOLO LA RUSSIA
Le sanzioni attualmente stabilite dall’Unione Europea sono più numerose di quello che immaginiamo. In seguito al conflitto in Ucraina si è parlato a lungo delle sanzioni piuttosto stringenti che sono state applicate alla Russia, alla Bielorussia, e ai territori ucraini annessi alla Russia. All’interno dell’Europa, però, anche la Bosnia-Erzegovina, il Montenegro, la Moldavia e la Serbia sono sottoposti ad alcuni tipi di restrizioni da parte dell’UE.
La concentrazione maggiore di Paesi sanzionati si trova in Medio Oriente, dove l’Iran, l’Iraq, lo Yemen, la Turchia e il Libano sono tutti sottoposti a un qualche tipo di embargo sulle armi, restrizioni per violazioni dei diritti umani o sanzioni economiche. Dopo la salita al potere del Governo talebano, anche l’Afghanistan è diventato soggetto all’embargo sulle armi. Alla lista dei Paesi sanzionati si aggiungono poi anche la Tunisia e la Libia.
Il tipo e l’impatto delle sanzioni imposte non sono le stesse per tutti gli Stati citati. Per la maggior parte dei Paesi che si trovano in Europa o con i quali i Paesi dell’Unione hanno rapporti commerciali e diplomatici attivi, si tratta principalmente di sanzioni relative a situazioni e gruppi specifici, con restrizioni commerciali o singoli beni congelati. Altri Paesi, invece, come la Russia o la Siria, in seguito allo scoppio della guerra civile nel 2011, vivono in un blocco quasi completo di commercializzare, inviare, e ricevere beni da e per i Paesi dell’Unione.
Fig. 2 – Oxfam prepara la spedizione di beni di prima necessità per la Siria
3. UNO STRUMENTO CONTROVERSO
L’Unione Europea, nello stabilire e applicare le proprie sanzioni, si pone l’obiettivo di ridurre il più possibile l’impatto delle sanzioni sulla popolazione civile, e di non violare le leggi del diritto internazionale.
Nel 2015 il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, l’organo che si occupa di monitorare lo stato dei diritti umani nei Paesi membri dell’ONU, ha nominato uno Special Rapporteur (un esperto indipendente) con il compito di indagare sull’impatto delle “misure coercitive unilaterali”, riconoscendole come uno strumento che viola sia il diritto internazionale sia i diritti umani delle popolazioni colpite. Nel suo ultimo report l’esperta Alena Douhan ha evidenziato come oramai gli Stati creino frequentemente sanzioni unilaterali in nome di un bene comune, di fatto però trasformando quello che dovrebbe essere uno strumento di eccezione in una pratica ordinaria nelle relazioni internazionali.
Un esempio dell’impatto negativo delle sanzioni è venuto alla luce recentemente, nella forte difficoltà che le associazioni e organizzazioni internazionali hanno riscontrato nell’invio di fondi e beni di primo soccorso in Siria per rispondere al forte terremoto che nel febbraio scorso ha devastato il Paese. Uno studio condotto recentemente da alcune organizzazioni internazionali mostra come le sanzioni abbiano un impatto decisivo sul lavoro del settore umanitario in generale, mettendone in difficoltà l’assistenza e le operazioni amministrative e operative, a discapito dei recipienti del loro aiuto.
Maia Correrella
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