venerdì, 5 Dicembre 2025

APS | Rivista di politica internazionale

venerdì, 5 Dicembre 2025

"L'imparzialità è un sogno, la probità è un dovere"

Associazione di Promozione Sociale | Rivista di politica internazionale

Processo al libero scambio: Trump mette l’Europa alla sbarra

Espresso forte – Con la minaccia di dazi fino al 30%, Trump rilancia la sfida commerciale all’UE. Tra ricatti economici e diplomazia muscolare, l’Europa rischia di finire impantanata in una “guerra doganale”.

CHE COSA STA SUCCEDENDO

Dopo tre mesi di negoziato siamo tornati alla casella di partenza, o meglio in una situazione potenzialmente ancora peggiore di quella che si era profilata il 2 aprile, il cosiddetto “Liberation Day” secondo le parole di Donald Trump. In quell’occasione, il Presidente USA aveva presentato il livello dei dazi doganali che sarebbero stati imposti a ciascun partner commerciale, calcolati con una formula estremamente elementare (il rapporto tra saldo commerciale e livello assoluto degli scambi bilaterali) che nulla ha a che fare con la definizione di “barriere commerciali”, né con la teoria economica del commercio internazionale. All’UE era toccato un “magnanimo” 20%, a fronte di un ben più severo 40% che l’UE riserverebbe contro le importazioni USA, secondo i calcoli della Casa Bianca (ma in realtà il livello medio delle tariffe è intorno al 2%).
Comunque, sulla base di questa minaccia posta sul tavolo da Trump (con una deroga temporale di 90 giorni) si è cominciato a negoziare. Fino a quando il tycoon ha alzato nuovamente la posta, minacciando di imporre un livello minimo di dazi pari al 50%, salvo poi ritrattare e reimpostare la discussione sulla base del 10% (stesso livello che era stato concordato in un accordo quadro con il Regno Unito). La Commissione Europea era dunque fiduciosa nella possibilità di ottenere come punto di caduta (certo non troppo morbida per le aziende europee) il 10%, ad eccezione di settori che sarebbero stati gravati di dazi più alti (come acciaio e automotive, al 25%, o l’agroalimentare, potenzialmente al 17%).
E siamo arrivati a sabato 12 luglio, quando Trump nella sua “letterina” a Ursula von der Leyen ha fatto saltare nuovamente il banco, minacciando dazi minimi del 30% su tutte le merci europee a partire dal 1° agosto e diffidando l’UE dall’adottare contromisure. Se restasse davvero questo livello di barriere doganali il costo economico per l’UE sarebbe difficile da sostenere (le stime dicono 35 miliardi di euro per il solo export italiano), ma anche il costo per i consumatori americani sarebbe potenzialmente molto salato. La palla è ora nel campo della Commissione: che fare, reagire oppure cercare nuovamente di “ammansire” Trump con sconti fiscali (come sulla web tax) o promesse di acquisti di energia e armi made in USA?

Embed from Getty Images

Fig. 1 – I leader del G7 al tavolo il 16 giugno 2025 a Kananaskis, Canada

PERCHÉ È IMPORTANTE

L’imposizione di dazi non è solo una questione di politica economica, ma un segnale di frattura strategica tra due dei principali blocchi commerciali mondiali. Le tariffe previste colpiscono settori ad alta intensità di export europeo: automotive, aerospazio, beni industriali, agroalimentare e beni di lusso. Questo rischia di alterare in profondità l’equilibrio delle filiere globali e aumentare i costi per imprese e consumatori da entrambi i lati dell’Atlantico.
Oltre all’impatto economico diretto, la questione ha implicazioni sistemiche. L’uso ricorrente di dazi da parte statunitense mina le regole del commercio multilaterale e rafforza l’idea di un mondo economico frammentato in blocchi regionali e in logiche di potenza. Inoltre, la credibilità dell’Occidente nel promuovere regole comuni viene indebolita proprio mentre si intensifica la competizione con attori come Cina, India e Russia.

COSA PUÒ SUCCEDERE ORA: TRE SCENARI A CONFRONTO

  1. Accordo negoziale selettivo – Gli USA aprono a intese bilaterali (modello Regno Unito) con alcuni Stati membri UE, portando a una frammentazione dell’azione europea. Questo porterebbe a un indebolimento della posizione comune e alla creazione di precedenti destabilizzanti.
  2. Escalation reciproca – L’UE reagisce con contromisure proporzionate, attivando meccanismi di ritorsione (come lo “strumento anti-coercizione”) e denunciando la violazione delle regole WTO. Possibili effetti in questo caso sono aumento dei costi, tensioni politiche, rallentamento economico.
  3. Stallo tattico prolungato – Nonostante l’annuncio dei dazi e il successivo rinvio, non si registra ancora una risposta sistemica da parte europea, né un’accelerazione decisa sul fronte negoziale statunitense. Entrambe le parti sembrano temporeggiare, in attesa di chiarimenti interni (come l’esito dei ricorsi giudiziari negli USA) e di possibili nuove dinamiche politiche, alimentando così uno stato di incertezza normativa che penalizza imprese, investitori e catene del valore globali.
Embed from Getty Images

Fig. 2 – Il vicepresidente esecutivo della Commissione Europea, Valdis Dombrovskis, parla con i media a palazzo Berlaymont, sede della Commissione

SERVE UNA RISPOSTA EUROPEA STRATEGICA

Il nodo centrale è politico: l’Unione Europea deve decidere se difendere l’integrità della propria politica commerciale comune o tollerare accordi bilaterali separati con Washington. La mancanza di una risposta unitaria rischia di danneggiare i settori più esposti, come quello automobilistico e agroalimentare, in Paesi come Germania, Francia e Italia.
Nel medio periodo, l’UE potrebbe rafforzare strumenti già esistenti, come la nuova strategia di autonomia strategica aperta (ossia la capacità dell’UE di ridurre la dipendenza da attori esterni mantenendo al contempo un’economia aperta e integrata) e i meccanismi anti-coercizione (strumenti legislativi recentemente adottati dall’UE per rispondere a pratiche economiche discriminatorie o intimidatorie da parte di Paesi terzi, come dazi unilaterali o boicottaggi), e promuovere attivamente una riforma del WTO che vincoli le grandi potenze a regole più stabili. Sebbene difficile da realizzare pienamente, tale riforma rappresenterebbe un’azione di alto livello per rafforzare il multilateralismo economico. Essa permetterebbe di legittimare la risposta dell’UE contro le misure unilaterali adottate da Washington, contribuirebbe a isolare politicamente approcci aggressivi come quelli promossi dall’Amministrazione Trump e offrirebbe una maggiore tutela alle imprese europee contro shock sistemici e instabilità normativa.
Nonostante la lentezza e la possibilità di successo solo parziale di questi processi, l’obiettivo di ricostruire una cornice prevedibile e condivisa per il commercio globale, anche in presenza di partner assertivi, resta prioritario. In un contesto geopolitico in rapido deterioramento, riaffermare una linea coerente e multilaterale non è solo auspicabile, ma strategicamente necessario.

"Espresso forte" è lo spazio del Caffè Geopolitico dedicato alle analisi rapide e decise sui temi geopolitici più rilevanti. Ogni articolo nasce dal cuore pulsante della nostra redazione: le chat interne tra i membri del direttivo, innescate da uno spunto di attualità, una notizia o una lettura interessante.

Un chicco in più – Per approfondire

Dove si trova

Perchè è importante

  • Trump ha rilanciato minacce di dazi fino al 30% sui prodotti europei, usando il commercio come leva politica.
  • Le misure colpiscono settori strategici e sfidano la capacità dell’UE di difendere il multilateralismo e la sua autonomia economica.

Vuoi di più? Associati!

Scopri che cosa puoi avere in più associandoti

Redazione
Redazionehttps://ilcaffegeopolitico.net

Il Caffè Geopolitico è una Associazione di Promozione Sociale. Dal 2009 parliamo di politica internazionale, per diffondere una conoscenza accessibile e aggiornata delle dinamiche geopolitiche che segnano il mondo che ci circonda.

Ti potrebbe interessare