Evento – Ci vediamo al MACRO di Roma il 4 dicembre alle 19, per la serata conclusiva del concorso di cortometraggi “Fammi vedere – Storie di migranti e incontri”
Arrivano con i barconi, è un’invasione, delinquono, ci rubano il lavoro, portano malattie… È sovente così che una importante fetta di opinione pubblica italiana ha visto in questi anni il fenomeno delle migrazioni, con una percezione prevalentemente negativa.
Ma è davvero così? La relazione finale della Commissione parlamentare “Jo Cox” del 6 luglio 2017 su “intolleranza, xenofobia, razzismo e fenomeni di odio” cita l’Italia come Paese europeo con il più alto tasso di disinformazione in tema di immigrazione.
Una parte di responsabilità tutt’altro che irrilevante su questo punto è imputabile, secondo quanto scritto dal Dossier Immigrazione 2018, allo spargersi di informazioni distorte e strumentalizzate in particolar modo dalla politica, con una logica dettata “da necessità politiche e volta a distorcere l’opinione pubblica, che nonostante i numeri e l’evidenza delle argomentazioni non riesce a prendere le distanze da parole e atteggiamenti ostili nei confronti degli stranieri, alimentando il clima d’odio che sta dilagando nel nostro Paese” (Dossier Immigrazione 2018).
Questa distorsione aumenta la paura, che a sua volta provoca rifiuto e rabbia. È inevitabile quindi che per contrastare tali rifiuto e rabbia, che spesso portano anche a rischi (o realtà)
di violazione di diritti umani, serva lavorare sulla paura. E questa si sconfigge con la conoscenza: non tanto quella “sapiente” di libri e dossier, spesso troppo complessi per una comunicazione immediata e comprensibile, ma la conoscenza reciproca tra persone.
Conoscere le vicende dei migranti e di chi vive con loro li rende vicini, ci mostra la loro storia e i loro sogni (spesso così simili ai nostri), ne fa comprendere l’umanità – la nostra stessa natura – e restituisce loro la dignità di “persone”.
“Fammi vedere”, il VI Concorso per cortometraggi sul diritto d’asilo, vuole proprio mostrare ciò che troppo spesso è nascosto, far conoscere, in una virtuale chiacchierata e stretta di mano, un volto scarsamente conosciuto della migrazione. Con i suoi problemi e le sue contraddizioni, certo, e senza sconti, ma anche con sogni e dolori, speranze e sentimenti: in definitiva, con l’umanità piena di chi ha vissuto e vive una storia che, in fondo, sarebbe anche nostra, se solo fossimo nati da un’altra parte.
La paura nasce da domande alle quali non sappiamo dare risposta, portandoci a pensare spesso al peggio, ma come dice il rifugiato somalo Sami Awad “impegnatevi a conoscerci, a trovare le risposte nel luogo da cui si scappa e non in quello in cui si cerca di arrivare”.
La spinta a vedere questi cortometraggi giunga quindi dal desiderio di cercare ancora risposte… forse non le troveremo tutte, ma troveremo qualcosa di unico: l’uomo.