In breve
- Continente a destra. Il 2018 ha portato diversi scossoni. L’inerzia politica è completamente cambiata, con diversi Paesi che hanno scelto presidenti e programmi conservatori, caratterizzati da tagli alla spesa pubblica, liberalizzazioni, lotta (almeno a parole) alla corruzione e coinvolgimento dei militari nella gestione dell’ordine pubblico. Ogni situazione, è ovvio, presenta peculiarità proprie ma possiamo scorgere tratti comuni nelle nuove presidenze di Cile, Brasile, Honduras, Colombia, Perù, Paraguay.
- Socialismo, o comunque governi d’ispirazione socialista rimangono quelli di Evo Morales in Bolivia (ma in ottobre si va al voto) e l’Ecuador di Lenín Moreno, che già si è scagliato contro il predecessore Correa.
- Stabile l’Uruguay, abbastanza indebolita a causa di complicazioni monetarie l’Argentina, il Venezuela rimane in balia di se stesso.
- La vera novità, oltre all’elezione di Bolsonaro, viene dal Messico, che ha eletto López Obrador alla guida del gigante azteco. Un presidente di ultra sinistra, che ha già avuto modo di ripensare alcune posizioni, passando dal massimalismo alla realpolitik.
Aree di crisi
- Venezuela; va avanti grazie al patto tra Governo e militari ma presenta una situazione molto difficile per la popolazione. La rabbia è sempre pronta ad esplodere.
- Argentina: a ottobre si vota e Macri deve riuscire a rimettere in sesto i conti pubblici e l’economia reale, se non vuole disordini.
- Bolivia; anche qui si vota a ottobre, Evo Morales si batterà ma il risultato non è acquisito.
Opportunità
- Spazio di manovra politica: in uno scenario così frammentato, con la grande volatilità dei prezzi delle materie prime a farla da padrone, con le problematiche economico – finanziarie legate alla redistribuzione delle risorse, registriamo due fatti importanti nell’area. Venuto meno il tentativo brasiliano di trasformare il peso economico in politico, con l’aggravarsi della crisi venezuelana, la scomparsa della guerriglia in Colombia e la transizione in atto a Cuba, si è creato dello spazio di manovra che alcune potenze stanno cercando di occupare.
- Asse con Washington; Lungi dal disinteresse obamiano, Donald J. Trump sembra aver rispolverato la dottrina Monroe ed ha ricominciato ad interessarsi all’area, non solo per respingere migranti provenienti dal Rio Grande, in ciò favorito dalla mano tesa del 38esimo presidente brasiliano, che intende stabilire un asse nord – sud a discapito delle alleanze regionali.
- Interesse delle grandi potenze; In maniera più soft, come nel suo stile, anche la Cina di Xi Jinping vanta numerosi crediti nell’area, soprattutto alla ricerca di cibo a basso costo e di nuovi mercati disposti ad accettare capitali e manodopera cinese. Si sta affacciando nell’area anche la Russia, per via della crisi venezuelana; ha nel mirino le ricchezze della foce dell’Orinoco. La recente visita di Erdogan nel continente si spiega, poi, con le mire espansionistiche della Turchia , anche se per il momento ha trovato canali tutto sommato chiusi. Il dato è certo; dopo un quindicennio di disinteresse, spiegato anche dalla leadership politica ed economica di Brasilia (ma il prezzo delle materie prime aiutò non poco), l’America latina torna a destare l’interesse dei grandi e tutto sommato sembra conclusa, o comunque in via di esaurimento, l’esperienza delle unioni o alleanze continentali come l’ALBA.
Personaggio dell’anno
Senz’altro il nuovo Presidente brasiliano Jair Bolsonaro, che è anche la più grande sorpresa. Il 2019 si presenta così, come appendice ed epilogo del 2018. Sembra passata l’epoca della collaborazione per rafforzare la dimensione politica continentale; il Brasile continuerà a tirare la volata ma lo farà in ottica “atlantica”, mentre le potenze del Pacifico cercheranno di rafforzare un’intesa dalla loro parte. Bolsonaro ha vinto parlando di privatizzazioni, di legame con Trump, di sicurezza, di una nuova era della politica internazionale. Vedremo cosa riuscirà a fare. Certo sembra avere tutto dalla sua parte; controlla le camere, ed è praticamente senza nemici nel continente. L’Argentina potrà fare ben poco, impegnata con le elezioni presidenziali di ottobre e intenta a dimostrare la propria solvibilità all’FMI, dopo aver ricevuto l’ennesimo prestito da 50 miliardi. Sarà interessante, anche se non decisivo per gli equilibri continentali, vedere dove porteranno le lezioni boliviane.
Eventi dell’anno
- 1° gennaio, Insediamento Bolsonaro in Brasile
- 3 febbraio, elezioni in El Salvador
- 24 febbraio, voto per la nuova Costituzione Cubana
- 5 maggio, elezioni a Panama
- 16 giugno elezioni in Guatemala
- 27 ottobre elezioni presidenziali in Argentina
- Ottobre, elezioni presidenziali in Bolivia
- Novembre, presidenziali in Uruguay
- 24 novembre Ballottaggio in Argentina
E L’Italia? L’Italia sembra poco interessata al continente che ospita qualche decina di milioni di connazionali. Non ci sono particolari relazioni con i Paesi dell’area (a parte magari Argentina, Uruguay e Brasile); momento di grande risalto delle cronache è stato l’arresto del latitante Battisti. Il nostro Paese, al momento, appare più concentrato sulla difficile partita europea e sulla questione – bilancio. Poi dopo le europee di maggio, eventualmente, si vedrà.