In 3 sorsi – In un clima di proteste e violenze politiche, a gennaio Yoweri Museveni ha iniziato il sesto mandato presidenziale in Uganda. Il suo principale oppositore politico, il giovane cantante Bobi Wine, è stato trattenuto agli arresti domiciliari alla vigilia delle elezioni. Wine rappresenta la nuova generazione di elettori ugandesi, stanchi e delusi dal corrotto sistema politico di Musuveni.
1. SESTO MANDATO PER MUSEVENI
Il 14 gennaio la Commissione elettorale ugandese ha annunciato la vittoria alle elezioni presidenziali di Yoweri Museveni con il 59% dei voti, inaugurando così il suo sesto mandato.
In Uganda, fin dall’indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1962, non c’è mai stata una transizione al potere pacifica, ma la campagna elettorale del 2020 è risultata particolarmente violenta, oltre a registrare un’affluenza del solo il 57%, la più bassa dal 1996.
Agli organi internazionali è stato proibito il monitoraggio dello svolgimento del voto, il Governo ha bloccato l’accesso a internet e molti oppositori politici sono stati arrestati, tra i quali anche il principale avversario del Presidente, Bobi Wine.
Museveni continua a dichiarare di aver svolto una campagna elettorale corretta e priva di brogli, oltre a sottolineare il successo delle sue misure economiche e sanitarie, che avrebbero contribuito alla crescita del Paese e al basso numero di casi di coronavirus.
La veritĂ però è che, negli ultimi anni, l’Uganda ha tratto beneficio dalle tendenze positive nei PIL nazionali registrate da tutto il Continente e molte leggi promosse dal Governo di Museveni erano volte ad allungare il suo mandato. Per quanto riguarda le misure anti-Covid, invece, il severo lockdown imposto dal Presidente ha causato una contrazione economica.
Ad oggi gli ultimi strenui sostenitori di Museveni sono i cittadini conservatori piĂą anziani, principalmente per alcune sue posizioni tradizionaliste, ad esempio riguardo alla comunitĂ Lgbt, nei confronti della quale, tuttavia, anche lo stesso Bobi Wine ha piĂą volte manifestato opinioni controverse, salvo poi modificare nel tempo la propria linea.
Fig. 1 – Il Presidente ugandese Museveni durante un discorso pubblico a Kampala all’indomani della vittoria elettorale di gennaio
2. BOBI WINE, ‘GHETTO PRESIDENT’
Tra gli altri sette concorrenti alla carica spiccava il cantante Bobi Wine, il cui vero nome è Robert Kyagulanyi.
Nato in uno slum di Kampala, Bobi Wine iniziò proprio lì a comporre le sue prime canzoni, che divennero dei successi nazionali. In principio i testi parlavano d’amore, ma con il tempo prevalsero le tematiche politiche. Bobi Wine, autoproclamatosi “il presidente dei ghetti”, canta della corruzione e della repressione del Governo di Museveni, che viola i diritti umani e civili degli ugandesi.
Per il carisma e il coraggio si è presto conquistato l’appoggio della parte più giovane della popolazione, che in Uganda rappresenta i tre quarti del totale, ma anche l’ostilità e l’intolleranza del Governo.
Nel 2005 fu arrestato con l’accusa di calunnia e ingiuria contro il Presidente. Fu rilasciato, ma seguirono altri arresti durante i quali fu persino torturato e per questo ricoverato negli Stati Uniti nel 2018.
Nemmeno i suoi sostenitori e collaboratori sono esenti da violente repressioni. Nel 2019 l’autista personale e l’amico Ziggy Wine morirono in circostanze sospette.
All’inizio della sua carriera politica Bobi Wine fondò il movimento People Power e oggi è a capo della National Unity Platform. I membri del suo partito indossano come simbolo un berretto rosso, un’insegna che è stata vietata dal Governo in carica.
Fig. 2 – Bobi Wine, leader dell’opposione ugandese, durante una conferenza stampa post-elettorale. In quel momento Wine era confinato in casa propria dalle forze governative
3. LA STRATEGIE POLITICA DI BOBI WINE
Durante la campagna elettorale Kyagulanyi ha definito il Governo di Museveni una dittatura e ha richiesto l’intervento delle Organizzazioni internazionali per garantire la correttezza delle elezioni.
Il cantante voleva anche diffondere in rete un video che mostrava i brogli elettorali di Museveni, ma le AutoritĂ hanno bloccato i social network poco prima del voto.
Alla vigilia delle elezioni l’esercito ha circondato la sua casa, costringendolo agli arresti domiciliari con la scusa di proteggerlo dalle manifestazioni in piazza. Bobi Wine è stato liberato solo il 25 gennaio, quando a seguito di molte protese da parte dei suoi sostenitori un tribunale ugandese ha dichiarato illegale il suo isolamento.
Durante la detenzione Wine aveva fatto appello anche alle Nazioni Unite e agli Stati Uniti.
Il portavoce di Wine ha dichiarato che il risultato delle elezioni sarebbe stato contestato secondo le modalitĂ previste dalla legge e il cantante ha esortato i supporter a protestare con mezzi non violenti. Tuttavia, in un recente tweet, Bobi Wine ha comunicato il ritiro del ricorso depositato presso la Corte Suprema, annunciando che si rivolgerĂ alla “Corte del Popolo“, in quanto Museveni esercita una forte influenza sul sistema giudiziario.
Nonostante la sconfitta, terminata la detenzione nel proprio domicilio, come primo atto Wine ha convocato una riunione con i membri del Parlamento per discutere delle prossime sfide politiche e sociali, perché, come canta nel brano Situka “when leaders become misleaders / and mentors become tomentors / when freedom of expression / becomes a target of suppression / opposition becomes our position”.
Alessandra De Martini
“Uganda Grunge Flag” by Free Grunge Textures – www.freestock.ca is licensed under CC BY