In 3 sorsi – I leader di Armenia e Azerbaijan si incontrano al Cremlino, con la mediazione di Putin. Il 2021 si presenta come un anno di grandi cambiamenti per il Caucaso meridionale, ma sempre sotto il controllo russo.
1. UNA NUOVA OCCASIONE DI CONFRONTO
Il primo incontro dal vivo fra Aliyev e Pashinyan, avvenuto a Mosca l’11 gennaio, lascia intuire quale sia il clima politico che aleggia sul Caucaso meridionale: la tensione fra il Presidente azero e il premier armeno, i tentativi di ristabilire, per la prima volta dopo più di trent’anni, gli equilibri geopolitici nella regione, ma soprattutto la ferma volontà di Putin di imporsi come arbitro nelle dinamiche fra i due Paesi nemici. In questa fase immediatamente successiva al conflitto si aprono numerosi scenari per il futuro della regione e ciascuno dei Paesi coinvolti punta alla realizzazione dei propri interessi. Per la Russia mantenere il dialogo con i leader di Armenia e Azerbaijan è fondamentale per evitare che la Turchia, forte della sua tradizionale amicizia con Baku, interferisca con i disegni del Cremlino. Nel frattempo Armenia e Azerbaijan puntano a massimizzare i benefici derivanti dalle trattative. Si è percepita la tensione di Pashinyan, che sta tentando di salvare la propria immagine politica in Armenia, fortemente screditata dopo la firma dell’accordo del 10 novembre 2020. Al contrario Aliyev, forte della popolarità conquistata in patria, è apparso molto più sereno e fiducioso.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Conferenza stampa dei tre leader al termine del vertice di Mosca, 11 gennaio 2021
2. L’AMPLIAMENTO DELLE RETI DI TRASPORTO
Durante l’incontro sono state valutate le possibili modalità di implementazione dell’accordo del 10 novembre, con un’attenzione particolare dedicata alla fornitura di aiuto ai residenti nelle aree maggiormente colpite dal conflitto. Ma, soprattutto, l’attenzione è stata rivolta all’ampliamento delle vie di trasporto nel Caucaso meridionale, una tematica molto rilevante per Baku e Yerevan, che desiderano rafforzare la propria posizione nella regione. In base agli accordi, Baku otterrà un collegamento ferroviario con la Repubblica Autonoma di Nakichevan, la sua exclave, separata dall’Azerbaijan da una striscia di territorio armeno. A Yerevan, invece, è stato promesso un collegamento ferroviario con la Russia, suo principale alleato, e con l’Iran. Questa prospettiva potrebbe modificare radicalmente il posizionamento dell’Armenia nella regione: i suoi confini con Azerbaijan e Turchia, infatti, sono chiusi da più di trent’anni. Un collegamento diretto con Russia e Iran, quindi, le permetterebbe di uscire da questa condizione di grave isolamento.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Il Presidente azero Ilham Aliyev in visita a Susha/Shushi, 15 gennaio 2021. La riconquista di parte dei territori contesi ha permesso ad Aliyev di conquistare grande popolarità in patria
3. UN CAMBIAMENTO GUIDATO DAL CREMLINO
I tre leader hanno firmato un documento che stabilisce la creazione di un gruppo di lavoro guidato dai loro vice Primi Ministri, per la realizzazione degli obiettivi definiti durante l’incontro. Il 2021, quindi, si presenta come un anno ricco di prospettive per il Caucaso meridionale: i progetti previsti per i prossimi mesi potranno modificare e, probabilmente, stabilizzare i fragili equilibri geopolitici dell’area. Tutto questo avverrà all’ombra del Cremlino, che continuerà a monitorare la situazione, impendendo a Baku e a Yerevan di prendere decisioni in totale autonomia. Nella realizzazione dei propri disegni la Russia non è sola: prima dell’incontro con Aliyev e Pashinyan, infatti, Putin ha avuto una conversazione telefonica con il Presidente francese Macron, che ha garantito pieno supporto a Mosca nel suo tentativo di stabilizzare la situazione nel Caucaso.
Chiara Soligo
“Dadivank Monastery” by D-Stanley is licensed under CC BY