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Spagna, il risultato delle elezioni e i possibili scenari

Analisi Il risultato delle elezioni in Spagna lascia il Paese con un nulla di fatto. I partiti stanno cercando nuove intese per formare un governo, ma è probabile che tutto dipenda dalle richieste dell’ex Presidente catalano Carles Puigdemont.

IL RISULTATO DELLE ELEZIONI DEL 23 LUGLIO

Il 23 luglio si sono tenute in Spagna le elezioni politiche, per la prima volta in estate, di cui vi avevamo illustrato le proposte qui. Le elezioni servivano per rinnovare il Congresso dei deputati, che a sua volta è incaricato di nominare il Primo Ministro, dopo che il presidente in carica Sánchez aveva indetto elezioni anticipate. Nonostante il caldo ed il periodo di vacanze, l’affluenza alle urne ha superato il 70%, quasi quatto punti in più rispetto alle precedenti elezioni. Ma nonostante il dato positivo dell’affluenza, il risultato delle elezioni ha però lasciato gli spagnoli con un nulla di fatto. Infatti, né la coalizione di destra (composta da PP + VOX) né quella di sinistra (PSOE + SUMAR) hanno raggiunto la soglia dei 176 seggi necessaria per controllare la maggioranza del Parlamento, facendo sprofondare il Paese in una forte incertezza politica. L’umore contrastante del Paese è stato ben espresso la sera stessa dai due principali leader, Feijóo e Sánchez, quando entrambi sono apparsi in pubblico sorridenti e felici del risultato elettorale. Come se entrambi avessero vinto. O forse perso. Da un lato Feijóo può esultare per aver riportato il Partido Popular (PP) ad essere il primo partito in Spagna grazie ai 136 seggi conquistati. Dall’altro però tutti si aspettavano una vittoria della coalizione di destra che lo avrebbe facilmente portato alla Moncloa, mentre ciò non è avvenuto (anche a causa della performance negativa dell’estrema destra di VOX). Anche guardando a sinistra la sensazione è agrodolce. Se è vero infatti che il PSOE è passato da essere il primo partito ad essere il secondo, esso ha al tempo stesso incrementato di due seggi la sua rappresentanza in Parlamento, intestandosi 122 deputati. Sanchez può anche gioire per aver “fermato” l’avanzata della destra. Se infatti non è chiaro chi sia più o meno soddisfatto tra i due principali partiti, chi certamente non può esserlo è VOX. In controtendenza con l’avanzata dell’estrema destra in Europa, VOX non solo non sfonda alle elezioni generali, ma perde oltre 600.000 voti e 19 seggi in Parlamento. La débacle di VOX, che comunque si afferma come terzo partito nel Paese, rende ora quasi impossibile la formazione di un governo di destra. Con soli 19.738 voti in meno, al quarto posto troviamo SUMAR che ottiene un buon risultato portando a casa 31 seggi. A seguire vari partiti indipendentisti e regionali che potranno giocare un ruolo fondamentale nella formazione del Governo.

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Figura 1 – I due principali candidati alla presidenza, Pedro Sánchez (sinistra) e Alberto Nuñez Feijóo (destra).

LA SITUAZIONE ATTUALE

Dalle analisi post voto emerge chiaramente l’impossibilità per la coalizione di destra (PP + VOX) di formare un governo, anche nel caso in cui essa ricevesse l’appoggio degli altri partiti locali di destra come UPN (Unión del Pueblo Navarro) e CC (Coalición Canaria). La somma di questi si fermerebbe a 171 seggi, 5 in meno del necessario per raggiungere la maggioranza.

A sinistra invece Sánchez potrebbe provare a ricomporre l’attuale formazione di governo, composta da PSOE + SUMAR + ERC + EHB + PNV + BNG, ma anche in questo caso non raggiungerebbe la maggioranza, sommando 172 deputati.

Ecco quindi che la formazione di un qualsiasi governo dipenderà da un eventuale accordo con l’ultimo partito rimasto: Junts per Catalunya. Junts per Catalunya (meglio conosciuto semplicemente come Junts) è un partito indipendentista catalano che da sempre si batte a favore dell’indipendenza della Catalogna ed il cui fondatore è niente di meno che Carles Puigdemont. Ex presidente Catalano, nell’Ottobre 2017 Puigdemont organizzò un referendum illegale sull’indipendenza della Catalogna a seguito del quale dichiarò unilateralmente l’indipendenza dalla Spagna. In risposta, il governo di allora, presieduto dal popolare Mariano Rajoy, attivò l’articolo 155 della Costituzione spagnola, in base al quale la Catalogna venne commissariata e Puigdemont destituito con tutto il suo governo. Denunciato per ribellione, sedizione e appropriazione indebita di denaro, per sottrarsi all’arresto Puigdemont si rifugiò poi in Belgio nel quale è tutt’oggi in esilio da 6 anni.

È chiaro che, data la natura indipendentista di Junts nessun accordo potrà essere trovato con la destra, benché restino alcune possibilità per un accordo con la sinistra. Ed è proprio su un accordo con Junts, insieme a tutti gli altri partiti attuali, che punta Sánchez per poter formare un Governo (forse l’unico possibile) ed essere rieletto presidente.

La prima tappa ufficiale della nuova legislatura è stata l’elezione del presidente del Congresso, terza carica dello stato. L’elezione si è svolta il 17 agosto ed ha visto eletta la socialista Francina Armengol, proprio grazie al voto favorevole di Junts. Se è vero che questo voto favorevole di Junts non implica nulla a livello di Governo, è anche vero che la Armengol appena eletta si è affrettata ad aprire alla possibilità di utilizzare il catalano, il basco ed il gallego come lingue ufficiali nel Congresso (una delle condizioni che avevano posto le formazioni indipendentiste ERC e Junts per appoggiare la sua elezione).

La seconda tappa ufficiale ha visto le consultazioni di rito dei partiti con il Re. A seguito delle consultazioni, il Re Felipe VI, dinnanzi alla mancanza di una maggioranza assoluta, come da consuetudine ha dato mandato di formare un Governo al candidato del partito con il maggior numero di voti, Alberto Núñez Feijóo. Questo nonostante il leader socialista Pedro Sánchez avesse trasmesso al Re la possibilità di creare una maggioranza parlamentaria attorno al PSOE, come aveva dimostrato la precedente votazione per la presidenza del Congresso. Armengol ha deciso che la votazione sull’investitura di Feijóo si svolgerà il 26 e 27 settembre, dando quindi più di un mese di tempo al presidente popolare per cercare una maggioranza.

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Figura 2 – L’ex presidente catalano, Carles Puigdemont

GLI SCENARI FUTURI

Nel (probabile) caso in cui Feijóo non riuscisse a trovare una maggioranza entro quella data, scatterebbero due mesi di tempo per qualsiasi altro candidato di provare ad essere eletto presidente. Se nessuno ci riuscisse verrebbero indette nuove elezioni il 14 gennaio.

Feijóo ha già iniziato le consultazioni con tutti i partiti per contare chi è dalla sua parte. Resosi conto dell’impossibilità di raggiungere una maggioranza con i partiti di destra, il leader popolare ha proposto un accordo di governo a Sánchez, nel quale il presidente del PSOE lasci governare il popolare per un governo della durata di soli 2 anni, durante il quale si approverebbero sei “Patti di Stato” per poi convocare nuove elezioni. La risposta del PSOE è però stata decisamente negativa, accusando Feijóo di voler solo salvare la sua carriera politica.

Infatti è proprio sul fallimento del tentativo popolare di formare un governo che punta Sánchez per poi provare a trovare un accordo con Junts. Ma proprio l’ex leader Catalano si è recentemente espresso da Bruxelles chiarendo che Junts mai rinuncerà all’indipendentismo ed esigendo una legge di amnistia totale per tutte le persone coinvolte nel proces (il processo sulle azioni dell’Ottobre 2017) prima di cominciare a negoziare una possibile investitura di Sánchez.

Al momento tutte le opzioni restano aperte. Se da un lato è quasi certo che Feijóo non riuscirà a trovare una maggioranza, dall’altro non è ancora chiaro se Sánchez vorrà o riuscirà a trovare un accordo con Puigdemont. In caso negativo gli spagnoli dovranno prepararsi a nuove elezioni con l’inizio del prossimo anno.

Danilo Bianco

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Perchè è importante

  • Le elezioni generali del 23 luglio hanno lasciato gli Spagnoli con un nulla di fatto
  • Per formare un governo sarà necessario l’appoggio dell’ex leader catalano Puigdemont
  • Il tentativo di Feijòo e le richieste di Puigdemont

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Danilo Bianco
Danilo Bianco

Nato in Puglia e laureato in Economia Internazionale, dopo un Erasmus a Santander, attualmente vivo e lavoro a Madrid. Dopo aver ricoperto ruoli di responsabilità in multinazionali private, ho deciso di intraprendere un master in “European Economic Governance” presso l’Università Carlos III di Madrid. Parallelamente, ho inziato uno stage presso il Banco de España, dove mi divido tra i dipartimenti di Relazioni Europee e di Politica Monetaria. Appassionato da sempre di geopolitica, relazioni internazionali e macroeconomia, mi piacerebbe per poter dare il mio (seppur piccolo) contributo per migliorare il mondo. La mia passione per viaggiare e scoprire nuove culture mi spinge costantemente ad esplorare nuovi luoghi. La mia innata curiosità mi porta a imparare continuamente; per questo, oltre alla passione per gli sport, spendo parecchio tempo a guardare YouTube.

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