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Ndrangheta s.p.a. – Le ramificazioni in America (V)

Proseguiamo la nostra analisi sulle ramificazioni internazionali della ‘Ndrangheta. La grande holding del crimine organizzato ha forti interessi anche nel continente americano. Vediamo quali.

CANADA – Intorno al 1940, nell’Ontario, alcune famiglie originarie della Locride costituirono il cartello ribattezzato “Siderno Group”, il cui nucleo fondante, successivamente alla morte del padrino Antonio Macrì, era costituito dalla ‘ndrina dei Commisso (oggi affiancata da quella degli Aquino-Coluccio). Ad oggi si ritiene siano attivi in Canada circa 10 clan (di cui sette nella sola città di Toronto, le altre a Thunder Bay), saldamente interdipendenti con la casa madre reggina e coinvolti nella importazione ed il traffico di droga, riciclaggio (non solo bar e ristoranti ma anche cospicui investimenti in settori di servizio pubblico come lo smaltimento ed il riciclaggio dei rifiuti), manipolazione del mercato mobiliare (si pensa che l’intera area residenziale di Woodbridge, alla periferia di Toronto, ne sia il risultato), frode, corruzione, gioco d’azzardo, estorsione ed usura. Come la Germania, anche il Canada presenta tutte le caratteristiche sociali ed economiche per un’appetibile “colonizzazione criminale” ovvero:

  • economia reale solida;
  • ampia comunità di origini italiane;
  • assetto normativo “morbido” verso l’infiltrazione della criminalità organizzata;
  • regime bancario poco regolamentato verso gli investimenti passibili di riciclaggio.

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MESSICO E USA – Il Messico, così come il Sud America, è la base da cui partono i traffici di droga. Per questa ragione vi risiedono stabilmente membri della mafia calabrese che hanno intessuto alleanze e relazioni con i narcos, in particolare il cartello dei Los Zetas, anche se ad oggi non è stata accertata la presenza di veri e propri locali di ‘Ndrangheta sul territorio.
Negli USA il mosaico delle alleanze diventa più complesso, dovendo contemplare anche la presenza delle storiche famiglie mafiose di New York, denominate The mob. Oggi, secondo l’F.B.I., ci sarebbero fra i cento e i duecento affiliati della criminalità organizzata calabrese, distribuiti per lo più negli stati di New York e della Florida. È comunque ormai un fatto accertato che la ‘Ndrangheta abbia guadagnato una supremazia criminale a discapito di Cosa Nostra siciliana, approfittando del vuoto lasciato da alcune operazioni trans-nazionali di polizia come la “Old Bridge” nel 2008, con cui la Polizia italiana e l’F.B.I. riuscirono a scardinare l’alleanza tra le più importanti famiglie mafiose palermitane, collegate al boss Salvatore Lo Piccolo, e quella Gambino di New York. Come segno dei tempi, nell’operazione “New Bridge” del 2014 è stato smantellato invece il sodalizio intrecciato tra le cosche della Calabria ionica degli Ursino e dei Simonetta con la storica famiglia italo-americana dei Gambino, e nato a supporto di un gigantesco traffico internazionale di stupefacenti (centinaia di chili di cocaina, ridotta allo stato liquido e sciolta in barattoli di cocco e ananas) ed armi fra il Sudamerica e il porto di Gioia Tauro. L’interesse strategico degli Stati Uniti per la mafia calabrese è testimoniato del resto dalla sua iscrizione, risalente già al 30 maggio 2008 (insieme ai signori della droga afghani, venezuelani, messicani e al P.K.K. curdo) nel cosiddetto Kingpin Act, un elenco di organizzazioni straniere implicate nel narcotraffico mondiale, alle quali gli USA si impegnano a negare accesso al sistema finanziario e a tutte le transazioni di mercato che coinvolgano propri cittadini o aziende.

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AMERICA LATINA – Per quanto riguarda il Sud America, la ‘Ndrangheta può vantare rapporti privilegiati già dagli anni Novanta con i grandi cartelli colombiani di Calì, Medellin, Barranquilla e Pereira, oltre che con alcune organizzazioni paramilitari sudamericane, in particolare le A.U.C. (Autodefensas Unidas de Colombia) colombiane di Salvatore Mancuso Gómez. Proprio per mantenere relazioni permanenti e prezzi di favore con tutti i produttori di droga, molti esponenti di spicco della ‘Ndrangheta risiedono stabilmente tra Colombia, Argentina e Brasile. Emblematici gli arresti in Colombia, nel 2013, dei trafficanti latitanti Santo Giuseppe Scipione detto “Papi”, di Domenico Trimboli alias “U Crezia” e di Roberto Pannunzi, noto come il “Pablo Escobar italiano”, originario di Siderno e legato alla ‘ndrina dei Macrì. Durante i primi tempi, gli accordi tra narcos e ‘ndranghetisti prevedevano la permanenza in qualità di ostaggi di esponenti delle ‘ndrine nell’America Latina e di rappresentanti dei narcos in Italia fino a quando l’affare non si fosse concluso. Con il tempo l’affidabilità delle ‘ndrine è cresciuta a tal punto che non solo è stata abbandonata la procedura degli ostaggi, ma grazie ad una sempre più stretta collaborazione, dal 2000 in poi le cosche della Locride (Nirta, Strangio, Pizzata, Ascone, Bellocco in primis) sono riuscite a consolidare il loro monopolio della cocaina in Europa, divenendo esse stesse garanti per i clan siciliani e camorristici in caso di mancati pagamenti e/o loro fornitrici dirette.
Quanto al riciclaggio del denaro sporco, il Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale dei Caraibi (GAFIC) e quello del Sudamerica (GAFISUD) hanno evidenziato come nelle regioni di Argentina, Cile, Colombia, Ecuador, Messico, Perù e Venezuela, esso avvenga prevalentemente attraverso:

  • l’uso di società di importazione e di esportazione per movimentare valuta estera mediante tecniche di falsa fatturazione;
  • operazioni di arbitraggio di valuta tramite l’uso di denaro in contanti di origine illecita e importato clandestinamente attraverso canali paralleli a quelli riconosciuti (ad esempio Hawala);
  • frazionamento dei profitti illeciti e loro delocalizzazione tramite agenzie (legali o fittizie) di trasferimento fondi e rimesse, nonché conti intestati a prestanome per nasconderli o convertirli;
  • acquisto fraudolento o illegale di beni immobili, gioielli, opere d’arte, metalli preziosi.

Gianni Cavallo

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Un chicco in più

Questo articolo fa parte del più ampio progetto editoriale Ndrangheta S.p.A: analisi del crimine organizzato nel XXI° secolo, vi invitiamo a leggerlo sulle nostre pagine:

Per chi volesse approfondire i temi trattati consigliamo inoltre la consultazione delle pubblicazioni edite dal centro di ricerca Transcrime, disponibili in italiano e in inglese.

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Foto: Il Fatto Quotidiano

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Gianni Cavallo
Gianni Cavallo

Ufficiale dei Carabinieri dal 2004, laureato in Fisica presso l’Università “La Sapienza” di Roma con una tesi in astrofisica sulle polveri interstellari, attualmente laureando in “Scienza della sicurezza interna ed esterna” presso l’Università “Tor Vergata” di Roma con una tesi in diritto internazionale sulla questione di legittimità dell’attacco armato contro l’Isis in Siria ed Iraq. Passioni tante (viaggi, pittura, teatro, letture, musica tutta…dai Prodigy a Beethoven…e poi quella sottile vena di masochismo che mi porta per il calcio a tifare Roma), sempre in lotta con l’orologio e spesso con la valigia in mano, accompagnato da una profonda curiosità che mi fa sentire un po’ bambino un po’ scienziato. Se è vero che “la verità ama mascherarsi”, a me piace inseguire i suoi passi e cambiarmi d’abito, per raccogliere di volta in volta le sue confidenze dai volti che incontro, che osservo e che ascolto.
Il contenuto dei miei articoli rispecchia le mie opinioni personali e non è in alcun modo riconducibile alle posizioni espresse dall’Arma dei Carabinieri.

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