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Il salto a ostacoli delle elezioni in Somalia

In 3 sorsi – Rimandate a data da destinarsi le elezioni in Somalia: pesano sul ritardo l’instabile situazione politica, il terrorismo di al-Shabaab e la pandemia. 

1. ELEZIONI ANCORA SENZA DATA

Non è stato altro che un miraggio la possibilità che in Somalia si tenessero, dopo molti anni, le prime elezioni popolari. Erano ben due gli appuntamenti elettorali inseriti in calendario, che avrebbero dovuto aver luogo tra la fine del 2020 e gli inizi del 2021: le elezioni parlamentari e quelle presidenziali. Le prime, inizialmente previste per novembre 2020, erano successivamente state posticipate al mese di dicembre, per poi essere rimandate a data da destinarsi. Le seconde, al momento previste per febbraio 2021, potranno subire lo stesso futuro di quelle parlamentari. Già nello scorso luglio era emersa una sostanziale titubanza in merito alla data delle elezioni: aveva suscitato infatti molto scalpore la dichiarazione del Responsabile della Commissione Elettorale, Halima Ismael Ibrahim, di voler posticipare sia le elezioni parlamentari che presidenziali all’agosto 2021. Tale dichiarazione aveva sollevato un forte dibattito soprattutto nei principali partiti di opposizione, quali l’UPD (Union for Peace and Development Party), Himilo Qaran, Wadajir, Ilays Party, Congress Party e Peace Party. Al momento attuale, entrambe le elezioni verranno rinviate a data da destinarsi, anche se sembra plausibile che si tengano non prima dell’agosto 2021.

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Fig. 1 – Il Presidente somalo Mohamed Abdullahi Mohamed, detto “Farmajo”

2. LE RAGIONI DEL RITARDO

Avevano destato preoccupazione, giĂ  la scorsa estate, nella Commissione elettorale somala, le precarie condizioni politiche e di sicurezza in cui versa la Somalia. Lo Stato che costituisce la punta del Corno d’Africa si trova infatti in un contesto estremamente complicato. Svariati sono i punti critici che il Governo centrale è chiamato ad affrontare: dal punto di vista politico sono in continuo fermento le tensioni con i partiti dell’opposizione, che chiedono a gran voce nuove riforme e una sostanziale rivisitazione della composizione della Commissione elettorale, giudicata incapace di  organizzare delle elezioni libere e trasparenti. Inoltre i quattordici candidati alle elezioni presidenziali  hanno chiesto le dimissioni del capo dell’intelligence, Fahad Yasin, accusandolo di pesanti interferenze nelle elezioni. A questo si aggiungono le tensioni nel Ghedo, regione amministrativa dell’Oltregiuba, e nell’autoproclamato Stato del Somaliland. Ghedo è infatti uno dei due luoghi dello Stato dell’Oltregiuba in cui si terranno le selezioni dei candidati parlamentari, ma al momento attuale il Presidente, Ahmed Madobe, si rifiuta di tenere le elezioni fino a quando le Forze federative governative somale – dislocate per controllare il vicino confine keniota – rimarranno nel suo territorio. Anche nell’autoproclamato Stato del Somaliland, che si trova nel nord della Somalia e non è stato formalmente riconosciuto a livello internazionale, le tensioni si infiammano. Il portavoce della Camera Alta somala, Abdi Hashi, ha accusato l’attuale Presidente somalo Mohamed Abdullahi Mohamed, detto “Farmajo”, di essere sceso a compromessi con i parlamentari del Somaliland, in cambio del loro sostegno politico. Preoccupa poi ancora fortemente la situazione di totale insicurezza e instabilitĂ  complessiva nel Paese africano. La Somalia conta, infatti, sul sostegno internazionale nella sua lunga e difficile battaglia contro il terrorismo islamico di al-Shabaab, gruppo terroristico jihadista sunnita la cui componente principale è affiliata ad al-Qaida. Al-Shabaab controlla ampie zone della Somalia centrale e meridionale e si distingue, tristemente, per gli svariati attentati sia interni, sia negli Stati limitrofi.

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Fig. 2 – Un’immagine del Parlamento somalo durante l’approvazione del nuovo Primo Ministro Mohamed Hussein Roble, nel settembre 2020

3. CRISI ELETTORALE O TENTATIVO DI STATE-BUILDING?

Erano molte le speranze riposte in queste elezioni, considerate le prime vere elezioni popolari in Somalia. Lo scorso febbraio era stata approvata dal Presidente Farmajo la nuova legge elettorale che avrebbe permesso alla popolazione di eleggere direttamente i propri candidati e di riservare il 30% dei seggi alle donne, fortemente discriminate nel Paese, insieme ad altre minoranze. Tuttavia i continui ritardi, l’instabile situazione politica e securitaria in cui versa lo Stato africano, la crisi sanitaria, gravata non solo dalla pandemia di Covid-19, ma anche dalle recenti alluvioni e dall’invasione di locuste, pongono la Somalia di fronte a un vero e proprio stallo, da cui sarà complicato uscire.
Una situazione che rispecchia da vicino quella del 2016, anno in cui si tennero le elezioni parlamentari, caratterizzate da ben poca trasparenza e molti brogli. L’auspicio era quello che dopo il 2016 fosse dato avvio ad un processo di stabilizzazione e democratizzazione del Paese, soprattutto mediante l’introduzione di un sistema elettorale trasparente e universale. Auspicio che si discosta fortemente dalla realtà, in cui sembra che a beneficiare della situazione sia solo l’attuale Presidente in carica, Farmajo.

Veronica Bari

GFIA_2015_MainConference_Mahamed-Abdullahl-Farmajo” by CTA-EU is licensed under CC BY-SA

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Perchè è importante

• Le elezioni parlamentari in Somalia erano previste per dicembre 2020, ma sono state rimandate perché persistono elementi di forte instabilità nel Paese.
• Sono svariate le ragioni del ritardo, dalle continue tensioni politiche interne, fino all’insicurezza creata dal gruppo terroristico al-Shabaab.
• Molte sono le speranze inattese: il futuro ci dirà se si sia trattato di un tentativo di State-building o di una vera e propria crisi.

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Veronica Bari
Veronica Bari

Classe 1996, metà sangue veneto e metà friulano. Dopo aver conseguito la laurea magistrale in Diplomazia e Cooperazione Internazionale decido di prendere il volo e di trasferirmi a Bruxelles, dove attualmente vivo e lavoro. Sono appassionata di politica internazionale, in particolare della regione mediorientale ed africana, nonché di lingue straniere. Ho studiato in Francia, presso Sciences Po Lille, e parlo correntemente italiano, inglese e francese. Nel tempo libero studio arabo e serbo, pratico yoga e leggo tanti libri.

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