Analisi – I rialzi dei tassi di interesse sono finiti? Forse no. La BCE potrebbe continuare nei prossimi mesi, mentre la Fed probabilmente si prenderĂ una pausa. L’obiettivo resta la lotta all’inflazione.
Qualche settimana fa, un attesissimo consiglio direttivo della si è riunito a Francoforte per le prossime mosse di politica monetaria nell’area euro. Ancora una volta, dopo l’inizio della fase restrittiva a luglio, la BCE ha deciso di continuare la direzione intrapresa, confermando un ulteriore aumento del tasso d’interesse di 0.25, portando il tasso totale d’interesse per l’eurozona a 3.75%, un valore molto alto se comparato ai bassissimi tassi a cui siamo stati abituati negli ultimi decenni.
“WE ARE ON A JOURNEY, AND WE ARE NOT PAUSING IT”
“Stiamo andando in una direzione e non ci fermiamo”, ha annunciato Christine Lagarde nella conferenza stampa di martedì 4 maggio. Il razionale dietro questa decisione è stato spiegato dalla Presidente nella conferenza stampa: le prospettive di inflazione sono troppo alte e lo sono da troppo tempo. Nonostante i costi dell’energia siano in discesa e l’inflazione stessa abbia subito un calo dopo il picco raggiunto ad Ottobre 2022, il timore che le aspettative di inflazione siano state incorporate all’interno dei prezzi di un ormai vasto numero di beni ha spinto la Banca centrale Europea a confermare il suo approccio. Questo ulteriore rialzo dovrebbe portare la traiettoria dell’inflazione verso il target del 2%.
L’ INDIPENDENZA DELLE BANCHE CENTRALI
Nonostante molti analisti finanziari si aspettino che altre importanti banche centrali, soprattutto la Federal Reserve, siano sul punto di abbandonare la strada dei continui rialzi, la posizione della BCE sulla futura direzione della politica monetaria rimane più cauta. “Non dipendiamo dalla Fed. Possiamo continuare ad alzare i tassi mentre la Fed è in pausa? Siamo un organismo indipendente. Le nostre decisioni vengono prese seguendo l’obiettivo di riportare l’inflazione al 2% nel medio termine”, ha dichiarato fermamente Christine Lagarde, sottolineando anche nel comunicato ufficiale di politica monetaria come l’approccio della BCE verrà guidato da una attenta analisi dei dati finanziari e sull’impatto dei rialzi sull’economia. L’intero consiglio direttivo sembra aver mantenuto fede alla strategia dell’aumento dei tassi, con qualche consueta divergenza tra posizioni più da “falco” (un aumento di 0,5) e quello scelto, più soft, di 0,25.
LE IMPLICAZIONI PER LA POLITICA ECONOMICA
Sebbene nella prima fase di questa tempesta inflattiva siano stati i profitti a trainare la crescita dell’inflazione, nella conferenza stampa Lagarde ha sottolineato come alcuni degli accordi sindacali stretti negli ultimi mesi potrebbero portare il costo del lavoro a produrre un’inflazione sostenuta. Questo rischio, tuttavia, sembra ancora essere ipotetico, dal momento che non si vedono segnali della spirale prezzi-salari.
Le decisioni della BCE hanno però un impatto di ampia scala sull’economia. La decisione di aumentare i tassi ha già dimostrato un impatto sull’investimento nell’immobiliare, sottolinea la BCE stessa in uno studio, seppure più contenuto di quello registrato negli Stati Uniti. Gli investimenti immobiliari sono infatti molto sensibili all’aumento dei tassi sui mutui e i recenti rialzi hanno già prodotto un rallentamento del mercato immobiliare.
IL DIFFICILE EQUILIBRIO TRA POLITICA FISCALE E MONETARIA
La posizione in cui le Banche centrali si trovano in questa fase è molto delicata. Riuscire a bilanciare un’azione efficace di contrasto ad un’inflazione sostenuta e mantenere un sostegno alla crescita, è un compito arduo che riporta a galla costantemente discussioni su quali siano gli obiettivi centrali della politica monetaria.
Le strategie di contrasto al rialzo dei prezzi dell’energia, ad esempio, come quella tedesca di imporre un tetto al costo del gas, volte a lenire l’impatto dell’inflazione sui ceti più deboli, entrano a volte in contrasto con la politica monetaria. Qualche mese fa, il governatore della banca centrale Francese, membro del consiglio direttivo della BCE, aveva sottolineato come i tetti sui prezzi dell’energia potessero costituire un rischio importante per la stabilità dei prezzi: se mantenuti, questi interventi artificiali nella dinamica dei prezzi avrebbero ancorato l’aspettativa di prezzi più alti per le risorse energetiche, contribuendo a un incremento dell’inflazione. Tuttavia, l’esistenza di tipo di effetto è ancora da stabilire: questo approccio interventista alla politica fiscale, nato in seno a discussioni di economia eterodossa( guidate dall’economista tedesca Isabella Weber) è relativamente nuovo e gli effetti di lungo termine sono ancora da stabilire.
Il delicato rapporto tra politica monetaria e fiscale in questi momenti è ancora più complesso che in tempi “normali”. Nell’eurozona, una politica monetaria centrale si trova ad interagire con diverse politiche fiscali che possono coadiuvare la sua azione o contrastarla. Le future decisioni della BCE chiariranno quanta complementarietà si è riusciti a creare.
Camilla Locatelli
“European Parliament plenary debate on the ECB Annual Report” by European Parliament is licensed under CC BY