Caffè Lungo – Il Summit Cina-Africa del 2024 ha confermato l’importanza strategica dell’Africa per Pechino, in un contesto globale sempre piĂą teso, con sfide come l’equilibrio della bilancia commerciale e il ridimensionamento degli investimenti cinesi in infrastrutture.
IL SUMMIT CINA-AFRICA 2024
Dal 4 al 6 settembre si è tenuto a Pechino il Forum on China–Africa Cooperation (FOCAC) 2024. Al summit hanno preso parte oltre 50 Stati africani, che hanno sfruttato l’occasione sia per incontrare esponenti del Governo cinese che per organizzare incontri bilaterali tra di loro. Il Forum ha confermato l’importanza strategica del continente africano per la Cina, in particolare in un potenziale futuro scenario di aperto scontro con gli Stati Uniti. Nonostante ciò sono stati affrontati anche argomenti critici per i rapporti sino-africani, come la diminuzione del volume di investimenti (in particolare per le grandi opere infrastrutturali), il debito sempre più ampio che i Paesi africani hanno verso Pechino e la bilancia commerciale eccessivamente a favore della Cina, che importa ancora troppo poco rispetto agli impegni assunti precedentemente. In particolare il Presidente sudafricano Ramaphosa si è fatto portavoce del pensiero di numerosi leader del continente e ha espresso chiaramente la volontà di rendere gli scambi più equilibrati, pur ovviamente ribadendo la primaria importanza del partenariato con la Cina.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Il Presidente Cinese Xi Jinping incontra il proprio omologo senegalese Bassirou Diomaye Faye al Forum Cina-Africa 2024
I PROBLEMI EMERSI NEGLI ULTIMI ANNI
Negli ultimi quindici anni la Cina ha erogato prestiti al continente africano a una media di 10 miliardi di dollari annui, con picchi di quasi 30. Dal 2019 la dimensione dei prestiti concessi è stato notevolmente ridimensionato sia a causa dei problemi economici interni della Cina, con la domanda interna che ha segnato un rallentamento, sia per lo scoppio dell’epidemia di Covid-19. Questi finanziamenti hanno permesso a numerosi Paesi di ogni regione dell’Africa di edificare infrastrutture (principalmente ferrovie e grandi porti) necessarie a esportare i loro prodotti all’estero e ovviamente anche a rendere piĂą agevole l’importazione di beni, in particolare cinesi. I grandi investimenti sono certamente remunerativi quando terminati e resi operativi, ma rappresentano anche dei grandi rischi in caso di mancato completamento. In un contesto spesso instabile e nel quale le Ă©lite politiche non sempre eccellono in affidabilitĂ come quello del continente africano, tali rischi sono ancora maggiori, una problematica messa in evidenza dallo stesso Xi Jinping, che giĂ nel 2021 aveva espresso in maniera chiara come il focus dei successivi anni non sarebbe stato su nuove grandi opere e su prestiti rischiosi. La strategia avrebbe virato invece su progetti “small but beautiful”, dunque piccoli e belli (e sottointeso meno rischiosi). L’intenzione della Cina è, nel prossimo futuro, anche di collaborare nel settore green, per divenire leader mondiale, un proposito imposto anche dall’incapacitĂ dei mercati europeo e americano di assorbire la produzione cinese e dai possibili dazi occidentali ai prodotti cinesi. Si vedrĂ nei prossimi anni se l’Africa sarĂ in grado, almeno in parte, di assorbire la produzione cinese di questo settore. La prospettiva è probabilmente complicata, poichĂ© la prioritĂ degli Stati del continente è sullo sviluppo industriale ed economico, spesso a prescindere dal fattore ecologico. Infine per tentare di equilibrare la bilancia commerciale, che per ora favorisce nettamente la Cina, Xi Jinping ha annunciato la cancellazione dei dazi da 33 Paesi africani, così da incoraggiare le importazioni. La Cina esporta tendenzialmente apparecchiature elettroniche, prodotti tessili finiti e macchinari, mentre importa materie prime grezze o semilavorate. Nel 2021 la Cina aveva promesso un volume di importazioni dal continente di 300 miliardi di dollari all’anno, ma il volume si è fermato a circa 100 miliardi, pur con importanti incrementi negli ultimi due anni. I Paesi africani importano invece ogni anno circa 200 miliardi di beni dalla Cina, portando a un forte squilibrio.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Sito di estrazione carbonifero di eMalahleni, nel nordest del Sud Africa
LE SFIDE FUTURE
Il Forum ha confermato come l’Africa sia un’area geografica indispensabile per la Cina sia per l’abbondanza di materie prime, sia come mercato di esportazione. Pechino è riuscita a rendersi indispensabile nei settori delle infrastrutture, della sicurezza e della sanitĂ per molti Stati africani, che si troverebbero in grossa difficoltĂ nel caso in cui si tentasse di estromettere, anche solo parzialmente, la Cina dai circuiti commerciali mondiali (come successo con la Russia) se per esempio la questione di Taiwan raggiungesse livelli critici. GiĂ nel conflitto russo-ucraino è emerso chiaramente come la maggior parte dei Paesi africani siano molto tiepidi, se non apertamente contrari, nei confronti delle sanzioni europee e statunitensi applicate contro la Russia. Se la Cina si trovasse in una situazione dello stesso genere è altamente probabile che l’UE e gli USA dovrebbero affrontare un’opposizione decisamente piĂą forte, quando non addirittura una aperta ostilitĂ , dalla maggior parte del continente. L’opposizione potrebbe esprimersi non solo nella forma di ufficiali proteste diplomatiche, ma anche in contro-embarghi diretti verso UE e USA. In questo senso, finchĂ©, come nel caso di Burkina Faso e Niger, che hanno bloccato l’esportazione di uranio verso la Francia, si parla di crisi limitate che sicuramente possono impattare un singolo Paese, ma a livello mondiale hanno effetti blandi o comunque aggirabili, comprando la situazione non sarebbe irrisolvibile. Se invece, nel caso di un confronto aperto USA-Cina, si creassero blocchi composti da decine di Paesi compatti nel porre limiti alle esportazioni di materiali di importanza strategica verso l’Occidente, allora si potrebbe innescare un quadro senza precedenti. In conclusione, l’Africa è ormai, nonostante alcune problematiche emerse negli ultimi anni, sempre piĂą “agganciato” economicamente alla Cina, che prosegue con la strategia di lungo periodo di espansione della propria influenza.
Daniele Atzori
“President Cyril Ramaphosa briefs media at closing of FOCAC” by GovernmentZA is licensed under CC BY-ND