Editoriale – Si parla frequentemente di controffensiva ucraina. Spesso lo si fa in maniera superficiale. Un articolo in quattro parti sulle principali dinamiche da tenere in considerazione e che potrebbero influenzarla.
In molti hanno commentato la prossima attesa offensiva ucraina, spesso citando numerosi aspetti coinvolti: le nuove unità in addestramento, i mezzi forniti progressivamente dagli Occidentali, i dubbi circa le possibili problematiche che si dovranno affrontare.
Meno affrontato è invece il tema di come tutto questo si integri e quali siano le principali sfide che si affrontano in questi casi: gli ucraini dovranno affrontarle e superarle, se vogliono avere successo.
Lo faremo riprendendo i concetti base della “cipolla della sopravvivenza” (survivability onion) e altri che abbiamo spiegato in passato. Se non ve li ricordate, rileggetevi prima quel testo e anche quello relativo alla kill chain.
NON ESSERE LÌ
È il primo punto della cipolla. Se non vuoi subire perdite o rischiare la distruzione dei tuoi mezzi ed equipaggiamenti, non mettere i tuoi uomini in condizioni di pericolo o entro la gittata delle armi avversarie. Concetto banale, ma in un’offensiva noi in realtà puntiamo proprio a inviare le nostre forze verso il nemico e quindi intrinsecamente entro la gittata delle sue armi e in situazione di pericolo. In pratica, noi saremo sicuramente “lì”.
Quello che però che possiamo fare è decidere dove sia il “lì” e quando saremo “lì”. In altre parole, quando si lancia un’offensiva si cerca di determinare quale sia il punto più favorevole da colpire e quale il momento più favorevole in cui farlo.
DOVE
Il dove riguarda quindi questi aspetti:
- Scegliere dove il nemico è vulnerabile sia in termini di come è schierato che in termini di terreno dove si svolgerà l’azione – meglio ancora dove non si aspetta di essere attaccato, se possibile;
- Concentrare le mie forze per l’attacco in maniera da ottenere una superiorità locale in un sufficiente numero di ambiti (uomini, carri armati, cannoni, ecc…) da permettermi di avere successo
La questione della superiorità locale è critica: se il fronte è molto largo, come ora, l’avversario è costretto a difenderlo tutto e questo diluisce la sua forza. Gli ucraini potranno invece concentrare le forze per l’attacco in un’area ristretta, massimizzando la possibilità di sfondare (come successo nell’offensiva di Kharkhiv l’estate scorsa). Tuttavia il nemico potrebbe rendersi conto di non poter difendere tutto e preferire tenere sostanziali forze “dietro”, per rispondere all’inevitabile sfondamento (ne avevo parlato in passato: come si difende una posizione).
La scelta del dove a volte è obbligata: dipende dal terreno, dagli obiettivi (dove attaccare implica sempre sapere “cosa voglio fare, che obiettivi voglio raggiungere, a cosa punto con questa offensiva”). Se anche per il nemico è ovvio dove vorrai attaccare, la cosa diventa più ardua, perché sarà più pronto.
QUANDO
Il quando riguarda invece:
- Attaccare quando il nemico non se lo aspetta o è distratto altrove;
- Attaccare quando il nemico, pur aspettandoselo, non è pronto;
- Attaccare sfruttando una temporanea situazione di caos o problemi che possono impedirgli di resistere o reagire in maniera efficace;
- Attaccare quando hai le forze pronte, preparate e correttamente in posizione.
Esistono due rischi: attaccare troppo presto (quando non hai ancora le forze pronte, quando ancora non tutti sono in posizione, quando il nemico non è ancora distratto da altri aspetti…) o attaccare troppo tardi (quando, nell’attesa del momento “perfetto” che non arriva mai, in realtà perdi l’occasione; o più semplicemente quando ci metti troppo a prepararti e il nemico intanto fa in tempo a capire le tue intenzioni e rinforzarsi).
Il momento “giusto” è quindi difficile da valutare correttamente… e la prima difficoltà da superare, assieme al decidere dove attaccare.
In breve, visto che devi per forza andare verso il nemico (in quanto sei all’offensiva) l’idea è farlo massimizzando le probabilità di riuscita e questo si ottiene contrapponendo i tuoi punti di forza ai punti suoi punti deboli. E questo include scegliere dove e quando colpirlo. L’aspetto di deception (mascheramento, inganno) è quindi fondamentale. Magari il nemico sa che verrà attaccato (è la situazione attuale), ma non sa bene dove, né quando. Se crede che l’attacco avverrà in momenti o luoghi diversi da dove accadrà davvero, le probabilità aumentano. Se invece riesce a capire correttamente tempi e luoghi, potrà prepararsi.
COME MIGLIORARE LE COSE
Per migliorare le cose chi attacca può fare due cose:
Primo, “preparare” la situazione. In ambito NATO vengono chiamate “shaping operations”, cioè tutto quello che serve a “preparare” il campo di battaglia perché, quando si inizia, lo scontro vada a proprio vantaggio: ricognizione per capire dove è il nemico, colpire centri comando, depositi di munizioni e linee di comunicazione nemiche per rendere più difficile per lui coordinarsi, reagire, capire cosa succederà.
Secondo, lanciare attacchi diversivi, altrove, per provare a convincerlo che l’attacco avverrà diversamente. Oppure attaccare subito, senza diversivi, sperando che l’avversario invece esiti, credendo il contrario. Chi subisce un attacco infatti non capisce mai subito se quello che vede è il vero grande attacco o un diversivo… anche qui, ne riparleremo.
Nella seconda fase parleremo infatti di cosa succede quando ti muovi e attacchi, e il nemico a quel punto sa dove stai puntando – o almeno prova a capirlo.
Lorenzo Nannetti
Immagine di copertina a cura dell’autore
Fonti:
L.Nannetti, Spiegare la guerra… con una cipolla, Il Caffè Geopolitico (2022)
L.Nannetti, La catena che uccide, Il Caffè Geopolitico (2022)