In 3 sorsi – A oltre un mese dall’attentato di Hamas contro Israele, la risposta delle Forze Armate israeliane sulla striscia di Gaza ha causato migliaia di morti. Il rischio concreto è che il conflitto possa allargarsi se l’intensità aumentasse, con l’ingresso di attori regionali come Hezbollah.
1. I CONFINI DEL CONFLITTO: IL RISCHIO DI UN ALLARGAMENTO
È trascorso un mese dall’operazione Al-Aqsa Flood, coordinata dalle milizie di Hamas la mattina del 7 ottobre 2023, che ha colpito il territorio israeliano e molti obiettivi civili. L’azione, come noto, ha prodotto una violenta offensiva sulla striscia di Gaza e su altri territori palestinesi, causando, a oggi, oltre 10mila morti. Se gli appelli per un “cessate il fuoco” provenienti da più parti continuano a rimanere inascoltati, gli esperti monitorano lo scacchiere mediorientale per il rischio concreto di un allargamento regionale delle ostilità. In questo senso, osservato speciale della regione è sicuramente il gruppo politico-militare Hezbollah che dal vicino Libano ha usato il confine con Israele per distrarre, già all’indomani dell’attacco di Hamas, le Forze Armate israeliane, lanciando in modo incrementale missili sempre più a lungo raggio. La paura di molti è che l’impegno del gruppo sciita libanese non si fermi solo al lancio di razzi al confine con Israele, ma evolva in un coinvolgimento diretto sul campo, con risvolti che, ricordando gli scontri del 2006, potrebbero modificare gli equilibri di questo conflitto ormai antico e sempre più irrisolto.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Un carro armato dell’Esercito Israeliano in azione
2. HEZBOLLAH, ATTORE CRUCIALE NELLA REGIONE
Nato nel 1982, come movimento sciita paramilitare, a partire dal 1992 anno dell’insediamento alla sua guida di Hassan Nasrallah, Hezbollah ha acquisito un ruolo politico di primaria importanza nel panorama politico libanese, sfruttando le complesse divisioni che compongono la struttura confessionale dello Stato dei cedri. Fa parte del Parlamento libanese dagli anni Novanta e nel 2018 è riuscito a formare un Governo di coalizione. Alle elezioni tenutesi nel 2022 ha mantenuto i suoi 13 seggi, ma è considerato uno dei principali protagonisti dell’impasse politico che vede attualmente il Libano senza un Governo e con lo scranno presidenziale in attesa ormai da più di un anno di essere occupato. Dal punto di vista militare, oggi Hezbollah è considerato la principale minaccia da parte di Israele poiché possiede un arsenale che gli esperti stimano intorno alle 150mila unità tra missili e droni e può contare sulla disponibilità di migliaia di guerriglieri e riservisti che hanno combattuto in Libano, Siria e Yemen. Per questo motivo, il discorso del 3 novembre del leader Hassan Nasrallah è stato ascoltato con estrema attenzione da San’a a Damasco, da Teheran a Washington.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Supporter assistono al discorso di Nasrallah del 3 Novembre 2023 in una piazza di Teheran
3. NASRALLAH AL BIVIO: TRA EQUILIBRI REGIONALI E DOMESTICI
Il Libano sta attraversando una delle più gravi crisi della sua storia e vive oggi uno stallo della vita economica, sociale e politica. L’eventuale ingresso diretto nel conflitto con l’apertura di un fronte settentrionale potrebbe rappresentare quindi il punto di non ritorno per il Paese ed Hezbollah potrebbe definitivamente perdere la legittimazione e il controllo politico di cui gode attualmente. Il profilo basso tenuto fino a questo momento nel conflitto mira quindi a tutelare anche la posizione del Paese e del movimento in questo senso. Il secondo tema riguarda il rapporto tra i due gruppi. Se da un lato Nasrallah ha lodato la capacità di Hamas di organizzare un attacco che ha mostrato la “debole tela di ragno” delle Forze Armate israeliane, dall’altra ha tenuto a specificare che Hamas ha agito in modo completamente autonomo rispetto al “Partito di Dio” e all’Iran. Questa precisazione, più volte reiterata durante il discorso, ha un duplice obiettivo: pur collaborando per fini comuni, sottintende Nasrallah, si tende spesso a dimenticare le profonde differenze e scopi che separano le radici di Hezbollah da Hamas. Il primo è un movimento di matrice sciita legato a doppio filo alla storia e agli obiettivi strategici dell’Iran, l’altro è un movimento sunnita intrinsecamente legato alla storia e alla causa palestinese. Seppur incrociando le proprie direttrici, non sempre i due gruppi si sono trovati dallo stesso lato della resistenza (come nel caso della guerra civile siriana). È anche per questo che Nasrallah ha tenuto a sottolineare la “matrice” locale dell’attacco di Hamas, per ridimensionare la scala del conflitto e per lasciare intendere che gli obiettivi del movimento e dell’Iran non coincidono necessariamente con quelli di Hamas in questo momento. Tuttavia, “tutte le opzioni rimangono aperte” conclude il leader di Hezbollah, un monito per gli attori internazionali coinvolti, come gli Stati Uniti, e per “coloro che cercano una normalizzazione con Israele” come i Paesi del Golfo, che l’equilibrio tra un conflitto a bassa intensità e una guerra dai contorni regionali e internazionali rimane una linea estremamente sottile.
Mariam Suheli Chrouda
Immagine di copertina: Photo by paris-roxelle is licensed under CC BY-NC-SA