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Iran e Russia blindano l’asse strategico

Caffè Lungo – Russia e Iran rafforzano la convergenza strategica, sfidando apertamente l’influenza occidentale, mentre gli Stati Uniti colpiscono impianti nucleari iraniani, archiviando la via diplomatica.

TEHERAN E MOSCA: CONVERGENZE CONTRO L’OCCIDENTE

Negli ultimi dieci anni, le relazioni tra Russia e Iran hanno subito un’evoluzione profonda, trasformandosi da una cooperazione pragmatica in una vera e propria alleanza strategica. Mosca e Teheran hanno stretto legami sempre più solidi, alimentati da un comune antagonismo verso l’Occidente, in particolare gli Stati Uniti e i loro alleati regionali. La cooperazione si è sviluppata su diversi fronti: politico, militare e diplomatico. La convergenza si è rafforzata soprattutto sui dossier più caldi della regione. L’Iran ha ampliato la propria influenza in aree di crisi come lo Yemen, sostenendo militarmente e finanziariamente il movimento Houthi, contrapposto a un Governo supportato da Washington, Riad e Tel Aviv. La Russia, inizialmente più cauta, ha rivisto la propria posizione alla luce dell’instabilità nel Mar Rosso, dove gli Houthi hanno preso di mira il traffico commerciale in segno di solidarietà con Gaza. Mosca ha aperto a un riconoscimento politico del gruppo sciita, alimentando così l’asse strategico con Teheran. Questo allineamento si è manifestato anche sul fronte della guerra in Ucraina. Dall’inizio del conflitto, nel febbraio 2022, Teheran ha rappresentato uno dei maggiori sostenitori della Russia. I trasferimenti di armi tra Mosca e Teheran hanno registrato un netto incremento, comprendendo non solo la vendita, ma anche la coproduzione di sistemi militari e attività di addestramento connesse. Teheran ha anche opposto resistenza diplomatica a risoluzioni ONU di condanna nei confronti della Russia. In questo contesto, la firma del trattato di partenariato strategico dello scorso gennaio non rappresenta un’iniziativa isolata, ma il culmine di un processo di avvicinamento iniziato anni fa.

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Fig. 1 – Il Presidente iraniano Masoud Pezeshkian in Russia per la visita ufficiale al Cremlino per discutere degli accordi, 17 gennaio 2025

L’ACCORDO DI PARTNERSHIP TRA MOSCA E TEHERAN

In un momento di crescente tensione tra la Russia e l’Occidente, il Cremlino ha rafforzato la propria alleanza strategica con l’Iran attraverso la firma di un accordo ventennale. Il Trattato di partenariato strategico globale, siglato dal Presidente russo Vladimir Putin e dal neoeletto Presidente iraniano Masoud Pezeshkian, sancisce una cooperazione profonda su più fronti, con implicazioni significative per gli equilibri regionali e internazionali. L’intesa prevede un rafforzamento della cooperazione in ambito militare e difensivo, nonché una clausola chiave secondo cui nessuna delle due parti permetterà che il proprio territorio venga utilizzato per minacciare la sicurezza dell’altra. Viene inoltre esplicitamente esclusa qualsiasi forma di assistenza a soggetti ostili. Durante la cerimonia della firma a Mosca, Pezeshkian ha definito la Russia uno “Stato fratello e vicino”, sottolineando l’apertura di un “nuovo capitolo” nella cooperazione tra i due Paesi. Il trattato punta a consolidare le relazioni nei settori chiave degli investimenti, dei trasporti, della logistica, dell’energia e della cooperazione umanitaria. Di particolare rilievo è l’impegno congiunto contro le sanzioni internazionali, una più stretta collaborazione tra i servizi di intelligence e l’organizzazione di esercitazioni militari congiunte. Si inserisce il rilancio del progetto congiunto per la costruzione di due nuovi reattori nella centrale nucleare di Bushehr, in Iran. Il piano, affidato a Rosatom (il colosso pubblico russo del nucleare) è presentato come un pilastro della futura sicurezza energetica iraniana. L’accordo rappresenta anche una risposta geopolitica diretta all’isolamento internazionale di Mosca e Teheran. In questo senso, il trattato assume il valore di un messaggio politico: Russia e Iran intendono costruire un fronte comune per contrastare le pressioni occidentali, rispettivamente nel conflitto con l’Ucraina e per ridefinire l’ordine regionale in Medio Oriente.

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Fig. 2 – Il capo dell’Organizzazione per l’Energia Atomica dell’Iran, Ali Akbar Salehi, e il vicedirettore generale di Rosatom per la gestione operativa, Alexander Lokshin, partecipano a una cerimonia ufficiale per l’avvio dei lavori del secondo reattore nucleare nella centrale di Bushehr

WASHINGTON: LA DIPLOMAZIA FALLITA CON L’IRAN

Di fronte al consolidamento dell’asse Mosca-Teheran, gli Stati Uniti avevano tentato di mantenere una posizione di equilibrio tra contenimento e dialogo, in particolare nei confronti dell’Iran. Lo scorso maggio, a Muscat, in Oman, Washington e Teheran avevano tenuto il quarto round di colloqui informali sul nucleare. In quell’occasione, l’Amministrazione americana aveva presentato la sua prima proposta scritta: si chiedeva a Teheran di cessare ogni attività di arricchimento dell’uranio e si proponeva la creazione di un consorzio regionale per la produzione di energia nucleare, con il coinvolgimento dell’Iran, dell’Arabia Saudita, di altri Paesi arabi e degli stessi Stati Uniti. Lo sforzo negoziale si inseriva in un contesto di crescenti pressioni multilaterali, acuitesi dopo che l’AIEA aveva segnalato un preoccupante aumento delle scorte di uranio arricchito quasi a livello militare in possesso dell’Iran. Tuttavia, i leader iraniani avevano respinto le richieste statunitensi, rivendicando la difesa dei “diritti e degli interessi nazionali del popolo iraniano”. I timidi segnali di apertura diplomatica sono stati spazzati via nella notte tra il 21 e il 22 giugno, quando gli Stati Uniti hanno sferrato un massiccio attacco aereo contro tre siti nucleari iraniani, Fordow, Natanz e Isfahan, segnando una drammatica escalation del conflitto. Il raid ha avuto l’effetto immediato di azzerare i progressi diplomatici compiuti nei mesi precedenti. La reazione di Teheran è stata immediata: le Autorità iraniane hanno denunciato la violazione del diritto internazionale e minacciato ritorsioni. Nel giro di poche ore, decine di missili balistici e droni sono stati lanciati verso Israele, mentre diverse basi americane nella regione sono state poste in stato di massima allerta. L’offensiva statunitense è giunta a pochi giorni dall’attacco israeliano del 13 giugno, considerato da Teheran come l’innesco di questa nuova fase del conflitto.
L’attacco americano rappresenta una svolta storica: gli Stati Uniti sono entrati a pieno titolo nel confronto nucleare con l’Iran, affiancandosi apertamente a Israele e abbandonando, di fatto, la linea del dialogo. Sul piano geopolitico, l’operazione militare statunitense imprime una forte accelerazione al rischio di allargamento del conflitto. Se da un lato l’azione ha inferto un colpo diretto alle infrastrutture nucleari iraniane, dall’altro rischia di rafforzare le posizioni più radicali all’interno del regime di Teheran e di trascinare l’intero Medio Oriente in una spirale di instabilità e violenza difficilmente controllabile.

Erika Russo

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Perchè è importante

  • Negli ultimi dieci anni, e con una forte accelerazione dal 2022, la relazione tra Russia e Iran si è evoluta da un equilibrio instabile a una cooperazione crescente nei settori politico, militare ed economico.
  • Il 17 gennaio 2025 è stato firmato un trattato ventennale tra Russia e Iran, che prevede cooperazione militare, energetica e di sicurezza. L’intesa è un segnale politico forte: costruire un asse di resistenza contro le sanzioni occidentali e ridefinire gli equilibri regionali.
  • Il canale di dialogo tra Stati Uniti e Iran è stato congelato dall’escalation innescata dall’attacco israeliano del 13 giugno e culminata nel raid americano del 21 giugno contro siti nucleari iraniani. Questa spirale di tensione ha compromesso ogni tentativo negoziale, bloccando i progressi diplomatici e aggravando l’instabilità nella regione.

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Erika Russo
Erika Russo

Nata a Milano nel 1997. Mi laureo in Relazioni internazionali e Istituzioni europee con tesi sulla guerra in Yemen e il relativo commercio delle armi. Attualmente studentessa del Master presso l’Università di Bologna in  I.R. – Crime, Justice and Security, con un progetto di tesi riguardo la logica strategica dietro gli attacchi terroristici suicidi verso le democrazie liberali. Amo viaggiare, i libri di D’Annunzio, il mare, i cani, pratico mua thai, sono una persona estremamente curiosa e in tutti questi anni all’estero mi è sempre mancato il buon caffè italiano.

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