In 3 sorsi – Sono passati 10 anni da quando il Presidente cinese lanciò le nuove Vie della Seta, chiamate in Cina “una cintura, una via”, ma note nel mondo come Belt and Road Iniziative (BRI). Pur frenata dalle guerre in corso, l’iniziativa pare andare avanti speditamente verso una nuova fase che porta con sĂ© opportunitĂ e speranze insieme a grandi inquietudini.
1. LA BELT AND ROAD 10 ANNI DOPO
Dal 17 al 18 ottobre 2023 si è tenuto il terzo Forum della Belt and Road Initiative (BRI), l’epocale progettualitĂ , lanciata da Xi Jinping nel 2013, con l’intento di riprodurre le antiche Vie della Seta, con nuove flessibili modalitĂ , che le guerre in corso hanno incrinato, ma non spezzato. Anche la scelta di non rinnovare il Memorandum da parte del Governo italiano, che ha disertato l’evento, non ha compromesso i rapporti economici e commerciali tra i due Paesi, comunque intenti a mantenere un partenariato vantaggioso per entrambi. In questi 10 anni la Cina ha tessuto una rete di interconnessioni, sviluppata tra oltre 150 Paesi, 30 Organizzazioni internazionali e 20 piattaforme di cooperazione multilaterale, per disegnare la “comunitĂ dal destino condiviso per l’umanitĂ ” intorno al pilastro chiave della BRI.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – L’ apertura del Terzo Forum della Belt and Road Initiative, 18 ottobre 2023
2. LA SECONDA FASE DELLA BRI
Al summit hanno partecipato, insieme a Putin, solo 23 leader invece dei 37 presenti al vertice del 2019, specchio di un mondo travolto da conflitti sempre più sanguinosi e diviso da confronti ideologici. In questo difficile contesto è stata avviata la seconda fase dell’iniziativa One Belt One Road (OBOR), sintetizzata in 8 punti , tra i quali un nuovo corridoio europeo, l’eliminazione di restrizioni nel settore manifatturiero, la forte spinta green di alta qualità per lo sviluppo del Sud globale, da realizzare attraverso piattaforme di cooperazione e di integrazione win win sempre più trasparenti. Alla connettività commerciale e finanziaria si aggiunge quella tecnologica, per approdare ad un’istituzionalizzazione del progetto come modello alternativo per lo sviluppo economico. Il piano di finanziamenti della RPC è imponente: circa 49 miliardi di dollari messi a disposizione dalla China Development Bank e la Export-Import Bank of China e circa 11 miliardi di dollari dal Silk Road Fund, per tracciare il disegno di un mondo sempre più inclusivo e aperto, che offre opportunità di sviluppo globale, che il Presidente cinese veicola come fonte di prosperità .
Embed from Getty ImagesFig. 2 – La Belt and Road Initiative, chiave di volta della strategia di ascesa della RPC
3. PROSPETTIVE DELLE NUOVE VIE DELLA SETA
Molte sono anche le inquietudini legate alla BRI, dai timori per la sicurezza alla trappola del debito, di cui sono vittime i Paesi piĂą deboli, che hanno spinto i Paesi democratici a tessere progettualitĂ alternative, come il Partenariato per le infrastrutture e gli investimenti globali (PGII), il corridoio economico India-Medio Oriente-Europa (IMEC) e il Global Gateway, mentre la RPC dichiara di voler rafforzare il dialogo tra civiltĂ con i Paesi partner della BRI.Â
In esito alle politiche di “disaccoppiamento” più o meno temperate, alle interruzioni delle catene di approvvigionamento per la guerra in Ucraina ed anche per quella tra Israele e Hamas, il Governo di Pechino utilizza la rete collegata alla Belt and Road non solo per promuovere lo sviluppo economico e gli investimenti, ma soprattuto per ottenere semiconduttori e altri componenti, energie rinnovabili, infrastrutture indispensabili al commercio, ICT ecc. Inoltre la Cina cerca di veicolare una connettività anche “nelle menti e nei cuori” che fa leva su un idem sentire di molti Paesi del sud globale. In effetti proprio queste nazioni sperano di agganciare lo sviluppo salendo sul treno della BRI, per le opportunità che intravedono ed anche perché temono più i Paesi democratici ex colonizzatori che la Cina: un ulteriore elemento dello scontro sistemico cui da qualche anno stiamo assistendo.
Elisabetta Esposito Martino
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