Caffè lungo – Secondo articolo della serie di Christian Eccher sul malessere politico e sociale della Serbia, riacceso da due brutali stragi a inizio maggio. In questo pezzo riflettori puntati sul sistema di potere che ruota intorno al Presidente Vucic e ai suoi effetti generali sul Paese.
Il primo articolo della serie è disponibile qui.
IL PADRE PADRONE DELLA SERBIA
Vučić è diventato il signore assoluto della Serbia nel momento in cui l’Occidente, e in particolar modo gli USA e la Germania di Angela Merkel, hanno deciso che era arrivato il momento di porre fine all’esperienza governativa del Presidente Boris Tadić, reo di non aver risolto la questione del Kosovo e di non avere un appoggio deciso da parte degli elettori. All’epoca, l’unica alternativa era il Partito Radicale del criminale di guerra Vojslav Šešelj; grazie a un’operazione politica guidata dalle cancellerie occidentali, Tomislav Nikolić e Aleksandar Vučić hanno lasciato i radicali e hanno fondato l’SNS, il Partito Progressista Serbo, che ha ottenuto la maggioranza in Parlamento alle elezioni del 2012. Nikolić è diventato Presidente e nel 2016 è stato scalzato da Vučić, che ha promesso all’Occidente di risolvere una volta per tutte la questione del Kosovo secondo la logica “l’unico che può risolvere davvero un problema è colui che l’ha creato“. Durante l’epoca di Milošević, Vučić era Ministro dell’Informazione e uno dei registi della propaganda etnico-nazionalista di quegli anni. Si sono così susseguiti anni di tira e molla, di bilanciamento fra le richieste dell’Occidente e quelle della Russia e della Cina, accordi di riappacificazione, trattati come quello firmato a Bruxelles con i rappresentanti albanesi kosovari. Sono gli anni in cui Vučić ha rafforzato il proprio potere in maniera esponenziale, fino a diventare il padrone assoluto della Serbia. Come? Grazie alla macchina del partito, l’SNS, e a una struttura gerarchica piramidale al cui vertice c’è solo e soltanto lui: ogni posto di lavoro nella pubblica amministrazione viene affidato a chi garantisce il voto alla coalizione governativa (di cui fan parte anche i socialisti di Ivica Dačić, il politico più longevo in assoluto nell’ex Yugoslavia). Ogni istituzione pubblica, dagli ospedali alle università, è strettamente controllata dal Partito e risponde alla logica ferrea dell’assolutismo: i direttori e i rettori, nominati dalla direzione dell’SNS (cioè da Vučić e dai suoi pochi collaboratori) possono comportarsi come sovrani assoluti all’interno dell’istituzione che controllano. Sono dei piccoli Vučić; qualcosa, come per esempio il controllo di alcune facoltà umanistiche, viene lasciato ai partiti di opposizione, ma nulla cambia: anche questi rappresentanti, infatti, fanno propria la logica del controllo assoluto e non si distinguono da Vučić e dai suoi uomini. Gli intellettuali e i professori universitari tacciono e, assecondando una logica corporativa simile a quella promossa da Mussolini in Italia negli anni ‘20, prendono parte al sistema di potere e ottengono soldi dallo Stato tramite progetti di ricerca e finanziamenti pubblici, a patto che non disturbino i manovratori. Chi disturba se ne va, la macchina del fango provvede a gettare su di loro ombre sinistre (scandali sessuali, malversazioni economiche); la maggior parte dei “dissidenti“ – fra cui rientrano anche coloro che semplicemente non vogliono prendere parte a questo sistema di potere – emigra silenziosamente all’estero, in Occidente.
Fig. 1 – Murales serbo a Kosovka Mitrovica / Foto: Christian Eccher
UN GOVERNO DI LACCHE’
Al Governo, Vučić ha già provveduto a sistemare i propri lacché, a cominciare dalla Premier Ana Brnabić (dichiaratamente lesbica, cosa che ha attirato il plauso della stampa occidentale), la quale non fa altro che riportare sempre e solo il pensiero Vučić e che lei chiama affettuosamente “capo“. Al dicastero dell’economia siede Siniša Mali, a cui l’Università di Belgrado ha annullato la tesi di dottorato con l’accusa di plagio. Agli interni c’è Bata Gašić, famoso per le sue critiche sessiste nei confronti di una giornalista. L’incompetenza dei Ministri e dei direttori delle aziende pubbliche ha presto dato i primi frutti avvelenati: Milorad Grčić, direttore dell’Azienda Elettrica Serba (EPS) dopo essere stato gestore di una rosticceria, ha completamente distrutto il sistema elettrico; dopo aver dato ordine di comprare carburante di pessima qualità, uno dei forni della centrale termoelettrica “Nikola Tesla” di Obrenovac è esploso; a fine 2021, migliaia di utenti sono rimasti senza riscaldamente ed elettricità e da quel momento la Serbia ha speso milioni di euro per importare energia elettrica dall’estero.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Conferenza stampa del Presidente Vucic dopo il suo incontro con Miroslav Lajcak, rappresentante speciale dell’UE per il dialogo tra Serbia e Kosovo, 13 maggio 2023
AFFARI ESTERI
Nel frattempo, la classe al Governo si arrichisce in maniera esponenziale grazie alla corruzione e agli affari con i partner, sia occidentali sia orientali. La concessione della gestione dell’aeroporto di Belgrado alla ditta francese “Vinci”, la costruzione del quartiere d’èlite “Belgrado sull’acqua” da parte degli Emirati Arabi, l’appalto per la ferrovia veloce Belgrado-Budapest a ditte cinesi e russe sono solo solo alcuni degli affari portati a termine con businessman stranieri e seguiti da numerosi scandali; i contratti con le ditte estere sono coperti dal segreto di Stato per cui non si sa a quanto ammonti davvero il debito estero serbo. Anche gli italiani partecipano al gioco: la Fiat, per dislocare una delle proprie fabbriche nella città di Kragujevac, ha ottenuto imponenti finanziamenti pubblici. Per questo l’Occidente critica Vučić e lo definisce autocrate ma non ha, almeno per ora, nessuna intenzione di togliergli l’appoggio politico. Gli affari prima di tutto. Come mai, però, il Presidente gode ancora delle simpatie della maggior parte della popolazione serba? Il controllo delle istituzioni e il clientelismo sono fondamentali, ma ancor più importante è il ruolo che giocano i media.
Christian Eccher
Il primo articolo della serie è disponibile qui.
Foto di copertina: Christian Eccher