In 3 sorsi – Durante la conferenza mondiale sul cambiamento climatico, alcuni Paesi della regione latinoamericana hanno annunciato nuovi compromessi essenziali per salvaguardare l’ambiente, ma che portano svariati problemi con sĂ©.Â
1. LA CONFERENZA
Dal 31 ottobre al 12 novembre 2021 si è tenuta a Glasgow la COP26, o “Conferenza delle Parti” sul cambiamento climatico. Tra i principali obiettivi della COP26 c’erano la riduzione delle emissioni per raggiungere il target di zero prefissato per il 2050, la protezione di habitat naturali e comunitĂ indigene, lo stimolo per investimenti nelle energie rinnovabili e, in generale, la promozione della cooperazione tra Paesi. Nonostante gli Stati latinoamericani e dei Caraibi rappresentino solo l’8% delle emissioni globali, essi sono una componente chiave alla lotta contro il cambiamento climatico, essendo una delle regioni con la maggiore biodiversitĂ al mondo e con ecosistemi chiave per il pianeta. Le terre dell’America Latina, inoltre, ospitano anche una grande varietĂ di popolazioni indigene, che svolgono un ruolo fondamentale nella conservazione degli ecosistemi naturali. Per questo i compromessi dei Paesi della regione saranno essenziali per l’efficiente realizzazione degli obiettivi della COP26 e, in generale, per la salvaguardia del pianeta.
Fig. 1 – Evento “Global Climate Action: Racing For A Better World” alla COP26, 11 Novembre 2021, Glasgow, Scozia
2. I PRINCIPALI COMPROMESSI RAGGIUNTI
Alla COP26 grande attenzione è stata data ai compromessi riguardo alla deforestazione. Argentina, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Ecuador, Honduras, Haiti, Guatemala, Cuba, Messico, Panama, PerĂą, Repubblica Dominicana, Paraguay e Uruguay, insieme a un centinaio di altri Governi, si sono impegnati a fermare la deforestazione e il degrado del suolo entro il 2030. Gli stessi Paesi, meno Cuba, Haiti e Paraguay, hanno anche sottoscritto una iniziativa per ridurre del 30% le emissioni di metano. In ultimo solo Ecuador e Cile hanno firmato un compromesso per ridurre l’uso del carbone, accelerando la transizione a energie pulite. In piĂą singoli Paesi hanno annunciato diversi compromessi territoriali. L’Ecuador ha annunciato una nuova riserva marina delle Isole Galapagos che aggiungerebbe 60mila chilometri quadrati di territorio marino protetto ai 138mila correnti. Il Paese ha inoltre firmato una dichiarazione che promuove la protezione delle isole e le rotte migratorie nel corridoio marino del Pacifico tropicale attraverso misure nazionali e regionali. Questa dichiarazione è stata sottoscritta anche da Panama, Costa Rica e Colombia. Il Presidente colombiano ha poi annunciato il piano per rendere il Paese carbon neutral entro il 2050, come da accordi di Parigi del 2015. Questi comprendono lo sviluppo di un piano nazionale per raggiungere la neutralitĂ delle emissioni, ma portato avanti da pochi Paesi della regione. A tal proposito, l’Argentina ha dichiarato un aumento del 2% del proprio obiettivo di riduzione delle emissioni, mentre sta preparando una nuova legislazione per fermare la deforestazione e aumentare la mobilitĂ elettrica. Il Paese del Cono Sud ha anche firmato un accordo per l’investimento di 8 miliardi di dollari per un impianto a idrogeno nella provincia di RĂo Negro, in Patagonia.
Fig. 2 – Un delegato brasiliano interviene durante l’ultimo giorno di negoziazioni della COP26, 12 novembre 2021, Glasgow, Scozia
3. UNA DIFFICILE IMPLEMENTAZIONE IN AMERICA LATINA
I dubbi e le critiche sull’impatto che la COP26 avrĂ nella riduzione delle emissioni come nella preservazione degli ecosistemi sono tante. Essendo gli accordi firmati non vincolanti, rimane da vedere se i fondi saranno effettivamente percepiti dai Paesi in via di sviluppo, e qualora recepiti, se possano nascere controversie tra donatori e beneficiari. I dubbi rimangono anche tra i Paesi latinoamericani. Il Paraguay nega l’impatto dell’allevamento nella crisi climatica, e si posiziona ufficialmente contro la produzione organica. La Bolivia, che ospita oltre il 10% del bacino del Rio delle Amazzoni, non ha firmato l’accordo contro la deforestazione. L’America Latina è anche una regione di grande instabilitĂ per i protettori dell’ambiente, e il crimine organizzato è ancora largamente presente nei territori rurali e forestali. Fonti mostrano come i gruppi criminali stiano diversificando le loro risorse di reddito, non piĂą dipendendo esclusivamente dal traffico di droga, ma anche dalla criminalitĂ ambientale, che è in aumento. Questo significa che i Paesi della regione che riceveranno i fondi dovranno investirli con cautela, poichĂ© la corruzione attorno ai crimini ambientali e la resistenza dei gruppi criminali alle misure di salvaguardia dell’ambiente saranno elevate, minacciandone l’implementazione e aumentando la violenza nella regione.
Alessia Cappelletti
“UNFCCC Glasgow Climate Dialogues event” by Scottish Government is licensed under CC BY