In 3 Sorsi – Il Rapporto annuale sull’Allargamento UE, pubblicato il 4 novembre 2025, ha rivolto alla Serbia, candidata all’adesione dal 2012, critiche molto severe. Lo Stato balcanico sta vivendo da circa un anno una condizione di polarizzazione sociale e politica crescente, con proteste ininterrotte che invocano maggiore trasparenza, responsabilità, ma, soprattutto, nuove elezioni democratiche.
1. UN ANNO DOPO NOVI SAD
Il 1° novembre 2024 un tragico evento ha scosso la Serbia: a Novi Sad, città settentrionale sulle sponde del fiume Danubio, si è verificato il crollo della pensilina della stazione ferroviaria. La società civile, con una serie di proteste pacifiche, ha immediatamente espresso il disappunto per la cattiva gestione delle opere infrastrutturali e per presunti fenomeni corruttivi che graverebbero sul Governo serbo. A un anno dall’accaduto, le proteste in Serbia non si sono mai sopite. Al contrario, durante la commemorazione in occasione dell’anniversario, un veterano di guerra ha espresso la propria vicinanza agli studenti che, davanti alla stazione, accendevano candele in ricordo delle vittime.
Nella capitale Belgrado e in altre grandi città, invece, la polizia ha represso con violenza le proteste, utilizzando spray al peperoncino e manganelli. In segno di denuncia, un post su X dell’ONU riporta la dichiarazione dell’Alto Commissario per i diritti umani, Volker Türk, il quale ha denunciato una mancanza di progressi nell’indagare sul drammatico avvenimento per ottenere giustizia.
Fig. 1 – Scontri tra popolazione civile e polizia a Novi Sad, Serbia
2. RAPPORTO ANNUALE SULL’UE: PASSI INDIETRO DELLA SERBIA
Alla luce degli sconvolgimenti che hanno travolto la Serbia negli ultimi 12 mesi, il 4 novembre 2025 è stato pubblicato un documento significativo: il Rapporto annuale sull’Allargamento UE, che analizza i progressi o, al contrario, i regressi compiuti dai Paesi candidati all’adesione. Marta Kos, Commissaria per l’Allargamento, ha presentato il documento alla Commissione Affari esteri del Parlamento europeo, ammonendo la Serbia sul rallentamento delle riforme del sistema giudiziario e sull’evidente assenza di avanzamenti nella lotta alla corruzione, nodo centrale alla base delle proteste nello Stato. “È il momento delle scelte strategiche, anche per la Serbia”, ha incalzato Marta Kos.
Nel dettaglio, il documento evidenzia una prima contraddizione: la Serbia dichiara di avere intenzione di proseguire con i negoziati, avendo come obiettivo strategico l’adesione all’UE. Tuttavia, si registrano forti sentimenti antieuropeisti, espressi non solo da diversi media serbi, ma anche da alcuni detentori di alte cariche politiche. Un primo passo in avanti dovrebbe, quindi, essere una maggiore presa di responsabilità e impegno nella lotta alla disinformazione e alla manipolazione delle informazioni.
Le principali evidenze del rapporto rivelano che:
- Nella riforma della Pubblica Amministrazione la Serbia è solo moderatamente preparata in tale area, non avendo compiuto progressi durante il periodo del rapporto.
- Il capitolo 23, ritenuto tra i più importanti (relativo al sistema giudiziario e i diritti fondamentali) indica un’ulteriore retrocessione: il funzionamento del sistema giudiziario e della magistratura mostra una preparazione limitata, con nessun progresso compiuto, un sistema di gestione dei casi ancora incompleto e numerose vacancies tra giudici e procuratori.
- Nel periodo di riferimento, anche la lotta alla corruzione (essenziale alla luce delle richieste della società serba) non ha segnalato avanzamenti: la corruzione, infatti, rimane presente in molte aree.
- I diritti fondamentali, d’altro canto, richiedono l’attuazione di soluzioni in via prioritaria (si segnala in proposito, ad esempio, un eccessivo uso della violenza durante le recenti proteste).
- La libertà di espressione ha registrato un serio peggioramento nell’arco di un anno: l’ambiente in cui operano giornalisti, professionisti dei media e organi di stampa si è notevolmente deteriorato.
- Altro punto decisamente deficitario è quello inerente alla politica estera serba: lo Stato non ha dimostrato unità rispetto alle misure restrittive adottate dall’UE nei confronti di Mosca. Non solo: continua a operare voli da e per la Russia con crescente frequenza e, inoltre, ha espresso il proprio voto a favore dell’istituzione di una Giornata Internazionale contro le Misure Coercitive Unilaterali.
Fig. 2 – Marta Kos, Commissaria europea per l’Allargamento e la Politica di vicinato
3. QUALI PROSPETTIVE PER LA SERBIA?
La situazione nei Balcani appare notevolmente diversificata: mentre l’Albania e il Montenegro vengono elogiati per i progressi compiuti, la Serbia di Aleksandar Vučić rischia di entrare in una seria posizione di isolamento geopolitico e stallo nel percorso di adesione all’UE. Quest’ultima esorta riforme immediate e prioritarie sulla Rule of Law, sul sistema giudiziario e sulla libertà di associazione e assemblea, cardini fondamentali per l’adesione.
Tuttavia, il Presidente Vučić sembrerebbe sottovalutare la portata di tali critiche, definendo il Rapporto come una “semplice opinione”, vantando piuttosto svariati successi economici, tra cui un debito pubblico al 43% del PIL, pari alla metà della media UE. Eppure, senza riforme tangibili efficaci, come un piano anticorruzione o indagini sul crollo di Novi Sad, Belgrado rischia di incorrere in una perdita di influenza regionale e di compromettere definitivamente le prospettive di adesione.
Maria Grazia Saccà
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