In 3 sorsi – L’arcipelago delle Svalbard, all’estremo Nord Artico, è oggetto di forte interesse per la Russia da decenni. L’area è ancora regolata dal Trattato del 1920, che diede una limitata sovranitĂ alla Norvegia.
1. IL TRATTATO DELLE SVALBARD, LA BASE GIURIDICA CHE REGOLA L’ARCIPELAGO
Il Trattato delle Svalbard, redatto nel 1920, ha stabilito la sovranitĂ norvegese sull’arcipelago, oggetto di contesa geopolitica sin dall’epoca delle spedizioni di caccia alla balena nell’Ottocento. Tuttavia, comporta alcune restrizioni per la Norvegia, come il divieto di installazioni militari e la libertĂ commerciale per i Paesi aderenti a tale trattato, 46 Stati tra cui l’Italia, di potersi insediare nell’arcipelago.
In alcuni casi ci sono state controversie giuridiche, in particolare sull’applicazione della sovranitĂ norvegese del Trattato inerente alle miglia marittime di distanza rispetto alla costa dell’arcipelago, in una parte di Mar Glaciale Artico oggetto di interesse per pescherecci di diverse nazioni, compresa la Russia.
Lo sfruttamento delle miniere di carbone di cui l’arcipelago era ricco portò l’Unione Sovietica a costruire insediamenti permanenti come Barentsburg e Pyramiden, dei quali solo il primo ancora oggi abitato.
In base al Trattato, la Norvegia ha posto l’arcipelago sotto l’autorità del Sysselmann, nominato dalla corona norvegese, che svolge le funzioni di governatore civile, oltre a essere la figura di contatto con gli insediamenti russi, separati rispetto al centro principale di Longyearbyen, dove risiede la maggioranza della popolazione, in prevalenza norvegesi.
Fig. 1 – Una vecchia stazione radio a Kapp LinnĂ©, nell’arcipelago delle Svalbard
2. LA ARKTIKUGOL, SOCIETĂ€ AMMINISTRATRICE DEGLI INSEDIAMENTI RUSSI NELLE SVALBARD
Negli anni Trenta il piano quinquennale dell’industria pesante voluto da Stalin aveva incentivato lo sfruttamento delle risorse minerarie dell’arcipelago, tramite soprattutto la compagnia di Stato Arktikugol, fondata nel 1931, artefice dell’insediamento di Pyramiden e della acquisizione, dalla compagnia olandese Spitzbergen, del complesso minerario di Barentsburg, insediamento abitato da qualche centinaio di cittadini russi e alcuni ucraini, eredi della generazione di minatori sovietici provenienti dal Donbass.
La Arktikugol, assieme al consolato russo, amministra ancora oggi la vita negli insediamenti e ha operato anche in seguito alla privatizzazione dell’industria del carbone voluta da Eltsin. Dopo la riduzione della attività estrattiva, la compagnia ha diversificato le sue attività puntando, ad esempio, sul turismo, fonte di reddito che prima del 2022 generava introiti anche in valuta estera.
Nel 1998 venne chiusa Pyramiden e da allora tutte le attività si sono concentrate a Barentsburg, compreso il consolato russo, che mantiene la presenza ufficiale del Cremlino, mentre la sede legale della compagnia è a Mosca. Il Governo russo finanzia Barentsburg con generosi sussidi per mantenere una presenza strategica nell’ambito della politica russa nell’Artico.
Fig. 2 – Un busto di Lenin nella cittĂ mineraria di Barentsburg, principale insediamento russo nell’arcipelago
3. SVALBARD COME TERRENO DI SCONTRO TRA LA RUSSIA E LA NATO
Il conflitto tra Russia e Ucraina ha minato la convivenza, pacifica, tra la comunitĂ norvegese e quella russa, con una migrazione, giĂ iniziata prima del 2022, da parte dei cittadini ucraini presenti a Barentsburg.
La Arktikugol, controllata dal Cremlino, si è allineata al pensiero ufficiale sulla “operazione militare speciale” tramite la censura dei social network e ha organizzato, nel 2023, una pomposa parata per il Giorno della Vittoria, in cui fu invitato anche il Sysselmann norvegese, che rifiutò in coerenza con la politica di Oslo, membro NATO, sostenitore delle sanzioni occidentali nonchè dell’invio di armi all’Ucraina.
Il Cremlino ha nella difesa degli interessi russi nel mondo una delle sue pietre miliari in politica estera. Il Trattato delle Svalbard diventa così oggetto di contesa e, recentemente, il vice Primo Ministro russo Yuri Trutnev ha paragonato i diritti delle persone di lingua russa in Ucraina ai russi delle Svalbard, lamentandosi, a suo parere, di una politica norvegese ostile allo sviluppo economico e alla ricerca scientifica da parte russa.
Per Oslo la minaccia russa potrebbe basarsi non solo sulla disinformazione, ma anche su eventuali sabotaggi a oleodotti e gasdotti marini, nonchĂ© ai cavi di trasmissione delle telecomunicazioni. La Norvegia, infatti, è fondamentale fornitore di petrolio e gas naturale per diversi Paesi UE, ancora piĂą importante in seguito alle sanzioni occidentali che hanno colpito l’economia russa e ridotto l’import di gas da Gazprom.
Lorenzo Pallavicini
“Svalbard scenery” by Bernt Rostad is licensed under CC BY