In 3 sorsi – Prosegue la politica autoritaria del Presidente di El Salvador, Nayib Bukele. Alla “mano dura” contro le pandillas si affianca un decreto legislativo che marginalizza le forze di minoranza in Parlamento.
Leggi tutto: El Salvador, Bukele non ha più rivali nel Paese1. LA SITUAZIONE ATTUALE: QUINDICI MESI DI ‘RÉGIMEN DE EXCEPCIÓN’
A più di un anno dall’inizio dello Stato d’eccezione, El Salvador continua a essere sotto i riflettori di molti Paesi dell’America Latina e non solo. Dal 27 marzo 2022, giorno in cui Nayib Bukele – il “dittatore più cool del mondo” (come lui stesso ama definirsi) – aveva annunciato di voler annullare provvisoriamente i diritti costituzionali dei cittadini, la vita nel “pulgarcito de America” non è più stata la stessa. La forte repressione messa in atto contro i gruppi criminali ha generato nel Paese un clima di terrore pervasivo, tanto da far crollare, nel corso dei mesi, il numero degli omicidi perpetrati: dal 2015 al 2022 si è passati da una media di 103 uccisi per 100mila abitanti – cifra record a livello globale – a circa 8 vittime, numero decisamente più basso rispetto ai vicini Honduras (35,8) e Guatemala (17,3). Questa pace ritrovata, però, ha avuto dei costi non indifferenti, in quanto ottenuta mediante il ricorso a strumenti come la tortura o processi condotti in palese violazione dei diritti dell’imputato. Tali misure vengono tuttavia legittimate dall’eccezionalità dello stato d’emergenza decretato dal Governo, in conformità all’articolo 29 della Costituzione.
Fig. 1 – Il Presidente di El Salvador, Nayib Bukele, durante un discorso, 15 giugno 2023
2. LOTTA ALLA CRIMINALITÀ E MAGGIORANZA ASSOLUTA IN PARLAMENTO
Secondo l’esperto Tiziano Breda, in El Salvador una persona su 50 si trova attualmente in carcere. All’interno del CECOT, istituto penitenziario di massima sicurezza inaugurato a inizio febbraio, i detenuti sono sottoposti a condizioni disumanizzanti: foto di trasferimenti di uomini seminudi riportanti sulla schiena e sulle braccia tatuaggi della gang di appartenenza (principalmente Mara Salvatrucha, 18-Sureños e 18-Revolucionarios) hanno fatto il giro del Paese e sono state un ottimo strumento di intimidazione adottato da Bukele. Tale lotta alle pandillas è stata salutata benevolmente dalla maggior parte della popolazione, da decenni stretta nella minacciosa morsa di violenze ed estorsioni. Vista l’efficacia della “mano dura”, il consenso per l’esecutivo è gradualmente salito, con sondaggi che ne hanno attestato la popolarità attorno all’80%. Se sul territorio è in corso un processo di eradicazione della criminalità, in Parlamento il Presidente non ha incontrato grossi intralci, a garanzia della sua indisturbata ascesa autoritaria. Il 7 giugno è stato approvato un decreto che ha predisposto da un lato la riduzione dei seggi nell’assemblea (da 84 a 60) e dall’altro un cambiamento della formula elettorale, finalizzato a ridurre la rappresentanza delle forze politiche d’opposizione. Si tratta, quindi, di una duplice mossa strategicamente orientata a favore del partito di Bukele, Nuevas Ideas.
Fig. 2 – Detenuti del CECOT, marzo 2023
3. VERSO CHE DIREZIONE SI STA ANDANDO
I rischi connessi a questo accentramento del potere sono molteplici. Innanzitutto, considerando la vocazione populista del Presidente, la prima vittima del “bukelismo” potrebbe essere proprio la democrazia, sostituita da un’unica grande linea politica rappresentata dalla coalizione di Governo (formata da Nuevas Ideas, Gana, PCN e PDC). Alcuni esperti hanno calcolato che, in virtù della riforma elettorale, i quattro partiti dell’esecutivo, alle elezioni del 2024, potrebbero mettere le mani sul 93% dei saggi del Salon Azul. Inoltre c’è un problema di carattere sociale: la consistente carcerazione ordinata da Bukele ha lasciato un vuoto di governance nelle realtà locali, da sempre alle quotidiane dipendenze delle gang criminali: se lo Stato non riuscirà a imporsi con misure di pacificazione e servizi all’altezza, il ritorno alla ribalta della delinquenza non si farà attendere. “È normale che le persone si sentano al sicuro quando possono lasciare il loro quartiere senza doversi confrontare con le bande criminali”, afferma Claudia Ortiz, deputata del partito di centro Vamos, “ma cos’è rimasto sotto il tappeto?“. Il presente di El Salvador pare segnato da molti punti interrogativi e la quiete conquistata dal suo leader getta un’ombra sul futuro.
Alessandro Dowlatshahi
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